{mosimage}Sono tornato da qualche settimana di villeggiatura e sostanziale isolamento dal mondo e quel che trovo non mi stupisce
Per certi versi nulla pare essere cambiato. La giustizia sportiva continua il suo incerto corso, con una serie di Club che pagano l’attività da scommettitori di alcuni loro tesserati valendo la responsabilità oggettiva oltre al solito, abusato ma anche ignorato principio di lealtà sportiva. Contemporaneamente, Della Valle è alla testa del gruppo di chi, colpevole e punito, non accetta l’atteggiamento definito provocatorio di Moratti, palesemente salvato solo dalla prescrizione e la cui Inter resta, fra quelle di Calciopoli e la più recente Scommettopoli, l’unica Società a cui siano attribuibili reati che non ha patito una penalizzazione o anche solo una multa – venendo oltretutto premiata.
Nel frattempo, per avvicinarci poco alla volta al calcio giocato, Conte guida sul campo la nuova Juve dell’arrabbiatissimo e sembrerebbe determinato presidente Andrea Agnelli, i cui ricorsi avranno due effetti: uno, certo, che è di obbligarci a sentir parlare dello scudetto del 2006 ancora a lungo, e l’altro, decisamente incerto, di fruttare un risarcimento e, esageriamo, portare alla riscrittura degli ultimi anni di calcio italiano. Stando al nuovo tecnico bianconero, i suoi sarebbero obbligati a vincere. Memori degli analoghi e poi sterili proclami del suo predecessore, c’è da dire che se anche succedesse sarebbe giusto perché giocheranno solo in Italia. Lo facessero anche in Europa, addio… sarebbe un’impresa titanica per loro come per tutti. Sì, perché fra gli sviluppi per niente sorprendenti di questo italiano agosto del pallone, complice la nuova mappatura della ricchezza europea, c’è lo smantellamento di parecchie protagoniste della scorsa stagione.
Mentre scrivo, alla vigilia dell’ultima settimana di agosto, Eto’o per una cifra esagerata sta prendendo la via della Russia. Pastore invece è già andato a Parigi e Alexis Sanchez a Barcellona, dove ha trovato una delle più ambite stelle internazionali, quel Fabregas su cui sembrava che dovesse (ma evidentemente non poteva…) arrivare il Milan. Intanto, l’altro asso Agüero è finito al Manchester City e Giuseppe Rossi, nel suo piccolo, se n’è rimasto al Villarreal. Insomma, la permanenza di Ibrahimovic al Milan e, se le cose non cambieranno, Sneijder all’Inter e Hamsik e Lavezzi al Napoli rischiano di essere il fiore all’occhiello di un movimento che, si badi, cerca di rafforzarsi perché non aveva fatto mistero di non sentirsi più all’altezza dei grandi Club stranieri. E se poi anche l’Inter prendesse uno fra Drogba, Tevez e Forlan e il Milan riportasse in Italia Balotelli o Kakà a essere onesti non si tratterebbe di colpi di prim’ordine in considerazione dell’età piuttosto che del mercato di questi giocatori. La verità è che qualsiasi cosa succeda, senza che il fair play finanziario abbia alcuna parte checché ne dicano alcuni, come prevedibile il nostro calcio lungi dall’essersi rafforzato si sarà piuttosto indebolito, dal punto di vista tecnico e del prestigio.
Resta da vedere cosa sarà per esempio dei progetti di Roma e Napoli. La prima si è affidata agli stranieri, un caso da noi senza precedenti; il secondo è impegnato sulla stessa strada intrapresa l’anno passato con Mazzarri che dal proprio presidente ha ottenuto pieno appoggio, cosa rara di questi tempi. Avessero successo, sarebbe un duro colpo assestato alle gestioni tecniche delle grandi del recente passato. E sarebbe bello che a contare tornasse a essere un’idea di calcio e non solo la qualità garantita da giocatori indubbiamente forti ma riservati per motivi diversi a pochi privilegiati: si pensi alla penultima Inter pigliatutto grazie a risorse monetarie allora ineguagliabili e all’ultimo Milan costruito, invece, su prestiti onerosi resisi possibili, vien da pensare, in ragione di un certo rango e di certe relazioni.
Arrivo quindi a dire che è bello che ci stiano saccheggiando perché solo così, poco alla volta e ripartendo daccapo, si potrà ritrovare l’identità che aveva fatto grande il nostro calcio. E’ assai improbabile che debba rimangiarmi queste parole: tanto ero sicuro che non seguendo assiduamente quel che sarebbe successo in queste ultime settimane non mi sarei perso niente di notevole o imprevedibile, quanto mi pare ovvio che a breve non ci saranno inversioni di tendenza. Sono oltretutto contento di essermi perso i canonici siparietti che hanno fatto da contorno allo scenario andatosi inevitabilmente delineando, che ora non mi resta che godermi. Quando potrò, visto lo sciopero che si profila all’orizzonte.
il nostro calcio.