Comunità Italiana

Per espandere la lingua di Dante

{mosimage}L’Associazione Brasiliana Professori di Italiano dedica il suo XIV Congresso all’Unità d’Italia. Comunità intervista il comitato direttivo uscente per parlare delle sfide dell’insegnamento dell’italiano in Brasile

Più di 150 partecipanti, inclusi docenti e studenti hanno preso parte al XIV Congresso dell’Associazione Brasiliana Professori di Italiano (ABPI) che si è svolto a novembre a Brasília. 

— La scelta della città non è stata casuale — ha spiegato il socio fondatore, Mario Porru. All’Università di Brasília (UnB) manca infatti una cattedra di italianistica, la prima cosa che chiedono le istituzioni sono i numeri e a Brasília c’è una richiesta significativa, che non possono ignorare. Inoltre è stata scelta questa sede anche in funzione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, che è stato uno dei temi trattati durante le conferenze e anche  del Momento Italia-Brasile (MIB).
Nel 2000 i soci dell’ABPI si erano ritrovati nel planalto central in occasione del ventesimo anniversario dell’Associazione, ma era stato un evento minore.  
— Da allora non abbiamo trovato grandi cambiamenti a livello di struttura, perché non sono stati introdotti corsi nuovi all’ UnB; mentre abbiamo notato un aumento di interesse da parte degli studenti, ma l’università finora non si è attrezzata per rispondere a questa necessità — ha dichiarato Flora De Paoli Faria, direttrice del Centro di Lettere e Arte all’Universidade Federal do Rio de Janeiro (UFRJ).

L’ABPI è stata fondata nel 1980 dalla professoressa Gina Magnavita Galeffi e da Romano Galeffi a Salvador. Da allora il convegno dell’ABPI è diventato un foro privilegiato per la divulgazione delle ricerche dei suoi soci e uno strumento efficace per avere un quadro aggiornato degli studi di italianistica e delle diverse metodologie adottate. 

— Agli inizi eravamo un piccolo gruppo di professori, una trentina, che venivano soprattutto da Salvador, Fortaleza, Rio de Janeiro e San Paolo. Adesso siamo più di 150 docenti, la maggior parte professori universitari, però ci sono anche insegnanti di scuole private o di corsi liberi di italiano. Non c’è una discriminazione: chiunque insegni italiano, dimostrando che ha questa funzione, può associarsi — ha sottolineato Porru, romano di origini sarde che insegna a Salvador da 36 anni.

Alla fine dell’assemblea generale è stato deciso un nuovo direttivo. Mauro Porru, presidente dal 2005 e Flora De Paoli, vicepresidente, hanno lasciato il timone a Lucia Sgobaro Zanette, fiorentina e docente all’Universidade Federal do Paraná (UFPR) e a Fabiano Dalla Bona, di Curitiba, ma di famiglia italiana e attualmente docente di italiano all’ UFRJ.

— Noi adesso siamo in una situazione più comoda perché possiamo chiedere, aiutare, ma non dobbiamo più portare la bandiera. Adesso è giunto il momento di passare la bandiera ai giovani. Per questo come immagine della nostra locandina è stata scelto il quadro di Domenico Induno “Donne che confezionano la bandiera Tricolore”. Noi abbiamo insegnato a cucire la bandiera, adesso tocca a loro portarla — ha commentato con un tenero sorriso la prof.ssa De Paoli, nata in provincia di Cosenza e trasferitasi in Brasile con la famiglia quando aveva 3 anni.

Nuovi progetti 
per espandere l’italiano
Il nuovo vice presidente, Fabiano Dalla Bona, ha dichiarato che tra i progetti futuri ci sarà quello di continuare il lavoro avviato dal comitato anteriore, nel senso di portare l’italiano anche nei posti in cui la presenza di questa lingua è discreta o addirittura inesistente, come nel caso di Belém, capitale dello stato del Pará.

— L’ultimo convegno dell’ABPI, nel 2009, si è svolto a Belém, ed il discorso inaugurale è stato presieduto dalla presidente dell’ Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio, che insegna Storia della Lingua all’Università di Firenze ed è  la prima donna ad ottenere questo prestigioso incarico — ha spiegato l’ex presidente dell’ABPI. 

— A Belém abbiamo creato la possibilità di avere un professore d’italiano all’università. Attraverso l’ambasciata che ha pagato un docente per un mese e mezzo, è  stato possibile creare un sistema intensivo ed è stata una presenza abbastanza consistente sia nel corso di laurea che nella post-laurea. Si deve lanciare il seme, poi quello che verrà dopo non possiamo indovinarlo, ma noi speriamo bene — ha raccontato con molta euforia De Paoli.

La funzione principale dell’ABPI è quella di congregare tutti i professori  a livello nazionale, anche usando le nuove tecnologie, in maniera da rendere la comunicazione e la divulgazione di notizie ed eventi più immediata in un paese in cui le distanze sono enormi. Uno degli obiettivi che si prefigge la nuova presidente dell’associazione è appunto quello di mantenere uniti tutti i docenti di italiano sparsi per il Brasile per lavorare insieme in maniera collaborativa. Tra le difficoltà segnala i finanziamenti, dovuti anche alla forte crisi che sta affrontando l’Italia: 

— Quello che ci aiuta è che il Brasile è in un momento di espansione e di progresso e si interessa all’italiano; inoltre c’ è un’accettazione affettuosa del popolo italiano qui e questo aiuta il nostro lavoro. 

Della stessa opinione anche la docente De Paoli, che afferma che il governo brasiliano investe molto nell’insegnamento della lingua italiana, di più rispetto al governo italiano. 

— Esistono degli istituti di ricerca brasiliani che concedono borse di studio a chi studia l’italiano. Il nostro evento è stato finanziato in gran parte dalla CAPES, che è un organo del governo brasiliano che appoggia la formazione dei docenti — ha sottolineato.
Ogni due anni l’ABPI organizza un congresso nazionale, il prossimo sarà a Vitória, capitale dello stato di Espírito Santo. Occasionalmente, nel periodo tra i congressi, ci sono degli incontri minori che vengono chiamati incontri regionali. Il prossimo si terrà a Londrina, nel nord del Paraná, per risolvere una “situazione urgente”.

I corsi a livello di post-laurea, master e dottorato in italianistica, sono stati creati prima a Rio de Janeiro all’UFRJ e successivamente a San Paolo, che ha offerto per molti anni il master e recentemente ha aperto anche il dottorato. In Brasile sono 15 le università, federali e statali, ad offrire il corso di laurea in italiano. All’UnB esiste la disciplina nel corso di lettere, ma non esiste una laurea specifica. 

— L’italiano oggi dentro la società brasiliana occupa dei posti importanti e può decidere delle cose, può aiutare in questo processo di espansione, ma è sempre necessario trovare e aprire più spazi per la crescita di questa lingua — ha sottolineato la dottoressa De Paoli.

In generale, sostengono i quattro intervistati, la richiesta di studiare l’italiano è in costante aumento: l’italiano è sempre più in crescita quantitativamente e qualitativamente. Adesso i professori dell’ABPI sono in grado di diventare formatori di formatori, grazie alle loro specializzazioni e ai dottorati. 

— Ad esempio, adesso stiamo organizzando dei corsi di aggiornamento per i professori, mentre prima venivano direttamente impacchettati dall’Italia — ha specificato Mauro Porru.

— I nostri colleghi producono delle grammatiche, dei libri, dei risultati di ricerche perché sono loro che conoscono la realtà dello studente brasiliano e quindi sono in grado di trovare delle strategie di insegnamento riguardo la fonetica, sanno quali sono i principali ostacoli per i lusofoni brasiliani e spiegano come superarli — ha spiegato il presidente uscente dell’ABPI.

Tra i progetti futuri del nuovo comitato direttivo: continuare ad espandere l’insegnamento della lingua di Dante, non solo all’università, ma anche nelle scuole elementari e medie, statali e pubbliche. 

— È un lavoro che stiamo facendo da anni e continueremo a fare — ha concluso Zanette.