In Italia quasi un minore su 3 è a rischio di povertà ed esclusione sociale. Un rapporto di Save the Children, pubblicato da Treccani fotografa un Paese in cui, i bambini poveri soffrono il freddo d’inverno, la fame tutto l’anno e non hanno possibilità di studiare.
I bambini di 4 famiglie povere su 10 vivono in case non riscaldate rischiando di contrarre bronchiti o malattie cardiovascolari: un dato di ben 15 punti superiore alla media europea (39% contro 24,7%).
Un minore su quattro abita in appartamenti umidi, con tracce di muffa alle pareti e soffitti che gocciolano (25,4% contro il 17,6% della media europea)
L’abitazione di un bambino su 10 in famiglie a basso reddito non è sufficientemente luminosa
Più di un bambino su 20 non riceve un pasto proteico al giorno e non possiede giochi a casa o da usare all’aria aperta
Più del 13% non ha uno spazio adeguato dove fare i compiti e non può permettersi di praticare sport o frequentare corsi extrascolastici
Un bambino su 10 non può indossare abiti nuovi o partecipare alle gite scolastiche
Quasi uno su 3 non sa cosa voglia dire trascorrere una settimana di vacanza lontano da casa.
“Sono solo alcune delle conseguenze tangibili della povertà sulla vita dei bambini nel nostro Paese – denuncia Save the Children – dove, secondo dati Istat,
più di 1,1 milioni di minori vivono in povertà assoluta, una condizione che tra il 2005 e il 2015 ha visto triplicare la sua incidenza sulle famiglie con almeno un minore, passando dal 2,8% al 9,3%.
La povertà assoluta è diffusa soprattutto nel Mezzogiorno, dove colpisce più di una famiglia con bambini su 10 (10,9% contro l’8,6% di famiglie in povertà assoluta al Nord),
Nelle regioni settentrionali il 41% delle famiglie in povertà assoluta sono di immigrati
Il 14,7% di giovani tra i 18 e i 24 anni abbandona precocemente gli studi, fermandosi alla licenza media (oltre il 20% in Sicilia e Sardegna)
Un alunno di 15 anni su 4 non raggiunge le competenze minime in matematica e uno su 5 in lettura.
Sei bambini e ragazzi su 10 i cui genitori hanno un titolo di studio basso sono a rischio di povertà ed esclusione sociale
5,5 milioni di under 15 vivono in aree ad alta e medio-alta pericolosità sismica: si tratta di un territorio che copre circa il 70% delle province italiane che comprende 45 città sopra i 50 mila abitanti che ospitano 90 mila minorenni sotto i 15 anni.
Le povertà economiche ed educative dei genitori possono lasciare il segno sulla vita dei bambini anche al momento della nascita. Tra le donne senza alcun titolo di studio o con solo la licenza elementare, la quota di chi non effettua visite di controllo durante la gravidanza (5,4%) o di chi lo fa solo dopo la dodicesima settimana (11,2%) è tre-quattro volte superiore rispetto a quella delle madri con livelli di istruzione elevati.. Nonostante la mortalità infantile in Italia si sia drasticamente ridotta nel corso del tempo, raggiungendo oggi un tasso medio nazionale di 3,2 decessi entro il primo anno di vita per mille nati vivi, restano “importanti differenze” territoriali, con il Trentino Alto Adige (3,3 su mille) ed alcune regioni del Sud e del Centro (Sicilia, Calabria, Campania e Abruzzo oltre 4 su mille) che superano la media nazionale.
L’infanzia in Italia e’ un tesoro che va protetto, raccomanda l’Atlante, soprattutto se si considera che i bambini nel nostro Paese sono sempre meno: il 2015 ha fatto registrare il record negativo di nati registrati all’anagrafe: 485.780, un livello di guardia mai oltrepassato dall’Unità d’Italia. Eppure, secondo gli ultimi dati Eurostat sulla spesa sociale in Europa per il 2013, destiniamo una quota di spesa sociale a infanzia e famiglie pari alla metà della media europea (4,1% rispetto all’8,5%). Mentre i fondi destinati a superare l’esclusione sociale sono pari appena allo 0,7%: la media europea è dell’1,9%. (AGI)