A fine gennaio 2015 il Console Generale a Rio de Janeiro, Mario Panaro, terminerà il suo mandato iniziato nel 2011 per far rientro al Ministero degli Esteri e andare in pensione a fine aprile. Ma non lascerà il Paese in cui ha costruito la sua famiglia: sua moglie Angela Maria è gaúcha e i suoi due figli Pamela e Pedro Paulo sono nati a Porto Alegre, città in cui ha ricoperto la carica di Console generale dal 2002 al 2006. Dalla personalità riservata, Panaro ha un’identità composita, è figlio di due culture, il sud (padre pugliese) e il centro (madre marchigiana). La sua curiosità per altre realtà, coltivata attraverso studi, viaggi, letture e poi in carriera diplomatica (ha appreso sei lingue), l’ha portato a diventare un vero cittadino del mondo. Prima di approdare a Rio, ha svolto attività a Caracas, Copenaghen, Addis Abeba, Bonn, Porto Alegre, ma il periodo trascorso a Teheran tre il ‘92 e ‘96 è quello che considera più interessante da tutti i punti di vista. Nel suo ultimo mandato è stato a capo di una circoscrizione di 59.894 residenti (63% dello Stato di Rio de Janeiro e 37% di Espírito Santo), cresciuti negli ultimi tre anni di circa il 20%.
Comunità Italiana — Sono passati tre anni da quando è arrivato al Consolato di Rio, può fare un bilancio della sua permanenza?
Mario Panaro — I risultati più soddisfacenti riguardano il progetto di recupero e valorizzazione dell’edificio “Casa d’Italia”, iniziato nel 2012 e tuttora in corso. Abbiamo riformato parzialmente o totalmente cinque dei suoi nove piani, rafforzando e migliorando anche le sue infrastrutture e servizi. In questa operazione l’IIC ha fatto la sua parte. Siamo inoltre riusciti ad attrarre uffici di rappresentanza di quattro imprese italiane, oltre a quello della RAI, diventando anche una vetrina del Sistema Italia.
CI — Ultimamente Rio de Janeiro è stata al centro dei riflettori di tutto il mondo con Rio+20, Confederations Cup, GMG, Mondiali di calcio, ci sono stati dei momenti difficili da gestire?
MP — Il Consolato Generale è stato coinvolto in misura rilevante in tutti i grandi eventi realizzati a partire dal mio arrivo: a cominciare dalla Conferenza ONU Rio+20, ove la delegazione italiana ha svolto un ruolo di rilievo. La GMG è stato un altro periodo di intensa attività a beneficio soprattutto dei partecipanti italiani che sono stati circa 8.000. La Confederations Cup e la Coppa del Mondo sono state altre due occasioni per prestare assistenza tanto alla nostra Nazionale, quanto a giornalisti e tifosi che hanno preso parte ai due eventi. Abbiamo dovuto affrontare e risolvere in tempi ristretti e con risorse limitate una serie di problematiche legate alle più diverse esigenze dei partecipanti agli eventi, come pure a quelle delle manifestazioni di carattere promozionale ad essi collegate (penso ad Italia na Copa), e dell’ampia copertura mediatica che gli stessi hanno avuto. Non abbiamo registrato nessun inconveniente di rilievo, neppure durante le manifestazioni di piazza che per diversi mesi hanno interessato Rio de Janeiro tra il giugno e l’ottobre del 2013, grazie anche alle dotazioni di sicurezza di cui disponiamo.
CI — Prima di essere Console Generale a Rio de Janeiro, è stato Console Generale a Porto Alegre dal 2002 al 2006. In questi due periodi ha notato grandi cambiamenti nel Brasile e nella società brasiliana?
MP — Nel periodo 2002-2006 il Brasile è cresciuto sia sul piano economico, che su quello sociale e delle infrastrutture, oltre che nella sua proiezione internazionale. In quegli anni il Paese occupava la decima posizione per il PIL, atttualmente è in settima posizione. Malgrado il rallentamento registrato in Brasile negli ultimi tre anni, la città e lo Stato di Rio de Janeiro hanno beneficiato di condizioni più favorevoli grazie anche agli investimenti esteri, che sono giunti a circa 10 miliardi di dollari nel 2011 e nel 2012. Restano in questo quadro i nodi relativi allo sviluppo umano. Nell’importante rilevazione sul “modello di sviluppo del Sistema Italia in Brasile”, realizzata dalla nostra Ambasciata si può notare che delle oltre 800 filiali di imprese italiane in questo Paese circa 70 sono presenti nella nostra circoscrizione.
CI — Secondo l’ultimo decreto legge per chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana, gli italodiscendenti devono pagare una tassa di 300 euro per ogni singola domanda. Questa nuova modalità aiuterà a diminuire le lunghe file di attesa?
MP — Il provvedimento potrà avere riflessi sulle richieste di riconoscimento. Si tratta di un onere non piccolo, che tuttavia esprime la volontà dei nostri legislatori ed è mirato anche a rafforzare la capacità di risposta della rete consolare di fronte ad un numero di richieste abnorme rispetto alle capacità di assorbimento della domanda esistente in questo Paese. Per ragioni storiche e demografiche tale domanda sarà verosimilmente sempre superiore all’offerta di servizi che il nostro Paese si può permettere. Sarei lieto se in futuro lo stesso legislatore vorrà assortire il pagamento di una tassa con il requisito della conoscenza della lingua italiana, favorendone magari in varie forme l’apprendimento.
CI — A dicembre ci saranno le elezioni dei rappresentanti dei Comites. La modalità delle elezioni sarà diversa da quella usata di solito. Può spiegare ai cittadini cos’è cambiato?
MP — La maggiore novità di queste elezioni è l’introduzione di un voto per corrispondenza “rafforzato” dalla manifestazione della volontà da parte dell’elettore, che deve far pervenire al Consolato, entro il 19 novembre 2014, un apposito modulo. Questa modalità rappresenta un incentivo ed in pari tempo una garanzia di contenimento delle spese postali e di quelle riguardanti le operazioni collegate alla consultazione. In ogni caso potremo contare sulle capacità e sulla motivazione di un COMITES rinnovato, affinché esso continui ad essere un punto di riferimento della nostra comunità ed un partner tanto della rete consolare e diplomatica quanto del Sistema Italia.
CI — Il Consolato si occupa anche di dare assistenza agli italiani indigenti residenti nella circoscrizione. Quanti sono e quali sono le loro condizioni? In che modo il Consolato gli aiuta?
MP — Il settore dell’assistenza è quello che ha assorbito le maggiori risorse dei finanziamenti per servizi. Pur con una sensibile diminuzione tra il 2011 (ricevemmo oltre 600 mila Euro per assistenza diretta ed indiretta ai circa 250 cittadini in situazione di indigenza o di particolare necessità), ed il 2014 (il finanziamento si è attestato a poco oltre 200 mila Euro), siamo riusciti a mantenere e, per certi versi, a migliorare gli standard dei servizi sanitari ed assistenziali. Lo abbiamo potuto fare attraverso il contenimento delle spese, l’adeguamento dei trattamenti alle risorse disponibili e l’identificazione di strutture sanitarie, rete di farmacie e casa di riposo in grado di fornire prestazioni idonee.
CI — Il suo incarico come Console Generale a Rio sarà la tappa conclusiva della sua carriera. Ha già pensato a cosa farà dopo? Continuerà a vivere in Brasile?
MP — Rio de Janeiro è stata una scelta professionale e personale, in quanto vi rientrerò per restarvi dopo un breve periodo a Roma. Sto valutando un’offerta di collaborazione. Se si concretizzerà, mi auguro di poterla conciliare con la pratica dell’ozio creativo di cui parla Domenico De Masi, rivalutando magari la mia sopita passione per il teatro sperimentale, senza trascurare il mio interesse per la pedagogia. Insieme a mia moglie, che è anche cittadina brasiliana, potrò con minore stress continuare ad occuparmi di due figli minori inseriti in un sistema scolastico nel quale il tempo integrale resta, per nostra croce e delizia, ancora appannaggio di una piccola minoranza di studenti.