{mosimage}NATO, CON ONU AUSPICA FINE IMMEDIATA VIOLENZE – La Nato auspica, d'accordo con il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon, una "fine immediata" delle violenze in Libia e ribadisce che il cessate il fuoco dovrà essere "credibile e verificabile". Lo ha detto all'ANSA la portavoce dell'Alleanza, Carmen Romero.
"La Nato è d'accordo con Ban Ki Moon e vorrebbe vedere la fine immediata delle violenze in Libia, coerentemente con il mandato ricevuto dal Consiglio di sicurezza dell'Onu di proteggere la popolazione civile", ha detto la portavoce. La Nato accoglie con favore "tutti i contributi" che possono essere messi in campo dalla comunità internazionale per arrivare ad uno stop generalizzato delle violenze. "Come ha indicato il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, la Nato ritiene che in Libia la soluzione non è militare, ma politica", ha indicato Carmen Romero. "Un cessate il fuoco può facilitare la ricerca di questa soluzione, ma deve essere credibile e verificabile e deve essere accompagnato da uno stop completo della violenza e di tutti gli attacchi contro i civili", ha aggiunto la portavoce.
ONU CHIEDE IMMEDIATO CESSATE IL FUOCO – L'immediato cessate il fuoco in Libia è stato chiesto dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon. Ban ha lanciato un appello affinché si fermino immediatamente i combattimenti "a Misurata" e nel resto del paese, sottolineando la necessità di proseguire il dialogo politico.
Ban, nel corso di una conferenza stampa, ha inoltre detto di aver parlato con il primo ministro libico Al-Baghdadi Ali al-Mahmoudi e di avergli chiesto un "immediato e verificabile cessate il fuoco" e di fermare gli attacchi contro i civili.
RIBELLI, GHEDDAFI FUGGITO IN LUOGO SCONOSCIUTO – Gheddafi è scappato in un luogo sconosciuto, secondo quanto affermano i ribelli libici sulla loro pagina Facebook "Intifada del 17 febbraio". Il movimento indica il 17 maggio prossimo come 'giorno della rabbia' in tutta Tripoli.
MISURATA, FORZE GHEDDAFI CIRCONDATE A AEROPORTO – I ribelli libici nel corso di intensi combattimenti hanno circondato le forze fedeli al colonnello Muammar Gheddafi all'aeroporto di Misurata, la città a est di Tripoli in mano ai ribelli e assediata dalle forze governative da oltre due mesi. Lo riferisce un giornalista dell'Afp.
FRATTINI: 'MAI STATO OBIETTIVO MISSIONE' – "Gheddafi non è mai stato l'obiettivo della missione" internazionale, che punta a "proteggere i civili" per evitare un "bagno di sangue". Lo ha detto il Ministro degli Esteri Franco Frattini, intervenendo a 'Radio anch'io' e assicurando di non avere "alcuna idea" di dove possa essere il Rais, che non appare in pubblico da dieci giorni.
In Libia si dice "nulla è come appare", del resto "si è parlato della morte del figlio di Gheddafi con 3 bimbi piccoli, mentre poi abbiamo saputo dall'anagrafe che non aveva moglie né figli", ha aggiunto Frattini.
LA RUSSA, NO CACCIA A GHEDDAFI MA NO INTOCCABILE – "Non ho nessuna notizia di Gheddafi, confermo quello che ho già detto, ossia non c'é nessun piano della Nato per andare a cercarlo: insomma, non c'é una caccia Gheddafi ma nemmeno una sorta di intoccabilità nel senso che se lui è in un luogo che è uno degli obiettivi, non é che se c'é Gheddafi noi non possiamo sparare". Lo ha detto il ministro della difesa Ignazio La Russa all'ospedale Niguarda, dove si è recato a far visita al caporalmaggiore Luca Barisonzi, ferito in Afghanistan.
LA RUSSA, GIUSTE BOMBE SU RAIS SE IN TARGET MILITARE – Non è giusto "bombardare l'abitazione di Gheddafi ma gli obiettivi militari non si individuano e si colpiscono, in base alla risoluzione Onu, a seconda di chi c'é o chi non c'é". Lo afferma il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, in un'intervista al Messaggero, nella quale non esclude che si possa, invece, bombardare un "luogo dal quale partono gli ordini per colpire i civili". In quel caso, "il raid è lecito". Inoltre, "se Gheddafi si rifugia in una base militare non è che quella base – afferma La Russa – diventa intoccabile, anzi, il contrario". Il ministro chiarisce la posizione dell'Italia nel conflitto e fa sapere che "non intendiamo partecipare a raid su obiettivi collocati all'interno delle citta", tranne casi del tutto eccezionali in cui c'é un pericolo imminente per la popolazione. Quindi gli obiettivi degli aerei italiani restano i "bersagli militari fuori dalle città". La Russa non fa previsioni sulla durata della guerra ma afferma che "l'azione militare sta andando molto bene, va avanti, sta raggiungendo gli obiettivi. Ma ciò non basta". Il ministro auspica l'intervento di una "forte azione di politica e diplomatica". "Siccome non possiamo e non vogliamo operare via terra – aggiunge – e siccome le forze degli insorti in questo momento non hanno un predominio netto sulle milizie del rais, per forza di cose è indispensabile che scenda in campo la diplomazia e la politica". Infine, La Russa assicura che "nessuna azione a cui hanno partecipato gli italiani – conclude – è stata macchiata da un solo errore".
ESPLOSIONI AD EST DI TRIPOLI – Per circa un'ora sono state udite esplosioni ad est di Tripoli, mentre aerei hanno sorvolato la capitale, secondo quanto indicato da un testimone all'Afp. Le esplosioni sono iniziate verso le 7.30 e sono durate fino alle 8.15, sempre secondo le testimonianze.
NATO, NON SAPPIAMO SE GHEDDAFI E' VIVO O MORTO
di Marisa Ostolani
Con otto raid aerei in poche ore e attacchi missilistici a ripetizione su Tripoli, la Nato ha stretto la notte scorsa il cerchio attorno al rais, il cui bunker sarebbe stato nuovamente colpito, anche se ufficialmente l'Alleanza assicura che non si è aperta nessuna caccia a Gheddafi e il colonnello "non è un bersaglio" della missione militare in Libia. Mentre l'Onu invoca una tregua umanitaria, evocando i rischi di una penuria generalizzata di cibo e generi di prima necessità, aumentano i dubbi sulla sorte del rais, che non appare in pubblico da una decina di giorni e che non ha neppure partecipato ai funerali del figlio. "Non abbiamo alcuna prova se sia vivo o morto", ha detto il generale di brigata Claudio Gabellini, responsabile pianificazione dell'operazione Unified Protector, rispondendo a domande di giornalisti dopo l'operazione notturna nel corso della quale – secondo testimoni – sarebbe stato colpito anche il complesso di Bab al-Aziziya dove il Colonnello ha una sua residenza-bunker. "Non sappiamo cosa stia facendo ora Gheddafi. E a dire la verità, non siamo neppure interessati. Il nostro mandato è proteggere la popolazione civile libica ed eseguiamo questo mandato colpendo bersagli militari, non individui specifici", ha detto l'ufficiale italiano. "La scorsa notte sono stati distrutti bunker di comando e di controllo usati dal regime di Gheddafi per colpire la popolazione civile", ha precisato Gabellini. Il portavoce del governo libico, Mussa Ibrahim, ha seccamente smentito le testimonianze secondo cui il compound del colonnello Gheddafi sarebbe stato colpito. "I raid hanno colpito il centro della città. Hanno centrato edifici governativi", ha riferito il portavoce. "Questi non sono obiettivi militari. Perché li hanno presi di mira?", ha chiesto Ibrahim. Secondo fonti ufficiali libiche, i raid notturni avrebbero preso di mira anche un centro per l'infanzia e quattro bambini sarebbero rimasti feriti. "Abbiamo letto questi rapporti, ma non abbiamo nessuna prova. Non abbiamo persone sul terreno, pertanto non possiamo confermarli", ha replicato Gabellini. Ma secondo il generale, le "solide informazioni" di fonte militare di cui l'Alleanza dispone smentirebbero queste notizie. L'ufficiale ha mostrato foto e video per supportare "l'alta precisione" degli attacchi della Nato, la cui maggiore preoccupazione – ha assicurato – "é di evitare vittime tra i civili". L'intensificazione dei bombardamenti su Tripoli non rappresenta – ha insistito l'Alleanza – l'inizio di una escalation in Libia. "Noi continuiamo ad applicare la stessa strategia: ridurre il più possibile la capacità del regime di Gheddafi di colpire i civili", ha detto la portavoce Carmen Romero. "Non stiamo dando la caccia a Gheddafi", ha ribadito. Ma solo ieri, parlando dagli Usa, il segretario generale Anders Fogh Rasmussen, ha dichiarato che per Gheddafi "la partita è finita". E molti osservatori ritengono che la Nato voglia imprimere una svolta alla missione il più presto possibile. "Prima sarà e meglio sarà", ha detto Rasmussen. L'Italia non commenta l'intensificazione dei bombardamenti aerei della Nato. Ma il ministro della Difesa Ignazio La Russa ribadisce che "l'Italia non partecipa a bombardamenti, anche condivisi, sulle città". Oltre che per la pressione militare dell'Alleanza, il regime quarantennale di Gheddafi potrebbe essere scalzato dalle proteste della popolazione civile. Secondo un sito dell'opposizione, sarebbero in corso rivolte contro il regime alla periferia di Tripoli e forze fedeli a Gheddafi – inclusi mercenari – starebbero defezionando e passando con gli insorti. Il vicario apostolico di Tripoli, monsignor Innocenzo Martinelli, non conferma queste notizie, ma dichiara che "i libici hanno paura" e che "ogni giorno migliaia di persone partono verso Egitto e Tunisia".
Fonte: Ansa