“Abbiamo scelto il Lingotto perché è interessante, doveroso, affascinante ripartire dai luoghi che hanno segnato la nostra storia “. “Da parte nostra non arriverà mai, mai, mai una polemica interna. Perciò il primo messaggio è per Michele Emiliano e Andrea Orlando: in bocca al lupo”.
La politica deve essere capace di indicare una direzione, non dividersi tra correnti. La sfida non è il quotidiano nauseante ping pong di queste settimane e mesi che ha stancato anche gli addetti ai lavori e non ha senso”.
Renzi ribadisce il sostegno al governo Gentiloni e critica le divisioni interne al partito. “La politica deve essere capace di indicare una direzione, non dividersi tra correnti”. E afferma: “La sfida non è il quotidiano nauseante ping pong di queste settimane e mesi che ha stancato anche gli addetti ai lavori e non ha senso. O il Pd dà una visione per i prossimi dieci anni al Paese o non serve più”.
Il nemico da battere è l’antipolitica, “che è sia il populista nei talk show ma anche il tecnocrate abituato a fare come gli pare. Il burocrate del ministero che fa a meno del governo perchè tanto il ministro passa e lui resta”.
Al centro della mozione renziana c’è l’Europa, considerata “il vero luogo della battaglia politica”. Attacca il M5S: “I 5 Stelle sono passati nel giro di 48 ore dal movimento più anti europeo in assoluto, quello di Farage, a quello più europeista, quello di Verhofstadt: semplicemente è che avevano da piazzarsi, dimostrando l’idea di un’Europa à la carte che noi non abbiamo. Noi siamo per l’Europa dei valori, degli ideali, non delle poltrone”.
L’ex segretario ricandidato rilancia anche il significato della parola compagno: “Perché siamo qui? Per ridare senso alla parola “compagno”, che deriva dal latino cum panis, colui che divide l’essenziale, la cosa più importante che ha. Se il mondo ci propone Trump e Le Pen e noi discutiamo tra noi, ci stiamo perdendo il senso alto della politica. Dobbiamo ritrovare il gusto di condividere di discutere”.
Il modello dell’uomo solo al comando non ha funzionato. Per questo riconosce che “la necessità di maggiore collegialità è prioritaria all’interno del Pd. Non servono più circoli, ma circoli più aperti, che devono tornare ad essere punti di riferimento sul territorio, luoghi in cui si respira umanità”.