“C’è un evidente abuso del diritto”, dice ed è “paradossale che in questi 10 giorni nessuno si sia fatto vivo. Sarebbe stato qualcosa di dovuto, utile e doveroso, rispetto anche a tantissimi attivisti ed eletti”. E avanza le sue richieste. Innanzitutto – premette – occorre “ristabilire un nuovo rapporto di confronto, condivisione e discussione tra il centro e le periferie”, ed è necessario “indire per la prima volta e ufficialmente tavoli di lavoro, di collaborazione e di impegno comuni tra le istituzioni del Movimento che guidano le città”. Poi: “Occorre studiare una formula efficiente e strutturata di dialogo tra gli eletti di vario grado del Movimento 5 Stelle, non solo online ma anche dal vivo” e “garantire la possibilità per eletti ed attivisti di esprimere le proprie idee attraverso tavoli discussione o meetup nazionali atti a discutere, definire e stabilire regole interne chiare a tutti, indirizzi programmatici e politici del Movimento”. Inoltre: “Supportare concretamente i territori,ascoltare le esigenze e le esperienze di Giunta e consiglieri”. Infine: “Ricevere una riposta chiara e definita rispetto ai consiglieri comunali che sono usciti dal nostro gruppo e che, a differenza di altri comuni, non sono stati espulsi dal Movimento”.
Per ora nessuna risposta né da Grillo né dal direttorio ma l’espulsione del primo cittadino di Parma resta sul tavolo dei ‘vertici’ dei 5 Stelle. Sui tempi potrebbe esserci un rinvio al dopo elezioni del 5 giugno ma la manovra difensiva inviata per evitare la sua espulsione dal Movimento, non avrebbe fatto cambiare l’orientamento maturato di ‘cacciare’ Pizzarotti e vietargli l’uso del simbolo. (AGI)