La richiesta di Musso “non è da intendere come pena esemplare, ma commisurata alla gravita’ dei fatti”. “Dal processo – afferma – emerge la personalita’ di Boetcher che non e’ espressione della classe aristocratica tedesca, ma e’ un giovane rampollo di famiglia ricca, un perditempo e figlio di papa’ che fa il mantenuto e si atteggia a Dio. Lui stesso dice di essere un dio e cosi’ si atteggia con le donne con le quali ha a che fare”. Per il magistrato, “l’opinione pubblica e’ assillata da questo processo” perche’ “la sua percezione e quella degli inquirenti” e’ quella del “male”. “Il male – dice Musso – quello del Vangelo, esiste e nella rappresentazione del Vangelo, Savi (Stefano Savi, una delle vittime, ndr) viene colpito dal male”.
Il processo a carico di Boettcher e’ stato “un viaggio attraverso il dolore delle vittime” dice Musso “che inaspettatamente si sono trovate a essere obbiettivi anomali di rapporti interpersonali segnati dal sadismo, dal narcisismo e dall’antisocialita’ che si sviluppano a partire dalla dinamica di coppia e richiamano la partecipazione di un terzo complice, Andrea Magnani”. (AGI)