In linea oltre ventimila quadri e oggetti d'arte. La Claims Conference: "Sta alla responsabilità di musei, commercianti e case d'asta confrontare le opere in loro possesso con quelle nell'archivio online: se è arte rubata, va restituita"
NEW YORK – La grafia non mostra tentennamenti, riga dopo riga, pagina dopo pagina. Da bravo nazista, il soldato obbediva e prendeva nota: questo è un Monet, questo è uno Chagall. Come se stesse compilando una normale partita doppia. E invece era una partita senza ritorno: la classificazione di un furto che, settant'anni dopo, resta ancora clamorosamente impunito.
La Claims Conference, l'organizzazione che da anni si batte per la restituzione del patrimonio rubato agli ebrei, adesso ha trovato un'arma in più: il web. E riversando su Internet proprio quell'archivio su carta che i nazisti avevano meticolosamente creato, prova finalmente a fare giustizia. C'è anche un elenco delle opere considerate "sconvenienti", da censurare, come quella che illustra questo articolo.
Oltre ventimila oggetti trafugati, tutti catalogati e raccolti sul web: da sfogliare, come un ebook, al sito errproject. org. 1 E' la più grande raccolta di tesori trafugati agli ebrei. Ancora in cerca di un proprietario. Perché, dice Wesley J. Fisher della Claims Conference, "molta gente pensa che la maggior parte di questi oggetti sia stata ormai restituita: ma non è vero. Più della metà non è mai stata rimpatriata". Che fine ha fatto?
La Claims di New York – che ha curato il progetto con l'Holocaust Museum di Washington – sostiene che almeno 650mila oggetti furono trafugati nella Shoah. Molti sono andati perduti. Ma ovviamente l'organizzazione non alza le mani in segno di resa come invece vorrebbero fare tanti musei e istituzioni in ogni parte del mondo. La restituzione delle opere trafugate, si sa, ha dato vita a battaglie epocali.
Appena due anni fa Sotheby's fu costretta a restituire opere per il valore di 90 milioni di dollari: compreso un preziosissimo Malevich. E la guerra tra gli eredi di un Klimt e il governo austriaco è andata avanti per anni: in ballo un capolavoro da 135 milioni di dollari. Adesso, dice Julius Berman, uno dei promotori dell'iniziativa, nessuno potrà continuare a chiudere gli occhi.
"Sta alla responsabilità di musei, commercianti d'arte e case d'asta confrontare le opere in loro possesso con quelle nell'archivio online: se è arte rubata, va restituita".
La singolarità della collezione online è data appunto dalla meticolosità con cui fu archiviata dagli stessi nazisti in quei quattro anni di orrori e ruberie, 1940-1944. I tesori furono raccolti al Jeau de Paume di Parigi, vicino al Louvre, ma spesso e volentieri furono dirottati nelle lussuose dimore di gerarchi come Hermann Goering. Erano proprietà di ebrei belgi e francesi. Tra i pezzi più pregiati, dipinti di Claude Monet e Marc Chagall, ma anche un quadro del danese Philips Wouwerman che apparteneva alla famiglia Rothschild ed era invece finito nel forziere zurighese del mercante d'arte Bruno Lohse.
Marc Masurovsky, il direttore del museo, spera: "Le famiglie possono consultare l'archivio e dirci che cosa c'è di giusto e che cosa di sbagliato". Settant'anni dopo sarà impossibile ricostruire i percorsi di tutti gli oggetti. Ma quelle pagine di orrori e tesori che risorgono dal web ci ricordano comunque qual è il bene che rischia continuamente di andare perduto: la memoria.
Fonte: www.repubblica.it