Comunità Italiana

Milleproroghe, modifiche al testo Poi decreto di nuovo a Palazzo Madama

Nel pomeriggio Consiglio dei ministri straordinario. Le modifiche decise dalla Conferenza dei 18 rappresentanti delle Commissioni bilancio e affari costituzionali di Montecitorio. Tremonti: "Fiducia dipende da opposizione"

ROMA – Il Comitato dei diciotto delle Commissioni affari costituzionali e bilancio di Montecitorio apporterà al decreto milleproroghe le modifiche citate dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, in Aula alla Camera, quindi il testo tornerà al Senato. Lo ha spiegato il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto.Ma a chi gli ha domandato se sul testo verrà posta la questione di fiducia, Cicchitto ha risposto: "vediamo…". Nessun dubbio invece sul fatto che il decreto, modificato, dovrà passare per la terza lettura del Senato.

Se ci sarà o meno la fiducia sul decreto milleproroghe "dipende dalla discussione con l'opposizione", ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, spiegando che "se ci sarà un emendamento unico o alternative dipende dai tempi che vuole occupare in Aula". Il ministro ha aggiunto: "I cambiamenti non saranno sul testo base, ma sul testo del Senato. C'è l'impegno di tutti al mantenimento del testo base'', quindi il provvedimento, aggiunge il ministro ''sarà migiorabile, ma non addizionabile''.

Stamani, dopo i rilievi arrivati ieri dal Colle 1, Tremonti era salito al Quirinale formalmente per aggiornare il Capo dello Stato sulla situazione economica in vista del G20. Poi ha incontrato Gianfranco Fini e i capigruppo di  maggioranza: Fabrizio Cicchitto

(Pdl), Marco Reguzzoni (Lega), Luciano Sardelli (Iniziativa responsabile). Al termine della riunione, alla quale ha partecipato anche il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, il ministro dell'Economia aveva annunciato che il Governo era "disponibile a modifiche".

Dopo l'annuncio di Tremonti, l'esame del testo è stato sospeso dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, fino alle 16. ''La presidenza ritiene che la procedura più corretta e utile per verificare le posizioni dei gruppi sia di consentire al comitato dei 18 di riunirsi immediatamente e fare le opportune valutazioni'', ha detto Fini, ''i lavori riprenderanno alle 16''.

Le modifiche
. Tra le modifiche su cui aprire una discussione secondo il ministro Tremonti ci sono le norme sui precari della scuola, la normativa sul personale Consob, le disposizioni sugli immobili acquisiti a seguito di esproprio per Roma e le norme che aumentano il numero di assessori. Stop anche alle disposizioni sugli incroci tra Tv e giornali, il blocco delle demolizioni delle abitazioni abusive campane, le concessioni relative ai contratti nella zona dell'Etna.

Stamani l'ipotesi che prevaleva era quella di approvare il testo così come uscito da Palazzo Madama. Mantenendo cioè le oltre 100 modifiche inserite nel passaggio parlamentare da Governo, maggioranza e opposizione. Poi si sarebbe fatto ricorso a provvedimenti successivi per correggere le norme non strettamente attinenti al testo originario. Le norme cioè che non sono compatibili con lo slittamento dei termini.

Le altre ipotesi. Le altre alternative sul tavolo sarebbero quella di modificare i punti più critici del provvedimento con un maxiemendamento su cui porre la fiducia, rinviarlo per un rapido passaggio al Senato  e approvarlo entro il 27 febbraio (data di decadenza del decreto) oppure il governo potrebbe ritirare il testo per presentarne un altro 'rivisto'.

Della questione, secondo Umberto Bossi, si dovrebbe occupare un Consiglio dei ministri straordinario convocato per il pomeriggio alle 15. Nel quale si dovrebbe discutere anche di leggi regionali.

Stamani il presidente del Senato, Renato Schifani, ha dato lettura in Aula della lettera con la quale il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha posto rilievi sul decreto milleproroghe. Schifani, "per evitare qualunque fraintendimento", non ha aperto alcun dibattito dopo la lettura della missiva di Napolitano. La richiesta di lettura della lettera era stata avanzata in corso di seduta dal vicecapogruppo del Pd, Luigi Zanda, che aveva definito le riserve di Napolitano "particolarmente fondate".

 

 
Fonte: www.repubblica.it