Comunità Italiana

Oggi a palazzo Giustiniani.’Vedrò se posso votare sulla legge elettorale’

“Vedremo cosa si vota e se io sono immediatamente nelle condizioni di partecipare”. Così Giorgio Napolitano rispondendo alle domande dei giornalisti che gli chiedono se parteciperà al voto in Senato sulla legge elettorale. La presidente Valeria Fedeli ha accolto a palazzo Giustiniani il senatore di diritto e a vita che si è recato nel suo studio.

Giorgio Napolitano non è più presidente della Repubblica. Dopo nove anni e una storica rielezione, alle 10.30 circa di ieri ha firmato la sua lettera di dimissioni. “Sto per lasciare”, aveva annunciato agli italiani nel discorso di fine anno. E molte persone lo hanno atteso all’uscita dal Quirinale, accompagnandolo con applausi e saluti nella vicina casa nel rione Monti, dove torna a vivere con la moglie Clio. Il presidente del Senato Pietro Grasso è capo dello Stato supplente. Lo sarà fino a quando i grandi elettori, convocati a Montecitorio per il 29 gennaio alle 15, non sceglieranno il nuovo inquilino del Quirinale.

Inizia così ufficialmente la partita del Colle, che le forze politiche fallirono nel 2013, chiedendo a Napolitano uno sforzo supplementare. “Ragionevolmente a fine mese avremo il prossimo presidente della Repubblica. Non possiamo fallire”, dice Matteo Renzi, che è al lavoro per individuare il nome di un “arbitro” di alto profilo. Ma si ferma a rendere omaggio al presidente uscente: #GrazieNapolitano, scrive su Twitter. E pubblicamente esprime “gratitudine, emozione e commozione per il lavoro svolto” in “momenti delicati di tenuta istituzionale”, con “straordinaria intelligenza politica”. Un ringraziamento che riverbera in Parlamento nell’ovazione della grande maggioranza delle forze politiche, ma con eccezioni di rilievo: Forza Italia e Lega, molto fredde, e il Movimento 5 Stelle che definisce Napolitano “uno dei peggiori presidenti della storia”. Napolitano, da senatore a vita, potrà concorrere a votare quelle riforme che ha promosso strenuamente in tutto il suo mandato e che, nel pomeriggio, l’opposizione in Parlamento ha cercato di rallentare chiedendo invano che siano rinviate a dopo l’elezione per il Colle. Napolitano potrà anche partecipare al voto per l’elezione del suo successore. Si accomiata dal Quirinale con una lettera stringata in cui comunica alle Camere la decisione presa. Una decisione, aveva spiegato agli italiani, legata alla fatica dell’età, dopo nove anni di gravoso impegno.

“Grazie per il servizio reso al Paese”, dice la presidente Laura Boldrini a nome della Camera dei deputati. Segue una valanga di messaggi dei rappresentanti dei partiti di maggioranza, Pd su tutti. “Ci hai tenuti all’onor del mondo!”, dice Pier Luigi Bersani. “Un grande presidente, sarà difficile succedergli”, riconosce il leader di Ncd Angelino Alfano. Ma sono numerose le testimonianze di stima anche dall’estero: “L’Italia gli deve molto”, afferma il governo tedesco. E anche Papa Francesco ne loda “l’azione illuminata e saggia, che ha contribuito a rafforzare negli italiani ideali di solidarietà e unità”. Ma non tutta la politica italiana si unisce all’omaggio al presidente più longevo della storia repubblicana. Silvio Berlusconi, che pure aveva contribuito a eleggerlo e poi rieleggerlo, con freddezza si limita a constatare che gli ultimi “tre presidenti di sinistra ci hanno portato a una situazione non democratica”.

E anche Matteo Salvini non spende neanche una parola per Napolitano, limitandosi ad auspicare che il prossimo capo dello Stato non sia ancora un “vecchio rottame di sinistra”. Più diretto il M5S: “Non lo rimpiangeremo”, scrivono i grillini, mentre Beppe Grillo chiede al presidente uscente di rinunciare alla carica di senatore a vita. Ora si apre la complicata partita per la scelta di un successore che, auspica Renzi, sia il più possibile condiviso. Il metodo indicato è cercare dentro il Pd, a partire dalla direzione di venerdì, un profilo di “arbitro” da “proporre agli alleati e a tutti coloro che vorranno sostenerlo”: “E’ ridicolo discutere sui nomi”, avverte. “Vogliamo sperare che si possa arrivare a un Capo dello Stato che sia garante di tutti e non di una parte”, dice Silvio Berlusconi. E Angelino Alfano: “La scelta non può coincidere con le primarie del Pd”. La minoranza dem auspica che non ci si limiti al dialogo con Berlusconi e si cerchi una condivisione sin dalla prima votazione, senza aspettare che il quorum si abbassi al quarto scrutinio. “Speriamo che il nuovo presidente – chiosa Matteo Salvini – non sia merce di scambio tra Renzi e Berlusconi”.

“Credo che tutti, quelli che lo apprezzano e quelli che lo apprezzano meno, riconoscano a questo presidente il fatto che ha segnato un’epoca in modo straordinario”: così in serata il premier Matteo Renzi a ‘Le invasioni barbariche’ su La7 definendo Napolitano “un grande europeo, europeista, un grande uomo politico”. Poi ancora: Se Berlusconi dice no al nostro candidato per il Quirinale “ce lo eleggiamo da soli”, ha detto.

“Una grande responsabilità e una forte emozione. Affronterò questi giorni con spirito di servizio e animo sereno”. Lo scrive su Twitter Pietro Grasso, presidente del Senato e presidente supplente della Repubblica.

Ora si apre ufficialmente la corsa al suo successore, mentre il presidente del Senato Piero Grasso – che si è appena spostato da Palazzo Madama a Palazzo Giustiniani, che diventa sede della presidenza – svolgerà per il tempo necessario le funzioni di capo dello Stato.

Il premier ha salutato Napolitano twittando #GraziePresidente. L’hashtag in poche ore è schizzato in testa agli argomenti di discussione su Twitter in Italia. In cima agli altri trend ci sono anche #Napolitano, #Quirinale e Veltroni, uno dei nomi di cui si parla come possibile successore al Colle.

Il governo tedesco ha preso atto “con molto rispetto” della decisione di Giorgio Napolitano di dimettersi. Lo ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, rispondendo ad una domanda. “Si è trattato di un presidente di grande significato per l’Italia, a cui il Paese deve molto”.

Il presidente della Bce, Mario Draghi, citato a più riprese nel toto-nomi del Colle è tornato a chiamarsi fuori dalla partita. “È un grande onore naturalmente per me essere preso in considerazione – ha detto in una intervista alla Zeit – ma non è il mio lavoro”.

Per il Financial Times l’Italia rischia l’incertezza politica dopo le dimissioni del presidente. Secondo il quotidiano finanziario i negoziati per eleggere il nuovo ‘inquilino’ del Quirinale ”saranno un test chiave per il presidente del Consiglio Matteo Renzi”. ”Il vincitore emergerà probabilmente da un compromesso fra il partito democratico di Renzi e i parlamentari di centro destra guidati dall’ex premier Silvio Berlusconi”. Il giornale ripete fra i possibili candidati alla carica istituzionale i nomi già circolati in Italia: il ministro della Cultura, Dario Franceschini, Sergio Mattarella, Anna Finocchiaro, Romano Prodi, Giuliano Amato, Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia e Roberta Pinotti, ministro della Difesa. Secondo il Financial Times, Renzi deve trovare un possibile alleato per proseguire sul suo percorso di riforme, come lo era stato Napolitano. ”Vuole anche assicurare che il nuovo inquilino del Quirinale abbia una visione simile alla sua su quando andare a nuove elezioni”.

Napolitano e il ‘ritorno a casa’

“Certo che sono contento di tornare a casa!”. C’è un che di liberatorio in questa ammissione che Giorgio Napolitano ha consegnato il giorno prima delle dimissioni con franchezza ad una bambina che a piazza del Quirinale con candore gli chiede se non gli dispiacesse un po’ lasciare un così bel palazzo. Il presidente della Repubblica uscente non ha mai nascosto il peso dell’età e le difficoltà crescenti a portare avanti i “gravosi” compiti richiesti dalla guida del Quirinale e spiega con semplicità che al palazzo dei papi “sì, si sta bene, e’ tutto molto bello ma si sta troppo chiusi, si esce poco”. “Quasi una prigione”, aggiunge forse pensando alla sua amatissima casa al rione Monti dove rientrerà finalmente oggi dopo quasi nove anni passati al Colle. E a Monti (pochi passi dal Quirinale) sarà festa per il rientro del vicino illustre.

E’ stato il presidente delle riforme a tutti i costi, elegante e “pignolo”, come egli stesso ha confermato. Attento ad ogni dettaglio, lavoratore instancabile, profondo conoscitore della vita parlamentare e delle dinamiche politiche dell’intera storia repubblicana, Giorgio Napolitano domani firmerà di suo pugno le dimissioni che poi viaggeranno, portate personalmente dal segretario generale Donato Marra (per nove anni l’ombra del presidente), tra il Senato, la Camera e palazzo Chigi. E il suo ultimo messaggio agli italiani non poteva che essere nel solco del suo granitico “credo”: unità del paese e riforme. Gli italiani, ha ripetuto stamattina, siano “sereni” per il futuro e soprattutto “molto consapevoli della necessita’, pur nella liberta’ di discussione politica e di dialettica parlamentare, della necessita’ di un Paese che sappia ritrovare, di fronte alle questioni decisive e nei momenti piu’ critici, la sua fondamentale unita'”.(ANSA)