Comunità Italiana

Renzi, “Italicum non si discute, chi vince governa senza inciuci”

L’Italia e quanto accade intorno. Da una parte “c’e’ un mondo che discute di un voto in Austria in cui per un soffio non vince l’altra destra, c’e’ una discussione aperta in America sul rapporto tra populismo e riforme e anche tra una sinistra piu’ pragmatica e una piu’ ideologica”, dall’altra “c’e’ un centrosinistra che sta approvando le riforme che si attendevano da anni” ma c’e’ anche “il fatto che si discuta di come eleggere i senatori”, il che “e’ una cosa che mi fa pensare”. Matteo Renzi chiude il G7 in Giappone, e ogni ulteriore spiraglio sulle riforme con la minoranza Pd, chiarendo che “l’Italicum non si discute”.

Di piu’, “non c’e’ alcun collegamento tra legge elettorale e riforme”, scandisce il presidente del Consiglio e segretario Pd. Gli fa eco Graziano Delrio. “Discutere di legge elettorale e’ sempre possibile, ma farlo a ridosso del referendum non e’ giusto, non e’ coerente. Non servono ultimatum. Dire “si cambi l’Italicum o non votiamo il referendum” e’ irresponsabile. E’
un colpo basso al Pd e al Paese”, spiega il ministro per le Infrastrutture.
“Sono convinto che gli italiani voteranno al referendum indipendentemente da quello che suggerisce il capo di un partito”, e’ il mantra di Renzi, come a dire che “se uno pensa che le Regioni non funzionano per come sono, non puo’ votare No. C’e’ la piu’ grande riduzione del numero dei parlamentari e noi arriveremo a questa sfida non bloccando l’attivita’ parlamentare ma continuando a lavorare”.

La prende partendo da una riflessione storica, Gianni Cuperlo. “All’indomani della guerra ci fu un dibattito, che coinvolse i principali intellettuali del Paese, sul tema se ci fosse stata o meno una cultura fascista. Bobbio, Garin, Del Noce, diedero risposte diverse ma, alla fine, la valutazione fu, in sostanza, che non era mai esistita una ‘cultura fascista’ ma una ‘cultura al tempo del fascismo'”. E allora, riprende l’esponente della minoranza pd, “io non penso che alle spalle abbiamo avuto vent’anni che ci hanno consegnato una politica berlusconiana o, oggi, renziana ma penso che sia esistita una ‘politica al tempo di Berlusconi’, e Renzi, per ragioni anagrafiche, si e’ formato in quella, come molti 30/40enni in questo pezzo della storia della Repubblica, caratterizzata da tante cose positive e negative ma soprattutto da un tratto che ha pesato e pesa molto nel modo di interpretare la leadership, non solo – puntualizza – nel mio partito ma in generale sulla scena politica”.

A questo clima Cuperlo collega “la crisi, il venire meno delle grandi culture popolari di riferimento che hanno costruito la solidita’ del sistema politico del Paese”, il che ha prodotto “leader molto capaci, spesso talentuosi, con enorme brillantezza sul piano comunicativo, che hanno una maggiore flessibilita’ e mobilita’ nello scegliere i temi”. (AGI)