{mosimage}Decisiva per il gup la traccia di un morso sul seno della vittima
L'amarezza del difensore: "Prove contaminate, lo hanno incastrato"
Il giudice dell'udienza preliminare ha dunque accolto l'impostazione accusatoria e la ricostruzione del pm Ilaria Calò che contestava a Busco il reato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Simonetta Cesaroni, all'epoca 21enne, fu uccisa con 29 coltellate: il suo corpo fu trovato nella palazzina di via Poma dove lavorava negli uffici degli ostelli della gioventù. Busco, oggi 44enne e sposato, non si è presentato all'udienza preliminare: difeso dall'avvocato Paolo Loria, si è sempre proclamato innocente.
Il morso sul seno Tra gli elementi decisivi per la decisione del Gup, a quanto sembra, è la perizia sul segno di un morso che fu riscontrato sul seno di Simonetta. Quel segno, secondo i consulenti dell'accusa, corrisponde all'arcata dentaria di Busco. In generale, la svolta nell'inchiesta è arrivata dopo l'applicazione delle nuove tecniche investigative, a partire dai test di rilevazione delle tracce biologiche e le analisi di quelle ematiche.
"Lo hanno incastrato" – "Faremo emergere le contraddizioni di cui è piena questa vicenda. Il rinvio a giudizio di oggi è dovuto a quella traccia di saliva che è stata trovata sul corpetto di Simonetta Cesaroni. In aula dimostreremo che non ci sono prove a carico di Busco, ma che c'è solo una traccia che potrebbe essere frutto di una contaminazione tra reperti". Così l'avvocato Paolo Loria, difensore dell'indagato, che ha espresso "massima delusione" per la decisione del Gup: "Il pm ha sostenuto la sua tesi – dice il legale di Busco – ma ha presentato solo delle mezze prove, tanto che le sue argomentazioni non sono state convincenti. A mio parere, Busco è stato incastrato. Pensavamo non ci fossero elementi evidenti per arrivare al rinvio a giudizio e invece…".