Il Quirinale si dice preoccupato per l'esclusione del Pdl dal Lazio. «Ma è un compito che spetta ai magistrati»
{mosimage}ROMA – La situazione che si è venuta a creare con la mancata presentazione della lista del Pdl per le prossime elezioni regionali turba il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. «La preoccupazione di una piena rappresentanza, nella competizione elettorale regionale in Lazio come dovunque, delle forze politiche che intendono concorrervi – si legge in una nota del Quirinale -, non può che essere compresa e condivisa dal Presidente della Repubblica». Tuttavia, fa notare il Colle in quella che viene diventa la posizione ufficiale della massima autorità italiana sulla vicenda, «spetta solo alle competenti sedi giudiziarie la verifica del rispetto delle condizioni e procedure previste dalla legge». Insomma, nonostante la decisione dei vertici del Pdl e della stessa candidata Renata Polverini di fare appello affinché Napolitano intervenga per dirimere la questione, il Quirinale ribadisce la necessità di rispettare le competenze costituzionali di ciascun soggetto. E rimanda di conseguenza al Tar ogni decisione in amteria.
LA LETTERA DI ALEMANNO – A Napolitano ha scritto una lettera anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che a sua volta parla di «profonda preoccupazione». «Poichè il Popolo della Libertà – si legge nella missiva del sindaco, già esponente di primo piano di An – è il partito che riscuote più consensi a Roma e nel Lazio, la sua esclusione determinerebbe l'impossibilità per un numero elevatissimo di cittadini della Capitale di esprimere compiutamente la propria scelta elettorale. L'esclusione di quarantuno candidati, rappresentativi di un partito in grado di raccogliere almeno il quaranta per cento dell'elettorato, rischia di generare un vertiginoso aumento dell'astensionismo e una distorsione irrimediabile della composizione del Consiglio regionale del Lazio». Secondo Alemanno la Regione Lazio «è una istituzione democratica troppo importante per essere guidata da un presidente, chiunque esso sia, eletto senza la piena partecipazione di tutti i cittadini. Anche il Consiglio di Stato, che è il massimo organo giudicante in materia, ha stabilito in più occasioni che il diritto costituzionalmente garantito di poter esprimere liberamente il proprio voto, debba prevalere su ogni eventuale problematica formale o burocratica». «Non con spirito di parte, ma come sindaco della città di Roma – è in fine l'appello di Alemanno – La prego pertanto di intervenire con l'autorità morale che deriva dal Suo alto incarico per evitare questo grave danno per la nostra vita democratica».
«VIOLENZA PRIVATA» – Intanto il Pdl ha presentato una denuncia-querela contro alcuni militanti dei Radicali per violenza privata e contro i componenti dell'Ufficio Centrale per abuso d'ufficio. La denuncia è stata allegata al ricorso all'Ufficio Centrale presso la Corte d'Appello contro l'esclusione della lista Pdl per Roma. Ma il Pd non ci sta: «I disperati tentativi dei maggiori esponenti del Pdl di giustificare una grave inadempienza di legge accusando i rappresentanti dei partiti prima, e il tribunale poi, di averne impedito l'esercizio – commenta la deputata Ileana Argentin – , trovano importanti e significative smentite nelle dichiarazioni del delegato alla presentazione della lista, Alfredo Milioni, che oggi si contraddice in maniera evidente fornendo tre versioni differenti dei fatti ad altrettanti quotidiani nazionali». «Prima di montare ad arte la tesi del complotto – ha aggiunto -, i dirigenti del Pdl romano e nazionale cerchino di capire quali problemi oggettivi si sono verificati concordando magari una versione dei fatti con Milioni, presidente del Municipio in cui risiedo e la cui spontaneità e trasparenza sono ben conosciute, le cui dichiarazioni potrebbero diventare la pistola fumante di un pasticcio tutto interno al partito di Berlusconi».
Fonte: www.corriere.it