Comunità Italiana

Pasqua e voto: la vacanza infinita

La Pasqua, il voto e una lunga vacanza per le scuole: da dieci a sedici giorni. Troppi, secondo molti genitori. Ma prima delle inevitabili proteste arriva da Milano una piccola grande notizia: due scuole elementari resteranno aperte durante il ponte. Accoglieranno i bambini, con attività varie, dalla mattina fino a metà pomeriggio.

In questo modo si eviterà che restino soli a casa o, peggio, in strada mentre i genitori sono al lavoro. La scuola, dunque, come baby sitter, secondo una concezione che presidi e insegnanti hanno da sempre per lo più rifiutato, considerandola, probabilmente, dequalificante per la loro professionalità?

{mosimage}La si può certo chiamare così, in modo un po’ dispregiativo, ma se si considera che aprendo fuori orario le porte agli alunni l’istituzione scolastica risponde a un bisogno sentito e urgente della società, di dispregiativo non resta più nulla. La civiltà contadina è finita da decenni e da decenni le donne lavorano fuori casa, perciò le vacanze lunghe, sia quelle estive che quelle in mezzo all’anno, sono diventate un problema non soltanto per i genitori di bambini piccoli ma anche per quelli di ragazzi adolescenti. Non ci sono più nonni e zii che stanno in campagna pronti ad accogliere nipoti e nipotini nella cascina e non ci sono neppure più le colonie dove i figli degli operai in passato trascorrevano le vacanze. E mentre la maggioranza dei Paesi europei ha provveduto da tempo, con l’apertura pomeridiana degli istituti e con la riduzione drastica della pausa estiva, a evitare che scolari e studenti restino abbandonati dentro o fuori casa, in Italia, salvo eccezioni che riguardando quasi soltanto gli alunni più piccoli, nulla si è fatto.

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Davanti alla vacanza infinita creata dalla sommatoria di elezioni e Pasqua, assume un merito speciale l’iniziativa dei due presidi milanesi che, facendo salti mortali con i miseri budget a disposizione, hanno ritenuto necessario tenere conto dei bisogni — reali e attuali— delle famiglie. Segno che perfino in tempi di drastici tagli, dove davvero si vuole, un’iniziativa intelligente, e costruttiva è comunque possibile. Nella speranza che faccia scuola anche in altri quartieri e in altre città.

Fonte: www.corriere.it