Matteo Renzi rimane favorevole al voto a giugno ma questa volta potrebbe non essere lui a candidarsi a Palazzo Chigi ma il suo successore, Paolo Gentiloni, o il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che nelle recenti apparizioni pubbliche e televisive si sente domandare sempre più spesso se abbia ambizioni di questo genere. “La prossima volta potrei non essere io. Magari potrebbe toccare ancora a Paolo Gentiloni, o a Graziano Delrio”, ha dichiarato l’ex premier in un’intervista al Corriere, “lo scenario della prossima legislatura imporrà probabilmente governi di coalizione. Attenzione, però. Trattare con l’Europa e ottenere risultati sarà più difficile, nel nuovo scenario internazionale”.
“Il 4 dicembre un rigore tirato malissimo”
La sconfitta referendaria ha probabilmente un ruolo nel parziale passo indietro di Renzi: “So che le elezioni non possono essere il secondo tempo dopo il referendum. Quando si perde a calcio, non ci si riprova con la pallannuoto”. “Io ho avuto la possibilità di tirare un calcio di rigore il 4 dicembre. Me l’hanno parato… Anzi 41 a 59 significa che l’ho tirato male, malissimo”, ammette l’ex presidente del Consiglio, “e adesso è cominciata una fase politica diversa”. Una fase politica nella quale l’uomo solo al comando potrebbe non funzionare più: “So che non posso più dettare la linea da solo”. E ancora: “Non mi va di essere raffigurato come una persona rosa dalla voglia di andare alle elezioni anticipate per prendersi la rivincita”.
“Con Gentiloni ci diciamo tutto”
“Dunque e bene ragionare sui pro e i contro delle elezioni anticipate. Si vuole andare avanti? Siamo pronti, se si ritiene che serva”, prosegue Renzi, “con Gentiloni il rapporto è tale che ci diciamo tutto. E capisco che l’obiezione di presentarsi al G7 di fine maggio con un governo dimissionario non offrirebbe una bella immagine dell’Italia. Ma in Europa andrà comunque un governo dimissionario dopo qualche mese con la manovra finanziaria alle porte. Quindi…”. Ma se al voto si andrà, il nuovo quadro politico avrà probabilmente bisogno di figure differenti: “So bene che se ottenessi un grande risultato, un 37 per cento dei voti, o addirittura un 42 per cento, non esisterebbero più le condizioni per avere un governo libero di fare le cose che ho in mente”. (AGI)