Comunità Italiana

Morelli, “all’estero ci vedono come morto che cammina”

All’estero l’Italia e’ vista da alcuni come “un morto che cammina”. Lo ha sottolineato il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, aprendo il XXVIII Convegno di Capri per Napoli in omaggio al capoluogo partenopeo colpito dall’incendio di Citta’ della Scienza. “Sono anni difficili questi – ha osservato Morelli – dove molte certezze vengono meno. Alcuni, anche dall’estero, vedono l’Italia come ‘un morto che cammina’, con un debito record al 132% del Pil, in cinque anni 90mila imprese manifatturiere in meno, larga parte della classe politica che agisce con atteggiamenti schizoidi: un giorno sembra di saggezza, l’altro di ordinaria follia”.
  Morelli non ha nascosto critiche all’esecutivo per la legge di Stabilita: il governo dimostra di essere “sordo alla voce del Paese reale”, ha sottolineato il leader dei giovani industriali. “Se il governo annuncia come un trionfo quello di essere riuscito a sventare l’aumento delle tasse – ha osservato – significa che e’ sordo alla voce del Paese reale”. “Ci aspettavamo una Legge di Stabilita’ coraggiosa e di rottura che segnasse la fine del rigore depressivo e l’avvio di investimenti per la crescita. Non e’ stato cosi'”. Le tasse, ha puntualizzato, “dovevano calare non di uno 0,7% in tre anni ma di diversi punti e strutturalmente. Siamo stanchi di finanziarie del ‘vorrei ma non posso’. Di buone intenzioni non e’ lastricata la via della ripresa italina”.
  Il messaggio lanciato da Morelli e’ che l’Italia non e’ al capolinea e la catastrofe si puo’ evitare: “Non crediamo a una catastrofe ineluttabile perche’ molto del destino e’ nelle nostre mani – ha sottolineato – dobbiamo, unendo le forze migliori e di chi lavora per costruire anziche’ distruggere, squarciare, con la sciabola della ragione, del coraggio e dell’entusiasmo questa cupa atmosfera e dare un taglio alle peggiori eredita’ del passato: quelle che vorrebbero far prevalere il declino morale, economico e istituzionale”. Secondo il presidente dei giovani industriali, “ci sono due Italie che coesistono. Quella di chi vuole cambiare il presente e quella di chi vuole soltanto usarlo. Di chi si arrende e di chi resiste. Di chi abbandona e di chi decide di restare e di costruire il domani. Possiamo scegliere quale Italia essere – ha osservato – ma dobbiamo farlo adesso. Perche’ nella vita delle nazioni, di solito, l’errore di non saper cogliere l’attimo e’ irreparabile”. (Agi)