"Abbiamo concordato che il rilancio della crescita deve avvenire attraverso un impegno senza tregua per il miglioramento della competitività e non attraverso un ulteriore indebitamento". Così il premier Mario Monti e il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso in una dichiarazione congiunta a Bruxelles.
"La nostra discussione questa mattina si è focalizzata sull'attuale situazione economica in Europa e in particolare nell'area euro", riferiscono Monti e Barroso, al termine del loro incontro durato oltre un'ora. "Ci troviamo di fronte a delle sfide notevoli in termini di crescita e di alto livello di disoccupazione. Abbiamo concordato che il rilancio della crescita deve avvenire attraverso un impegno senza tregua per il miglioramento della competitività e non attraverso un ulteriore indebitamento", proseguono Monti e Barroso. "Il consolidamento fiscale deve dunque procedere assieme a degli investimenti mirati per aumentare la competitività e al tempo stesso contribuire a rilanciare la domanda nel breve termine", indicano i due leader.
Il premier Monti e il presidente della Commissione Ue Barroso sono d'accordo "sulla necessità di sviluppare ulteriormente il mercato unico" e di "rafforzare l'applicazione delle sue regole", in particolare con "progressi" nei settori dell'economia digitale, dell'energia e dei servizi.
"Siamo anche d'accordo sulla necessità di sviluppare ulteriormente il mercato unico, che è il mezzo più importante per la promozione della crescita e dell'impiego a livello europeo, e di rafforzare l'applicazione delle sue regole", dichiarano Monti e Barroso. "In particolare, ci devono essere dei progressi accelerati e più efficaci nei settori dell'economia digitale, dell'energia e dei servizi", precisano i due leader.
"Il consolidamento fiscale deve dunque procedere assieme a degli investimenti mirati per aumentare la competitività e al tempo stesso contribuire a rilanciare la domanda nel breve termine".
"Rimarremo in stretto contatto su questi temi in vista del Consiglio Europeo di giugno e ci incontreremo di nuovo il 15 maggio": riferiscono Monti e Barroso.
MERKEL,CRESCITA SECONDA COLONNA NOSTRA POLITICA – "Il tema della crescita, che alcuni ora sollecitano, è da tempo la seconda colonna della nostra politica al fianco di finanze solide": lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel in un'intervista ai quotidiano del gruppo tedesco Waz
MONTI AL LAVORO CON BERLINO,OFFENSIVA A BRUXELLES
Il cielo plumbeo di Bruxelles non promette nulla di buono, ma l'offensiva del premier Mario Monti per politiche europee a favore della crescita conquista proseliti e fa ben sperare. L'occasione per rilanciare il tema é un Forum economico della Confindustria belga, al quale il primo ministro del Belgio, l'italo belga Elio di Rupo, si associa all'idea di Draghi di un "patto per lo sviluppo" e il presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy (con il quale Monti ha avuto un faccia a faccia prima del convegno) annuncia un extra summit della Ue, prima di quello ufficiale di fine giugno, tutto dedicato alla crescita. Monti raccoglie con soddisfazione i risultati della pressione esercitata da mesi. "Mi sembra di sì", risponde ai giornalisti che chiedono se l'Italia sia riuscita ad imporre questo tema al tavolo europeo. "Posso dire che l'Italia è stata la prima a sottolineare la necessità di inserire il tema della crescita nell'agenda Ue", rivendica poi Monti davanti alla platea di imprenditori. Il Governo è incoraggiato perché il tema della crescita è ora ritenuto essenziale e prioritario anche da paesi che insistevano meno di noi su questo tema qualche tempo fa". Non fa nomi, ma il sottotesto recita Germania. In attesa di conoscere i risultati delle presidenziali in Francia ("non mi pronuncio sulle elezioni di altri paesi, né del resto su quelle italiane", taglia corto Monti a chi gli chiede di Hollande), il premier conferma i rapporti stretti tra Roma e Berlino, in vista dei vertici di giugno.
"Stiamo lavorando in stretto contatto con il governo tedesco e stiamo elaborando diverse varie ipotesi", riferisce il premier, precisando che non ci sono ancora "ricette specifiche". La base di partenza "é la lettera che in febbraio su iniziativa italiana è stata inviata da parte di 12 capi di stato e di governo al presidente del consiglio e della Commissione Ue dove vengono specificate varie misure per la crescita". Monti è rimasto oggi a Bruxelles dove, con la collaborazione dell'ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, ha lavorato alla messa a punto delle proposte. Domattina, ne parlerà con il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso. Proprio oggi il commissario al mercato interno Michel Barnier ha annunciato che "entro settembre" la commissione proporrà 12 misure chiave per la crescita. Nel suo discorso, Monti ha chiarito i paletti entro i quali l'Italia punta a rilanciare una politica europea per la crescita. In Parlamento il Def, il documento di economia e Finanza con il quale il governo presenta le sue previsioni e le linee di intervento di riforma, ha ottenuto il voto positivo delle Camere, con una mozione che chiede proprio interventi in favore della crescita e del calo delle tasse. Il premier, da Bruxelles, ha però delineato la strada entro la quale il Paese può agire.
Primo: il potenziale di crescita va aumentato facendo leva sulle riforme strutturali e quindi con investimenti nei settori chiave (come trasporti, energia). "L' investimento pubblico non è necessariamente peggiore per l'economia europea dei consumi privati, anche se la struttura attuale della politica lo considera in questo modo", osserva Monti. "Dobbiamo avere una mente aperta, non per eludere la disciplina di bilancio, ma per fare in modo che la disciplina di bilancio sia realmente sostenibile nel medio termine e possa essere rispettata perché sarà in un contesto di sviluppo e non depressivo". Secondo: no a politiche "effimere" e "vecchio stile" pro-deficit che creano solo "una crescita illusoria". L'Italia "sta facendo un grande sforzo per raggiungere il pareggio di bilancio già nel 2013", assicura Monti, insistendo sulla necessità di rigore e disciplina. Terzo: le riforme strutturali sono fondamentali per aumentare il potenziale di crescita, "ma da sole non portano crescita se non c'é una domanda dei beni e dei servizi prodotti". Considerato che nei paesi che stanno facendo una cura di riforme e consolidamento dei bilanci, come l'Italia, "non si genera spontaneamente molta domanda", devono essere "gli altri paesi a largheggiare con le politiche economiche". Nessun nome neppure in questo caso, ma ancora una volta il sottotesto recita Germania.
DRAGHI, URGENTE AGENZIA SALVATAGGI BANCHE UE
L'Europa deve dotarsi di un'agenzia per gestire i salvataggi delle banche, e serve una stretta sulla sorveglianza finanziaria a livello dei Diciassette. Dopo l'affondo di ieri in cui chiedeva ai Paesi dell'Eurozona un patto per la crescita e manovre fatte non di sole tasse, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi volge lo sguardo al settore finanziario e bancario: l'altra faccia della crisi, strettamente connessa, però, al problema dei debiti pubblici, visto che le banche di molti Paesi sono state salvate con i soldi pubblici e quelle di altri stanno sostenendo i titoli di Stato con acquisti massicci. L'Unione europea – spiega Draghi nel corso di un convegno organizzato da Bce e Commissione europea all'Eurotower – dovrebbe dotarsi di autorità che gestiscano i salvataggi bancari quando questi accadono nell' Eurozona. "La necessità di rafforzare la sorveglianza e la 'risoluzione' delle banche (la gestione ordinata dei salvataggi) a livello dell'Eurozona" è un nodo "importantissimo" da affrontare, spiega l'ex governatore di Bankitalia. Un campanello d'allarme visto che i sistemi bancari di diversi Paesi – a partire dalla Spagna oltre a Grecia, Irlanda e Portogallo – sono giudicati dai mercati particolarmente a rischio, sovraesposti vuoi al settore immobiliare, vuoi al debito nazionale. Giusto oggi fonti europee e banchieri centrali hanno dovuto smentire l'esistenza di un piano per permettere alle banche europee l'accesso diretto al futuro fondo di salvataggio europeo Esm.
Secondo il quotidiano Suddeutsche Zeitung proprio la Bce si starebbe preparando ad annunciarlo a breve. Non c'é l'Italia, al centro delle preoccupazioni per le banche europee: gli utili di Santander, Barclays e Deutsche Bank pubblicati oggi stanno a dimostrare quanto le difficoltà siano diffuse. Ma è evidente a tutti che lo stress di alcuni istituti nazionali è appesantito dai forti acquisti di Btp partiti dopo il precipitare delle quotazioni fra novembre e dicembre. Bankitalia ha certificato che a inizio 2012 l'esposizione delle banche italiane verso il debito pubblico è continuata a crescere, con acquisti netti (45 miliardi di euro), raggiungendo i 272 miliardi con garanzie complessive depositate alla Bce per 363 miliardi. All'Eurotower i tecnici di Francoforte e Bruxelles evidenziano il pericoloso passo indietro fatto con lo scoppio della crisi del debito: la ritirata degli investitori cross-border, insomma dei capitali esteri. Si pensava – spiega Draghi – che "l'integrazione finanziaria fosse un processo in continua evoluzione". Invece la crisi lo ha arrestato e ha messo a nudo, con gli spread dei Paesi calati a minimi storici prima di schizzare quando è esplosa la crisi, una "sistematica sottovalutazione dei rischi di credito". La conseguenza è una "frammentazione" dei mercati finanziari europei, la chiama il vice di Draghi Vitor Constancio: il chiudersi dei capitali (diventato fuga per i Paesi con problemi) all'interno delle rispettive frontiere, dopo 25 anni di progressi verso l'integrazione. La ricetta Ue-Bce è sorveglianza, regolamentazione e gestione dei salvataggi comunitaria, che offra un'assicurazione europea ai depositi bancari. Ma le resistenze nazionali restano elevate.
SI MUOVE BRUXELLES, 12 MISURE PER LA CRESCITA PIANO COMMISSIONE ENTRO SETTEMBRE; HOLLANDE ROMPE EQUILIBRI UE
La Commissione europea proporrà, entro settembre, dodici misure chiave per stimolare l'economia del vecchio continente. Dopo mesi di polemiche e ritardi, parte con forza un nuovo dibattito sulle politiche economiche europee e l'Europa si mobilita per affiancare la crescita al rigore di bilancio in nome dell'occupazione. Ma ancora non riesce a trovare una linea comune in un quadro che vede un candidato alle presidenziali francesi – Francois Hollande – deciso a rinegoziare il Fiscal compact, una Germania che tenta l'asse con l'Italia ma rimane isolata e una Bce che comincia ad aggiustare il tiro avvertendo che dopo il patto di bilancio serve un "patto per la crescità. E all'orizzonte si profila un summit straordinario dei 27. L'anticipazione dell'intenzione di Bruxelles di varare, entro settembre, misure per la crescita è arrivata dal commissario al Mercato interno, Michel Barnier, durante una conferenza sull'integrazione finanziaria alla Bce, a Francoforte, anche se non è la prima volta che l'esecutivo comunitario parla di una simile iniziativa.
Il vice presidente della Commissione e responsabile all'Industria, Antonio Tajani, sta, infatti, lavorando da qualche mese a un decalogo per la crescita e – secondo fonti comunitarie – su alcuni temi, come quello dell'accesso al credito, i due commissari "lavoreranno insieme". Secondo Barnier, non serve rimettere in discussione le difficili decisioni prese per arrivare a un accordo sulla disciplina di bilancio: "Se vogliamo che questa agenda basata sulle regole e sulla governance abbia successo – ha sottolineato – deve essere capita e sostenuta dal popolo e quindi deve essere accompagnata da un'agenda per la crescita". Tutti, quindi, sembrano essere d'accordo sull'obiettivo finale, anche se le opinioni differiscono su quale dovrebbe essere la strada migliore per raggiungerlo. La pressione è aumentata notevolmente ieri, quando Hollande ha lanciato la sua sfida, giurando che – se arriverà all'Eliseo – non ratificherà il Patto di bilancio Ue (Fiscal compact) a meno che non venga integrato con la dimensione della crescita. Una posizione, questa, che promette di spezzare il tradizionale asse rigorista di questi anni tra Berlino e Parigi e che rischia di isolare ulteriormente la cancelliera Angela Merkel, come scrive oggi il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, che titola 'La Germania contro il resto del mondo'. Sicuramente, quello di Hollande, è un rilancio forte su punti già avanzati da diversi Paesi europei, dalla stessa Casa Bianca, dal Fondo monetario e dai Paesi Brics. E, in questa fase, la Merkel è già impegnata a cercare proprio nell'Italia un nuovo alleato nel caso di una ormai sempre più probabile sconfitta di Nicolas Sarkozy il sei maggio prossimo, ma tra Berlino e Roma non sembra esserci ancora una piena e definita linea comune: "Stiamo lavorando strettamente con la Germania – ha detto oggi a Bruxelles il presidente del Consiglio, Mario Monti -. Per ora non ci sono ricette specifiche".
Tuttavia, una cosa è certa: la revisione del fiscal compact "non è all'ordine del giorno", ha aggiunto il premier lanciando un messaggio indiretto a Hollande. Ma il tempo stringe: all'orizzonte c'é il summit di fine semestre del 28-29 giugno prossimi, che sarà preceduto – ha detto oggi il presidente del Consiglio Ue, Herman van Rompuy – da una "cena informale" tra i leader dei 27 a "inizio giugno" proprio per parlare di crescita. Resta da vedere se, tra un piatto e l'altro, i capi di Stato e di governo riusciranno anche a trovare la "ricetta" giusta per strappare definitivamente l'Europa dalla crisi e ridare lustro al mercato del lavoro. Da parte sua, Barnier anticipa che tra le sue misure "di medio termine" c'é il brevetto europeo e una serie di proposte per "migliorare il mercato interno, facilitare gli investimenti, le esportazioni, l'innovazione e anche la protezione dei consumatori". Siamo ai primi passi, ma per l'Europa inizia in questi giorni una strada lunga e nuova, quella che prevede l'inserimento di iniziative per la crescita e lo sviluppo accanto al rigore a all' austerità.
(ANSA)