“La vicinanza – replica oggi Francesco – fa bene a tutti. La distanza invece ci fa ammalare. Quando ci allontaniamo, ci chiudiamo dentro noi stessi e diventiamo monadi, incapaci di incontrarci. Ci facciamo prendere dalle paure”. “Bisogna imparare a trascendersi – afferma Papa Francesco – per incontrare gli altri. Se non lo facciamo, anche noi cristiani ci ammaliamo di divisione. La mia attesa è quella di riuscire a fare un passo di vicinanza, a essere più vicino ai miei fratelli e alle mie sorelle che vivono in Svezia”. Nell’intervista, il Papa racconta i suoi contatti in Argentina con i luterani e si sofferma soprattutto su due parole che sono molto sentite da questi cristiani separati da Roma: ‘Riforma’ e ‘Scrittura’. “All’inizio – ricorda – quello di Lutero era un gesto di riforma in un momento difficile per la Chiesa. Lutero voleva porre un rimedio a una situazione complessa. Poi questo gesto, anche a causa di situazioni politiche, è diventato uno stato di separazione, e non un processo di riforma di tutta la Chiesa, che invece è fondamentale, perché la Chiesa è semper reformanda. La seconda parola è ‘Scrittura’, la Parola di Dio. Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo. Riforma e Scrittura sono le due cose fondamentali che possiamo approfondire guardando alla tradizione luterana. Mi vengono in mente adesso le Congregazioni Generali prima del Conclave e quanto la richiesta di una riforma sia stata viva e presente nelle nostre discussioni”. Secondo Francesco, “chiaramente spetta ai teologi continuare a dialogare e a studiare i problemi: su questo non vi è alcun dubbio. Il dialogo teologico deve proseguire, perché è una strada da percorrere. Penso ai risultati che su questa strada sono stati raggiunti con il grande documento ecumenico sulla giustificazione: è stato un grande passo avanti. Certo, dopo questo passo immagino che non sarà facile andare avanti a causa delle diverse capacità di comprendere alcune questioni teologiche”.
“Ho domandato al patriarca Bartolomeo – confida Francesco – se era vero quel che si racconta del patriarca Atenagora, cioè che avrebbe detto a Paolo VI: ‘Andiamo avanti noi e mettiamo i teologi a discutere tra loro su un’isola’. Mi ha detto che è una battuta vera. Ma sì, si deve continuare il dialogo teologico, anche se non sara’ facile. Personalmente credo anche che si debba spostare l’entusiasmo verso la preghiera comune e le opere di misericordia, cioè il lavoro fatto insieme nell’aiuto agli ammalati, ai poveri, ai carcerati. Fare qualcosa insieme è una forma alta ed efficace di dialogo”. Per Francesco, tra le diverse denominazioni cristiane è importante “lavorare insieme e non settariamente. Un criterio – conclude – dovremmo averlo molto chiaro in ogni caso: fare proselitismo nel campo ecclesiale è peccato. Benedetto XVI ci ha detto che la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione. Il proselitismo è un atteggiamento peccaminoso. Sarebbe come trasformare la Chiesa in una organizzazione. Parlare, pregare, lavorare insieme: questo è il cammino che dobbiamo fare”. (AGI)