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Nobel, premiati tre genetisti e gli studi per restare giovani

{mosimage}L'annuncio al Karolinska Institutet di Stoccolma. La premiazione di Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider and Jack W. Szostak avverrà il 10 dicembre, insieme ai vincitori delle altre categorie

 

STOCCOLMA – Il Nobel per la Medicina 2009 ha premiato le ricerche di base che hanno aperto la strada allo studio della longevità. Elizabeth H. Blackburn, Carol W. Greider and Jack W. Szostak hanno infatti scoperto la funzione delle strutture che proteggono le estremità dei cromosomi, chiamate telomeri, e l'enzima che li costituisce, la telomerasi.

La ricerca. Capire il meccanismo che protegge i cromosomi durante il processo di divisione cellulare è stato a lungo un rompicapo. I tre scienziati sono riusciti in questa impresa, individuando nei telomeri la difesa più importante contro i danni che i cromosomi possono subire nella fase di divisione cellulare, costituendo perciò la protezione più importante contro la degradazione e l'invecchiamento. Elizabeth Blackburn e Jack Szostak sono stati i primi a individuare i telomeri; successivamente la Blackburn, insieme alla sua allieva Carol Greider, ha identificato l'enzima che "fabbrica" il materiale genetico necessario a costruire i telomeri: la telomerasi, che produce nuovi mattoni di informazione che vanno a integrare i telomeri. La telomerasi è quindi la chiave per controllare l'invecchiamento cellulare: più la cellula ne produce, più il suo invecchiamento viene ritardato.
Secondo l'Accademia svedese, la scoperta ha favorito lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche per le malattie nelle quali è in gioco l'invecchiamento cellulare, come i tumori, dove la produzione di telomerasi è eccessiva.

Le reazioni. "Si tratta di un contributo importante, che ci ha permesso di conoscere meglio la struttura dei cromosomi, con importati riflessi sullo studio dell'invecchiamento e del cancro", ha dichiarato Giovanni Neri, direttore dell'Istituto di genetica medica dell'Università Cattolica di Roma. Bruno Dallapiccola, professore di genetica medica all'Università La Sapienza di Roma, la definisce una scoperta "fondamentale", in grado di fornire nuove prospettive terapeutiche in campo oncologico. Elena Cattaneo, ordinario all'Università di Milano ed esperta di cellule staminali, ha ricordato che "nel 2004 la Blackburn firmò un editoriale di fuoco sul New England Journal of Medicine in cui sosteneva chiaramente di essere stata licenziata dal comitato scientifico Usa sulla bioetica e l'uso delle staminali in ricerca perchè le sue idee contrastavano con la linea anti-staminali embrionali dell'allora presidente americano George W. Bush". Una voce critica invece quella del professor Roberto Bernabei, geriatra al policlinico Gemelli e past-president della Società italiana di Gerontologia e Geriatria: "Sono scoperte indubbiamente interessanti, ma l'applicazione pratica è straordinariamente lontana".


Da notare che per la prima volta nella storia due donne hanno ricevuto insieme il Nobel per la Medicina. Al proposito, Rita Levi Montalcini ha detto che si tratta di "un segnale rilevante e di estrema importanza per tutte le donne e tutte le ricercatrici del mondo, abili e preparate quanto i colleghi maschi".

Il premio. I tre ricercatori statunitensi (ma la Blackburn ha anche il passaporto australiano, mentre Szostak è nato a Londra ed è cresciuto in Canada) si divideranno un premio di dieci milioni di corone svedesi (980.000 euro circa) e saranno insigniti, come i restanti prescelti nelle varie categorie dell'edizione di quest'anno, il 10 dicembre, nel corso della cerimonia che si svolge annualmente in occasione della morte del suo fondatore, Alfred Nobel. L'annuncio è stato dato stamattina al Karolinska Institutet di Stoccolma, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta online sul sito internet Nobelprize.org.

Fonte: www.repubblica.it