Comunità Italiana

Nuova tegola sulla Raggi

Ancora un ostacolo imprevisto sul cammino di Virginia Raggi. Quando la nomina di Salvatore Tutino ad assessore al Bilancio sembrava imminente, e’ stato lo stesso consigliere della Corte dei Conti a tirarsi indietro, stanco degli attacchi subiti. E il colpo di scena, assorbito con apparente disinvoltura dalla sindaca (“Era tra le persone che abbiamo visto, era tra i possibili candidati. A breve avrete il nome”, ha assicurato ai cronisti uscendo da una audizione al Senato), ha innescato un irrituale richiamo al silenzio firmato da Beppe Grillo: “Ringrazio di cuore – ha twittato il leader del Movimento – tutti i portavoce M5S che non faranno ne’ dichiarazioni ne’ interviste su Roma nei prossimi giorni. Grazie di cuore a tutti”. “Se mi trovo ad essere attaccato dal movimento che deve sostenere questa giunta e’ piu’ giusto lasciar perdere”, ha spiegato Tutino, “mi dispiace molto, pensavo di poter dare il mio contributo, ma denuncio la mia impotenza. Sono rimasto perplesso, poi rammaricato, poi ho lasciato perdere: ho capito che non e’ te che vogliono attaccare, ma vogliono attaccare altri”. In Campidoglio, ha sottolineato il consigliere, “ho trovato anche persone corrette. Raggi mi ha dato fiducia, mi ha colpito la sua concretezza”. Quanto alle accuse circolate, “si sostiene che ho usufruito nel 2013 della nomina alla Corte dei conti per maturare uno stipendio di 300mila euro – ha ricordato Tutino -. Tutte stupidaggini. Mi dicono che io sono della ‘casta’. Sono della ‘casta’ perche’ ho lavorato una vita, ho fatto cento cose tutte con grande piacere e senso delle istituzioni, ho fatto carriera e ho dato un contributo forte, ho lavorato contro l’evasione, ho fatto il mio lavoro”.

Il posto ancora vacante in giunta, dopo le dimissioni di Marcello Minenna, e il diktat di Grillo hanno naturalmente suscitato polemiche e allusioni in casa Pd. “Cercasi assessore al Bilancio disperatamente”, ha ironizzato il senatore Stefano Esposito rievocando un successo cinematografico anni ’80. “Dopo la rinuncia di Tutino, la deriva della Giunta Raggi e’ ormai evidente. La situazione appare sempre piu’ patetica, soprattutto a fronte della spavalderia che la sindaca ostenta senza neanche molta convinzione”. Per Emanuele Fiano, “cento giorni di agonia per Roma sembrano non bastare. “Anche l’ultimo assessore in pectore e’ ‘oggetto di una contesa in cui, piu’ che i curricula, contano le illazioni”. Per Ernesto Carbone, “anche Tutino rimane stritolato dalle faide interne e dai veti incrociati dei vari direttori e rinuncia. A questo punto, e’ certificato che anche la citta’ di Roma si e’ dotata di un suo evento rievocativo: la giostra dell’assessore”. Ironico pure il tweet della senatrice ex M5S, Serenella Fucksia (“Stanno gli assessori a Roma come nei prati i quadrifogli…. Trovarli un’impresa. Gomblotto? Si’, ma tutto interno”) mentre il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, dai microfoni di ‘Un Giorno da Pecora’ ha ‘offerto’ alla sindaca uno degli assessori targati Lega, “onesto e competente. Virginia, se vuoi te lo mando io, basta che non lo bruci come gli altri”. Alla fine, l’unica notizia davvero buona della giornata per Virginia Raggi e’ arrivata dalla procura: archiviata l’inchiesta per falso ideologico che la vedeva indagata per aver omesso di indicare, quando era consigliere presso l’assemblea capitolina, un incarico assunto con l’Asl di Civitavecchia nel 2014 per un compenso di poche migliaia di euro. I pm hanno giudicato convincenti i chiarimenti forniti dalla Raggi nell’interrogatorio del 22 luglio. “Il tempo e’ galantuomo – ha postato su facebook la prima cittadina – Prima del ballottaggio mi avevano lanciato l’ultima goccia di fango. Erano arrivati ad attaccarmi sul mio lavoro perche’ altri argomenti non ne avevano”. (AGI)