Comunità Italiana

Razzo lanciato da Gaza, morto un uomo Fazione ultraradicale rivendica l’atto

Napolitano al presidente siriano Bashar Al-Assad: "Siamo molto preoccupati per i nuovi insediamenti"

GERUSALEMME – Un razzo lanciato da Gaza ha ucciso un bracciante thailandese nel sud di Israele, centrando l'area su cui sorge il kibbutz di Nativ Hasara. L'uomo è morto durante il trasporto verso l'ospedale di Ashqelon per le lesioni causate dalle schegge dell'ordigno.
 
Una piccola fazione ultraradicale islamica, ispirata apparentemente agli slogan di Al Qaida, ha rivendicato il lancio. La rivendicazione, contenuta in un Sms destinato ai media la cui attendibilità non è possibile verificare, è firmato dalle 'Brigate di Ansar al-Sunna', una delle sigle della galassia salafita che negli ultimi mesi è entrata in conflitto con Hamas – il movimento islamico nazionale palestinese al potere nella Striscia dal 2007 – da posizioni ancor più integraliste, predicando l'adesione al jihadismo internazionale. Il gruppo estremista islamico è lo stesso che ha rivendicato un analogo lancio di razzi da Gaza verso il territorio israeliano avvenuto lo scorso 11 marzo.

Dalla fine dell'operazione Piombo Fuso, con cui nel gennaio del 2009 Israele mise a ferro e fuoco la Striscia, da Gaza sono partiti un centinaio di razzi diretti contro il territorio israeliano. Il razzo, caduto nelle immediate vicinanze del confine, è il terzo lanciato da ieri sera sul sud di Israele, ma è il primo da tempo a provocare vittime. Non è la prima volta che Hamas affronta, sul piano del controllo del territorio, una sfida interna al fondamentalismo. Lo scorso anno, ad agosto, la Striscia fu teatro di uno scontro armato tra il movimento che strappò a Fatah il potere e una fazione armata che si richiamava ad al Qaeda. Lo scontro si concluse con la fine di Jund Ansar Allah, composto da centinaia di miliziani che si autodefinivano "Guerrieri di Dio" e che ambivano alla creazione di un emirato sunnita.

L'episodio segna un'improvvisa recrudescenza di attacchi che coincide con l'arrivo della rappresentante della politica Estera dell'Ue, Catherine Ashton nella Striscia di Gaza, territorio controllato dai radicali palestinesi di Hamas, teatro di visite assai rare da parte di alti esponenti della comunità internazionale e prima volta in Medio Oriente per la Ashton, che si è schierata contro "ogni forma di violenze".

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al termine dell'incontro con il presidente siriano Bashar Al-Assad ha detto di essere "molto preoccupato per i nuovi insediamenti a Gerusalemme Est e per le conseguenze che possono scaturire". Per il presidente "la sola soluzione possibile al conflitto arabo-israeliano si basa sulla formula due popoli e due Stati – ha spiegato Napolitano -, e cioè il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato indipendente e vitale e quello di Israele a vedere la propria esistenza riconosciuta e a vivere in sicurezza. Di questo quadro fa parte la restituzione del Golan", come anche affrontare "la gravissima situazione umanitaria a Gaza".

Il presidente siriano ha parlato di "punti di vista convergenti" per quanto riguarda il processo di pace e ringraziato "l'Italia per la sua posizione sul Golan". "Vogliamo una pace giusta e globale – ha detto Assad – ma questo è difficile per la mancanza di iniziative e per un governo come quello israeliano che non può essere preso come partner per colpa della sua politica di insediamenti e di violazione dei luoghi sacri".

Secondo Damasco occorre "porre fine all'assedio del popolo palestinese", tornare alla situazione precedente al 1967 e soprattutto "eliminare gli insediamenti che rappresentano un ostacolo al processo di pace". Con l'Italia c'è "amicizia e intenzione di approfondire il dialogo e la collaborazione", ha concluso Assad.

Fonte: www.repubblica.it