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Home > Nuovo orrore jihadista: 4 decapitati in video shock

Nuovo orrore jihadista: 4 decapitati in video shock

28 de agosto de 2014 - Por Comunità Italiana

Un nuovo video shock dei jihadisti filo al Qaida: quattro persone vengono decapitate con un coltello dal loro boia a volto coperto. Poi le teste vengono appoggiate sui cadaveri, mentre la sabbia del deserto si tinge di sangue. E’ il filmato pubblicato sul web dai jihadisti del Sinai che accusavano i quattro di essere spie del Mossad. Il video, di oltre 29 minuti, si apre con una minaccia alle “spie”: “La porta del pentimento è aperta. Il nostro obiettivo non è tagliare teste ma impedire i danni ai musulmani”, recita una scritta. Poi, dopo una lunga parte dedicata ai “martiri” tra le file dei jihadisti – 4 miliziani uccisi da un missile mentre si trovavano a bordo di un’auto – la scena cambia. Nove jihadisti armati, con i pickup in bella mostra, a volto coperto. Uno inizia a sciorinare le accuse contro le presunte spie: “Dio ci ha consigliato di non essere amici di ebrei e cristiani e chiunque contraddice l’ordine divino sarà come loro (ebrei e cristiani, ndr). Gli ebrei devono capire che la nazione islamica si è risvegliata, tutti i loro piani e complotti sono noti. Per voi sarà l’inferno”. Il ‘capo’ del gruppo afferra un coltello. Spinge a terra con il piede il primo sventurato. Gli mozza la testa. Così con gli altri. Il sangue cola ovunque, le teste vengono appoggiate sui cadaveri. Il video si chiude, porta la firma delle “forze di sicurezza” di Ansar, che nel Sinai si considera alla guida di uno Stato autonomo.

Circa 40 caschi blu filippini sono stati presi in ostaggio da miliziani qaedisti sulle Alture del Golan al confine con Israele durante scontri tra ribelli e forze del regime di Damasco. Lo riferisce la tv panaraba al Arabiya citando fonti locali.

Orrore senza fine nei territori in mano all’Isis. La notte scorsa i jihadisti dello Stato islamico hanno giustiziato “decine di soldati siriani” fuggiti dalla base aerea di Tabqa, nel nord della Siria. Lo ha riferito Rami Abdel Rahmanel direttore dell’Osservatorio siriano dei diritti umani mentre fonti jihadiste su Twitter parlano di 200 morti. Lo Stato islamico ha pubblicato alcune immagini di soldati dell’esercito lealista siriano fatti prigionieri, spogliati dei loro abiti e fatti mettere in fila in una zona desertica non meglio precisata. Le didascalia affermava che si tratta di “membri e ufficiali dell’esercito alawita”, in riferimento alle forze fedeli al presidente Bashar al Assad, membro della comunità alawita, branca dello sciismo. Altre foto mostrano soldati prigionieri con indosso solo le mutande, inginocchiati in fila mentre miliziani jihadisti puntano loro le canne dei fucili automatici e pistole.

Un secondo cittadino Usa è morto combattendo al fianco dei jihadisti dell’Isis in Siria, negli stessi scontri in cui lo scorso weekened è stato ucciso l’americano Douglas McArthur McCain. Lo riferiscono i media americani. La vittima è stata identificata come Abdirahmaan Muhumed, 29 anni, di Minneapolis, ma al momento la sua morte non è stata confermata dal dipartimento di Stato Usa. “Stiamo verificando”, ha detto la portavoce, Jen Psaki. Muhumed sarebbe morto in scontri tra i jihadisti dell’Isis e i ribelli siriani.

Nonostante l’apertura della Siria agli Usa, il presidente francese, Francois Hololande, ha detto davanti agli ambasciatori del suo Paese riuniti a Parigi che il presidente siriano, Bashar al Assad “non può essere un partner della lotta contro il terrorismo” in Siria e in Iraq, dove i jihadisti dello Stato islamico controllano diverse regioni. “Un’ampia alleanza è necessaria – ha detto Hollande – ma le cose devono essere chiare: Bashar al Assad non può essere un partner della lotta contro il terrorismo, è l’alleato oggettivo dei jihadisti”.

La tensione è alta anche sul fronte iracheno. Secondo quanto riferito dalla tv di Baghdad, i Peshmerga curdi hanno ripreso il controllo di sette villaggi intorno alla diga di Mosul, nel nord dell’Iraq, riconquistata ai jihadisti dello Stato islamico (Isis) il 17 agosto. Le forze curde hanno ripreso anche il controllo di un villaggio vicino al valico di confine con la Siria di Rabia, circa cento chilometri a nord-ovest di Mosul. I Peshmerga possono contare sul continuo appoggio dei raid americani nei combattimenti intorno alla diga, la più grande del Paese.

Nel nord Iraq, a Khanaqeen, Emergency ha aperto un nuovo centro sanitario per i profughi della guerra che vivono in campi improvvisati, dove non hanno accesso ai servizi più basilari: acqua, energia elettrica, servizi igienici. L’ong spiega che in quelle zone l’emergenza continua: gli sfollati sono ormai 700.000 e le autorità locali curde non riescono da sole a rispondere ai bisogni dei profughi in continuo aumento. Gli sfollati, in questo ultimo periodo soprattutto iracheni cristiani e Yazidi, fuggono dai combattimenti e dalle violenze dell’Isis che si è spinto fin dentro le aree al confine fra la regione curda e il governo centrale di Baghdad. Il team di Emergency, composto da staff nazionale e internazionale, visita almeno 50 persone ogni giorno.

I Patriarchi e i Capi delle Chiese orientali denunciano “i crimini contro l’umanità” commessi dallo Stato islamico in Iraq (Daech, in arabo) “contro i cristiani, gli yazidi e le altre minoranze”. I Patriarchi sottolineano – in una dichiarazione diffusa al termine del loro incontro che si è tenuto a Bkerké in Libano – che la presenza cristiana è minacciata in diversi Paesi, in particolare in Egitto, Siria e Iraq. “I cristiani di questi Paesi sono vittime di aggressioni e di crimini odiosi, che li spingono ad emigrare a forza dai loro Paesi, dove sono cittadini originari da più di mille anni. Le società islamiche e arabe sono così private di una ricchezza umana, culturale, scientifica, economica e nazionale importante” afferma il documento riportato dall’Agenzia Fides. I Patriarchi ricordano la “grande catastrofe” che si è abbattuta sui cristiani dell’Iraq, così come sugli yazidi e sulle altre minoranze”. Chiedono un intervento deciso per fermare le “azioni criminali” e fanno appello, in particolare alle istituzioni islamiche, di pronunciarsi contro il Daech e gruppi simili, che con le loro azioni “danneggiano considerevolmente l’immagine dell’Islam nel mondo”.(ANSA)

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.