“Non so quando arriverà la lettera di richiamo della Ue, l’hanno sempre mandata a tutti i Paesi”. Matteo Renzi, intervistato da Lucia Annunziata a ‘In mezz’ora’ ieri pomeriggio, ha dato per scontato che oggi o domani arriverà il richiamo della Commisione europea all’Italia sulla manovra finanziaria con richiesta di informazioni e impliciti suggerimenti di modifiche. Ma il premier e il suo ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – che ieri aveva rilasciato un’intervista a ‘Repubblica’ dove avvertiva la Ue che bocciare la manovra italiana avrebbe significato l’inizio della fine per l’Unione europea – si mostrano combattivi: “Il fatto è che finora l’Italia ha sempre detto sì a tutto – ha spiegato Renzi in tv -. Dà al bilancio europeo 20 miliardi e ne ha indietro 12. Allora vogliamo fare che chi prende i soldi si prende anche i migranti?”.
La lettera di cui ha parlato il premier, con le richieste di chiarimento sulle bozze di bilancio per l’Italia e altri Paesi, firmata dalla Commissione europea arriverà a Roma probabilmente nel pomeriggio di oggi. Anche se ufficialmente dagli uffici della direzione generale per gli Affari economici e monetari, guidata dal commissario Pierre Moscovici e dal direttore Marco Buti, non trapela alcun commento, nessuno nega che le stime del governo italiano sono difficili da digerire per l’eccessivo scostamento dagli impegni del patto di stabilità soprattutto per quanto riguarda il deficit strutturale. Infatti, in cambio delle concessioni già decise in termini di flessibilità (19 miliardi, oltre l’1% del Pil fra il 2015 e il 2016), la Commissione aveva chiesto nello scorso mese di maggio che l’Italia prendesse impegni “chiari e credibili” sui conti del 2017.
In particolare, il deficit doveva scendere all’1,8% del Pil. Successivamente, in considerazione del peggioramento della situazione e delle spese straordinarie per il terremoto e l’immigrazione, Bruxelles aveva dato la disponibilità a un aumento di tale deficit anche sopra il 2%. Ma il bilancio prevede un deficit al 2,3%, con il Parlamento che ha già dato il via libera all’eventuale 2,4%. Inoltre, invece di ridurre il deficit strutturale dello 0,6%, le stime del governo mostrano un suo aumento dall’1,2% di quest’anno all’1,6% nel 2017. Il tutto con un debito pubblico che, pari al 132,8%, rinvia ancora l’inizio della discesa, in contrasto con le regole Ue. Ancora, sul fronte delle entrate, servirebbero secondo Bruxelles più misure strutturali e meno “una tantum”, mentre anche la valutazione italiana delle spese straordinarie merita un approfondimento. Si tratta di uno scenario in cui la Commissione, che in questi mesi si è sempre voluta disponibile al dialogo, probabilmente chiederà uno sforzo in più.
La lettera consiste in richieste di chiarimento prima di un’eventuale e non auspicata decisione di “respingere” tali documenti. Secondo le regole del “semestre europeo”, infatti, dopo la presentazione delle bozze, entro la metà di ottobre, la Commissione può respingere quelle che non rispettano i parametri entro le successive due settimane. Prima però sarà in contatto con i governi attraverso un “dialogo costruttivo” – come è stato definito in questi giorni da fonti Ue – con l’obiettivo di trovare dei punti di compromesso ed evitare la bocciatura: sarebbe la prima volta che un bilancio viene respinto e a Bruxelles l’ipotesi desta non poche preoccupazioni.
Una settimana fa la bozza del bilancio italiano è arrivata a Bruxelles ed è noto che abbia lasciato perplessi gli uffici della Dg Ecfin della Commissione: per l’entità dello scostamento del deficit strutturale rispetto agli impegni presi (nel 2017 aumenterà dello 0,4% del Pil anziché ridursi dello 0,6%) e anche per l’ammontare delle spese attribuite ad “eventi straordinari” quali emergenza immigrati e terremoto. Quanto alle entrate, a giudizio di Bruxelles ci vorrebbero più voci strutturali e meno “una tantum”. Inoltre si contesta all’Italia uno sforamento dello 0,1 per cento nel rapporto deficit-pil (Roma chiede di poter arrivare al 2,3 mentre la Ue non vuole spingersi oltre il 2,2). E su questo punto, che sembra un’inezia, si combatte una battaglia che Renzi definisce “di principio”. In attesa del giudizio della Commissione europea, inizia oggi una settimana intensa sul fronte economico: la manovra approderà in Parlamento dove inizierà subito l’iter del suo esame. Il primo appuntamento atteso è la fissazione del calendario delle audizioni nelle Commissioni Finanze e Tesoro di Montecitorio.(AGI)