Il faro delle istituzioni europee è puntato sull’Italia in queste ore ma il dialogo è continuo e si conta di poter arrivare a un risultato costruttivo evitando che Bruxelles rispedisca al mittente il testo. La manovra contiene misure per 27 miliardi e le coperture ammontano a 15 miliardi, oltre la metà delle quali deriva da misure una tantum. Ed è proprio su queste che si sta concentrando l’attenzione della Commissione.
L’altro nodo è l’aumento del deficit strutturale, ovvero il saldo del conto economico delle amministrazioni pubbliche corretto per gli effetti del ciclo economico sulle componenti di bilancio e per gli effetti delle misure una tantum. Secondo gli impegni dovrebbe ridursi di almeno lo 0,6% nel 2017 ma dalle tabelle presenti nel documento emerge un peggioramento dello 0,4%, dall’1,2 all’1,6%. Il giudizio definitivo della Ue arriverà entro il 30 novembre ma il 9 novembre l’esecutivo comunitario pubblicherà le previsioni economiche d’autunno, corredata da un’analisi dei punti critici dei vari Paesi e implicite indicazioni su come e dove intervenire.
Il governo è comunque fiducioso. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, non si aspetta una procedura di infrazione. “Me l’aspetto per quei Paesi che non hanno fatto la relocation”, ha detto il premier sottolineando che l’Italia “rispetta totalmente le regole europee”. Tra qualche giorno la manovra inizierà il suo iter parlamentare che quest’anno partirà dalla Camera. La legge di bilancio approderà a Montecitorio insieme al decreto legge fiscale che prevede l’abolizione di Equitalia e la rottamazione delle cartelle esattoriali. I due provvedimenti saranno esaminati dalle commissioni Bilancio e Finanze della Camera.
Il dibattito parlamentare si preannuncia già infuocato. In particolare ad alimentare la polemica politica è la nuova voluntary disclosure, la riedizione della procedura per il rientro volontario dei capitali detenuti all’estero che riguarderà anche i contanti nascosti nelle cassette di sicurezza. La norma non è ancora stata definita, e non è chiaro se confluirà in manovra o in un decreto legge, ma da quello che emerge la novità di quest’anno è il prelievo forfettario per l’emersione del contante. Chi vuole mettersi in regola potrà farlo pagando un’aliquota del 35%.
“Difficile non dire che la cosiddetta norma ‘salva Corona’ non sia un condono; se la fanno così come annunciata inevitabilmente il Parlamento la cambia”, ha avvertito il presidente della commissione Bilancio alla Camera, Francesco Boccia. (AGI)