Il militante e «la pallottola contro Silvio»
Pum-pum: il tutto affidato a una delle vetrine online più viste al mondo. Pochi minuti e, sulla schermata di Facebook, compare un commento scandalizzato. È quello di Bruno Rinaldi, consigliere provinciale del Pdl, quindi rivale politico di Mezzadri, ma pure suo amico. «Matteo, che scrivi? — chiede incredulo Rinaldi —: le pallottole non si tirano a nessuno! Queste cose non rendono giustizia alla tua intelligenza». La risposta di Mezzadri? Nulla. Il silenzio. E allora Rinaldi, amico sì, ma non in politica, solleva pubblicamente il caso, spalleggiato dal consigliere regionale del Pdl, il penalista Enrico Aimi: «Mezzadri, aspirante Che Guevara, si vergogni e si dimetta! — tuonano i due berlusconiani —. Così si rischia davvero di trovare un volontario pronto a conficcare una pallottola in testa al premier». Ai capi del Pd modenese basta un attimo per capire che il loro dirigente è indifendibile. Il segretario provinciale Stefano Bonaccini, candidato alla leadership regionale in quota Bersani, licenzia su due piedi il ragazzo: «L'età e l'inesperienza non giustificano una cosa di tale gravità. Se non si fosse dimesso, avremmo provveduto noi a sospenderlo. La nostra solidarietà ai dirigenti del Pdl: ogni forma di violenza, anche verbale, è inaccettabile». Resta Mezzadri. Stravolto, quasi piangente, finalmente consapevole del pasticcio compiuto. «Chiedo scusa a tutti, amici e meno amici, a partire da Berlusconi» dice al telefono con l'Ansa. È pentito, confuso: «Certe cose non si devono nemmeno pensare, soprattutto da chi riveste un ruolo pubblico, di riferimento per i giovani ». Si dice pronto a chiudere con la politica attiva, «accettando i provvedimenti che il partito vorrà assumere». Quindi riaccende il computer, torna su Facebook e fa pubblica ammenda: «L'ho fatta fuori dal water, come si dice in gergo… »
Fonte: www.corriere.it