Ex venditore di pop corn diventa famoso scrittore e prepara il lancio del suo secondo libro in Italia
{mosimage}Prima di essere uno scrittore di nome, Luiz Ruffato,49 anni, è stato venditore di pop corn, cassiere di un bar, commesso di una merceria, operaio tessile e tornitore meccanico, tra le altre cose. Qualche anno più tardi ha lavorato come giornalista e quando ha deciso di scrivere ha studiato per più di 15 annifino a quando si è sentito pronto. Lo sforzo gli ha reso buoni frutti:otto libri pubblicati in Brasile. Nel primo semestre di quest’anno sarà pubblicato in Italia l’ultimo libro dello scrittore “Estive em Lisboa elembrei de você” (Companhia das Letras). È il secondo libro di Ruffatoad entrare nel mercato italiano. Il primo era stato “Come tanti cavalli”,[in originale, “Eles eram muitos cavalos”, da Editora Boitempo.
Nato a Cataguazes, in Minas Gerais, quando ha finito la facoltà di giornalismo presso la Universidade Federal de Juiz de Fora Ruffatoè andato a São Paulo. Là ha lavorato dal 1991 presso il Jornal daTarde e lo Estado de São Paulo, in cui è entrato come reporter e vi haterminato la sua carriera nel 2003 come segretario di redazione.
Da sette anni Ruffato si dedica solo alla professione di scrittore. Ilsuo primo libro è stato “Histórias de remorsos e rancores” (Editora Boitempo) pubblicato nel 1998. Ha vinto i premi Machado de Assis e Associação Paulista de Críticos deArte (APCA) per l’opera “Eles eram muitos cavalos”, del 2001. Lo scrittore chiarisce che non ha mai pensato di scrivere in cambio di premi,ma mette in risalto l’importanza di aumentare il suo valore.
— Per consolidare una carriera sapevo che avrei avuto bisogno di riconoscimenti, tanto per mezzo di vendite, quanto di critiche o di premi,ma è chiaro che uno non scrive mai pensando ai premi. Comunque questo mi è servito per poter discuterecon le case editrici contrattimigliori — racconta.
I libri di Ruffato di solito avvicinano i lettori alla loro realtà. I temi usati parlano della vita dei lavoratori urbani.
— Quando ho cominciato a leggere, la mia grande sorpresa è stata lo scoprire che nella letteratura brasiliana non c’erano scrittori che parlavano dei lavoratori urbani. Un altro tipo di personaggio che non appariva, o quando lo faceva era in un modo stereotipato, era l’immigrante,tanto italiano quanto nordestino. Io voglio scrivere storie suquesti personaggi, voglio contribuirein qualche modo per fare una riflessionesulla nostra società partendoda questo punto di vista – rivela.
Al termine della stesura del suo primo libro lo scrittore è entrato in contatto con circa 20 case editrici e solo una ha risposto. Il successo è arrivato con il secondo libro, “Eles erammuitos cavalos”, di cui è stata pubblicata una seconda edizione e, nel 2003, il primo paese a dimostrarsi interessatoa pubblicarlo è stata l’Italia
Le opere dello scrittore sono state pubblicate in Francia, Italia, Argentina e Portogallo. La sua traiettoria all’estero è cominciata per mezzo di un’agenzia italiana di Milano. “Come tanti cavalli” è stato pubblicato in Italia presso la casa editrice Bevivino. Ora un’agente letteraria tedesca si occupa dei diritti d’autore di Ruffato nel mondo.
— L’Italia offre una grande resistenza al consumo di libri che non sono in lingua inglese. Ma forse è stato anche un problema della casa editrice, che andava verso altri tipi di libri, non di fiction. Ora bisogna aspettare e vedere come sarà la ripercussionedi “Estive em Lisboa e lembrei de você” — racconta Ruffato,che nel romanzo racconta la storia di Serginho, un mineiro disilluso del suo matrimonio e della mancanza di impiego, che decidedi avventurarsi in Portogallo alla ricercadella redenzione finanziaria e forse anche amorosa.
Ruffato è nipote di immigranti italiani di Padova, in Veneto. Sente un grande affetto per le sue origini ma non accetta di essere chiamato italo-brasiliano, perché non ha la doppia cittadinanza e non la vuole nemmeno avere.
— Non voglio essere cittadino di seconda classe italiana, voglio essere cittadino di prima classe brasiliana. Gli italiani sono partiti miserabili dall’Italia e sono arrivati qui per sostituire la mano dopera di schiavi. Adoro pensare che sono un oriundo, adoro pensare da dove sono venuti i miei nonni, ma non voglio avere nessun tipo di rapportopiù profondo con l’Italia. Il mio rapporto è affettivo e basta.
Tra gli scrittori italiani più ammirati da Ruffato, Luigi Pirandello è al primo posto. Il brasiliano crede di “parlare in dialogo” con Pirandello quando scrive i suoi libri.
— In lui c’è uno sguardo di connivenza con i miserabili, che credo che, in qualche modo, sia presente anche nel mio lavoro — dice Ruffato che parla della visione anti-romantica dell’immigrazione italiana in “Mamma,son tanto felice”, nella serie Inferno Provvisorio, che termina con l’ultimo dei cinque volumi “Domingo sem Deus” [Domenica senza Dio].
— Credo che si riesca a capire quanto d’Italia c’è nella mia letteratura — conclude il brasiliano,che ormai si sente realizzato come scrittore e non vuole più tornare algiornalismo.