Comunità Italiana

New York: cittadini indignati per il progetto di una moschea a Ground zero

L'edificio religioso sorgerebbe a circa 200 metri dal luogo dell'attentato del 2001

{mosimage}MILANO – Una moschea da 100 milioni di dollari a pochi passi da Ground Zero. Sta suscitando grandi polemiche e ha scatenato l'ira dei familiari delle vittime dell'11 settembre il progetto della «American Society for Muslim Advancement» (Società americana per la promozione della religione musulmana) di costruire nel cuore di New York un grande centro culturale islamico. Oltre a una delle moschee più grandi dell'Occidente nell'edificio di 13 piani, che un tempo ospitava i grandi magazzini della «Burlington Coat Factory» e che fu seriamente danneggiato dagli attentati del 2001, dovrebbe essere presente anche una piscina, un teatro e un centro sportivo. La struttura, a soli 200 metri da Ground Zero, sarebbe il fiore all'occhiello di un'iniziativa molto più ampia ribattezzata «progetto Cordoba» che secondo i suoi ideatori avrebbe un'unica finalità: avvicinare il mondo musulmano all'Occidente.

NUOVA IDENTITA' – Secondo l'Imam Feisal Abdul Rauf il progetto farebbe rivivere un edificio della città che, dopo gli attentati terroristici del 2001, è stato completamente abbandonato. Inoltre – continua il religioso – il centro culturale stimolerebbe la nascita di un'identità «islamico-americana»: «Il centro culturale sarà anche un luogo ricreativo per chi ama lo sport -ha dichiarato l'imam ai media internazionali – Aprirà le sue porte a tutti, non solo ai fedeli islamici». Tuttavia le parole del religioso non hanno convinto la maggior parte dei newyorkesi che considerano il progetto «un insulto alla memoria«. Molti cittadini si sono dichiarati contrari e hanno ideato il sito web «nessuna moschea a Ground Zero» che denuncia pubblicamente la «scandalosa iniziativa» e raccoglie le firme affinché il progetto sia fermato.

COMMENTI – Il consigliere di zona Paul Sipos ha affermato di non essere contrario alla costruzione di una grande moschea a New York, ma sostiene che sarebbe giusto edificarla lontano da Ground Zero: «Se i giapponesi decidessero di costruire un centro culturale a Pearl Harbour, tutti considererebbe questa scelta poco accorta – dichiara Sipos al New York Post – Se i tedeschi aprissero una società corale dedicata a Bach vicino ad Auschwitz, anche se sono passati tanti anni, sarebbe giudicata un'iniziativa mostruosa. Non ho nulla contro l'Islam, ma mi chiedo: Perché proprio qui?"»Dello stesso avviso il cinquantanovenne Scott Rachelson che da anni aiuta i familiari delle vittime dell'11 settembre: «E' il peggior quartiere dove costruire una moschea». Daisy Khan, moglie dell'imam Feisal Abdul Rauf e presidente della «American Society for Muslim Advancement» conferma che il progetto ha come scopo la definitiva riconciliazione tra americani e musulmani: «Per noi sarà più di un simbolo – dichiara la donna di fede islamica ai media americani – Sarà la piattaforma che darà voce alla maggioranza dei musulmani che soffrono per colpa degli estremisti».

 Fonte: www.corriere.it