Comunità Italiana

Pdl, Fini avverte Berlusconi “Resto, ma deve accettare il dissenso”

Il presidente della Camera riunisce i fedelissimi: "Non siamo il partito del Predellino". "Non penso a scissioni ma ci vuole libertà e confronto". "Sbagliato criticare Saviano"

{mosimage}ROMA – Resta, ma non tace. Semmai organizza quel dissenso all'interno del Pdl a cui vuol dare voce. Se gli verrà permesso, ovviamente. Gianfranco Fini raccoglie i suoi fedelissimi e rilancia le critiche al Pdl ("deve essere libero e non può essere il partito nato dal Predellino"), negando, però, di aver posto questioni "personalistiche" o di "organigramma". Fini vede un partito che, visto il rapporto privilegiato con la Lega, si muove con scarsa "attenzione alla coesione sociale del Paese". Poi avverte: "Non penso a scissioni o a elezioni e non cerco poltrone: ma non ho intenzione di stare zitto e farmi da parte". Svanisce, così, l'ipotesi di fare gruppi autonomi. Si concretizza invece la nascita di una corrente di minoranza che vede in Fini il suo leader.

La terza carica dello Stato si presenta a questo appuntamento (blindato ai cronisti) con addosso gli occhi del mondo politico. E non poteva essere altrimenti dopo lo scontro con Berlusconi 1. In sala sono una cinquantina. Tra gli altri, Baldassarri, Siliquini, Laboccetta, Menia (che polemizza con Bocchino), Barbareschi, Tremaglia, Granata, Napoli, Bocchino, Ronchi, Paglia e Urso. Fini parte così: "Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi allo specchio". Richiama Ezra Pound quando dice che "bisogna essere disposti a rischiare per le proprie idee". E dice di volero fare senza esitazioni: "Questo è il momento. Questa è una fase complicata, non ce la facevo più a porre sempre le stesse questioni a Berlusconi".

Le questioni Fini le elenca l'una dopo l'altra. A partire dalla mancanza di "proposte precise sulle riforme", ai contrasti "politici e non personali" con Tremonti ("senza di lui saremmo come la Grecia"), al rapporto con la Lega "che è un alleato importante ma non può essere il dominus della coalizione". C'è questo ma non solo. C'è anche un disagio a stare in un partito in cui si dice, come ha fatto Berlusconi, che i libri di Roberto Saviano fanno un favore alla mafia: "Come è possibile dire che con il suo libro ha incrementato la camorra? Come si fa a essere d'accordo?. Nessuno nega che Berlusconi sia vittima di accanimento giudiziario, ma a volte dice delle cose sulle quali è difficile convenire…". Poi l'attenzione torna sul Pdl. Con la decisa negazione di tramare ai danni del premier: "Non credo di avere attentato al partito o al governo dicendo che su alcuni temi c'è una distanza politica. Ho posto solo questioni politiche, mai personalistiche, e sempre con spirito costruttivo". 

Guarda alla direzione del Pdl di giovedì, il presidente della Camera. Se da quell'appuntamento uscirà "una pattuglia minoritaria in polemica con la maggioranza" significa "che ci sarà un confronto aperto". Ed allora, continua Fini, si aprirà "una fase nuova". Che, però, porterà con sè un interrogativo ancora irrisolto: "Il dissenso interno può esistere o siamo il partito del predellino?. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa minoranza interna. Sarà il momento della verità". E se alcuni giornali grideranno al tradimento, sappiano che "nove volte su dieci chi davanti ti dice sempre sì poi dietro ti tradisce".

Una lunga riflessione messa nero su bianco su un documento che 55 parlamentari firmano. Molti nomi illustri hanno prese le distanze dal loro ex leader: La Russa, Gasparri, Alemanno, solo per citarne alcuni. Lui scivola sulla questione: "La componente che viene da An sarebbe dovuta restare unita, ma invece è andata diversamente".

Il testo finale riconosce Fini quale rappresentante della componente interna al Pdl  e frena "il solo parlare di scissioni e di elezioni anticipate". Con questo mandato il presidente della Camera si presenterà giovedì alla direzione. Ma la platea che avrà davanti sarà sicuramente meno facile di quella di oggi. 

Fonte: www.repubblica.it