Capi inappropriati, l’ostacolo delle musulmane nello sport
L’hijab sportivo risponde a un’esigenza a lungo trascurata: le atlete musulmane sono costrette a indossare i capi tradizionali in cotone, tessuto che trattiene il sudore e l’umidità. L’hijab di Nike è traspirante, leggero e si può stringere a seconda delle necessità. Chi fa pattinaggio artistico, ad esempio, deve indossarlo molto stretto per evitare che si sposti durante le piroette. Dettaglio prettamente estetico, sarà disponibile in tre colori: nero, grigio e ossidiana.
“Pro-Hijab è nato da una richiesta delle atlete di ideare un capo che permettesse loro di lavorare meglio”, ha spiegato ad al Arabiya Megan Saalfeld, portavoce di Nike. Con questa iniziativa, il colosso americano auspica di ‘convertire’ sempre più musulmane nelle discipline sportive. In Paesi come il Regno Unito, la percentuale di donne musulmane nello sport è molto bassa proprio a causa di una scarsa offerta di abbigliamento sportivo adeguato.
“L’hijab sportivo? Esisteva già”
Mentre Zahra Lari ha annunciato il lancio di Pro-hijab con un entusiastico post su Instagram, dicendosi orgogliosa di aver fatto parte del progetto, altri utenti accusano il brand di non aver fatto nulla di così rivoluzionario. “Prima ancora di Nike “altre case di abbigliamento sportivo avevano offerto una versione sportiva dell’hijab, come.
La scorsa estate, durante le Olimpiadi di Rio, la schermitrice Ibtihaj Muhammad di New York è stata la prima atleta americana-musulmana a indossare l’hijab, con cui ha portato a casa una medaglia di bronzo. (AGI)