Ci sarà prima o poi, il canto del cigno?
Volevo ignorare le vicende politiche: irritano e deprimono. Per la colonna c’erano argomenti vivaci. C’era il coito di Strauss Kahn, il più caro del secolo: gli costerà l’Eliseo parigino e l’Eliseo celeste, negato ai vecchi libidinosi. C’era il bacio forzato tra il principe Alberto e la sua sposina: libido zero ma il chiaro desiderio di essere lontanissimi da Monaco, ciascuno in un posto diverso. C’era la Grecia cicala sciupona che sperperò quanto aveva e quanto non aveva in nome del welfare e ora è costretta a chiedere ai partner europei i soldi per pagare se stessi, rondò del cane che si morde la coda fino a stramazzare per infarto. C’erano gli ultimi siparietti della saga napoletana “Monnezza nostra”, interpretati dal sindaco Giggi ‘o Flop, noto maestro in spazzatura. C’era la protesta dei noTAV: fiaccolate e bombe molotov. C’era l’ultima mazzata giudiziaria su Berlusconi: un risarcimento enorme, difficile da motivare, da pagare a De Benedetti, De Maledetti per gli ex-olivettiani. E c’erano altre storielle.
Ma la crisi finanziaria incombe, il governo fa votare “la manovra” al Parlamento e si suicida: questa è la notizia. Dopo decenni di finanza allegra, l’Italia ha capito che deve spendere solo quanto incassa, anzi qualcosa di meno per ridurre i suoi debiti. Altrimenti la barca affonda. Difficile aumentare le entrate: la pressione fiscale è già troppo alta. Bisogna ridurre le spese, e la manovra si propone di ridurle. Ci sono grandi spazi di risparmio: sprechi, corruzione, evasione fiscale sono oggetto di denuncie ogni giorno. Sembra semplice: tutti sanno, il governo sa, dove mettere le mani, ma semplice non è. A partire dagli anni ’60 l’Italia ha creato e consolidato una struttura sociale, politica, burocratica e economica fatta di egoismi corporativi, di sindacalismo ottuso, di cultura anti-impresa, di assistenzialismo, di magistratura politicizzata, che oggi è indistruttibile. Colpire le caste e i privilegi è impossibile; inutile provarci, il sistema ti sconfigge. Un esempio: nella stesura iniziale la manovra prevedeva norme che toccavano gli osceni privilegi dei parlamentari. L’Italia intera avrebbe applaudito in piedi. Dal Parlamento partirono messaggi chiari: i nostri poco onorevoli avrebbero votato contro. Il governo, coda fra le gambe, dovette fare marcia indietro. Cosí va l’Italia nostra. Meglio colpire chi può soltanto abbaiare senza mordere: nella fattispecie i risparmiatori, i pensionati e le famiglie. Si sa che ridurre gli assurdi costi della politica non è risolutivo, ma i parlamentari non dovrebbero chiedere nulla ai più deboli senza avere la coscienza pulita, ed essi non l’hanno. La classe media è pronta a fare la sua parte: anni fa ha persino dato l’oro della fede nuziale a Mussolini. Ma tutti devono contribuire, e i politici per primi.
Leggo gli articoli della “manovra”: sullo sfondo le note della Marcia Funebre di Chopin. Accostamento perfetto: questa legge è il suicidio politico del PDL e di Berlusconi. Ho letto centinaia di commenti dei lettori sui giornali on-line: la classe media italiana, bacino elettorale del PDL, è indignata e nel 2013 cambierá il suo voto. Berlusconi ha già dichiarato che non sarà candidato. Facciamo novene perché sorga una nuova leadership politica carismatica e illuminata e che i voti non vadano agli zombi di ieri e di oggi. Il premier è stato un imprenditore di successo; sa cosa bisognerebbe fare ma credo sia stanco di combattere contro i mulini a vento, di promettere riforme che il sistema non vuole fare. Gli elettori gli possono perdonare le sue follie notturne; non gli possono perdonare di non aver saputo, o potuto, cambiare il Paese. La manovra doveva passare ed è passata e l’Italia scongiura, per il momento, la crisi finanziaria, ma Berlusconi ha perso una ottima occasione per denunciare chi, a destra e a sinistra, vuole che le cose rimangano come sono. Doveva farlo: se i politici non vogliono leggi coraggiose e giuste Berlusconi non può essere complice. Non è un politico e non può ragionare e comportarsi come un politico; meglio ritirarsi ad Antigua con il rispetto e, chissà e nonostante tutto, con il rimpianto degli italiani.