Comunità Italiana

«Ridatemi Rosa, ho l’animo in letargo»

{mosimage}Parla Olindo Romano, condannato all'ergastolo assieme alla moglie per la strage di Erba

 

MILANO – Per Olindo Romano, Rosa Bazzi è un pensiero fisso. Lui nel carcere di Parma, lei in quello di Vercelli. Scontano la condanna all'ergastolo (comminata in primo grado) per la strage di Erba dell'11 dicembre 2006, nella quale furono uccise quattro persone e una si salvò miracolosamente. «Il mio animo è in letargo: si sveglia per tre ore ogni 15 giorni. Quando arriva Rosa» racconta il 47enne in un'intervista esclusiva concessa a Panorama e pubblicata sul numero in edicola da venerdì 23 ottobre.

NESSUN PENTIMENTO – Romano non mostra alcun pentimento. «Non potrà mai esserci. Non abbiamo fatto nulla di quello per cui siamo stati accusati e condannati» dice a Panorama. E punta il dito contro i magistrati che l'hanno condannato: «Due giudici che facevano le primedonne in un processo farsa hanno limitato la difesa ai nostri legali». Olindo accusa anche i carabinieri di avergli estorto la confessione: «Quella mattina io ho chiesto solo di poter vedere mia moglie, per sapere come stava. Invece hanno approfittato della situazione disperata in cui mi trovavo. Facendo leva su sentimenti e affetti, mi dissero che pentirmi e confessare era il minore dei mali: l'unica via d'uscita. Più il tempo passava, meno mi rendevo conto di quello che succedeva. Mi hanno guidato nella confessione. È stata tutto meno che un'ammissione spontanea».

ACCUSE A CARLO CASTAGNA – Olindo non desidera altro che poter stare con la «sua» Rosa, insomma, si addolcisce solo quando parla della moglie («Il momento più triste? Quando ci hanno separato»), ma se ripensa all'iter processuale e alla condanna se la prende con Carlo Castagna, marito, padre e nonno di tre delle vittime: «Lui è un padre padrone: più padrone che padre. Difendere la figlia a spada tratta, nel torto e nella ragione. Non so se questa disgrazia l'abbia cambiato. Ma non penso», dice a Panorama.

Fonte: www.corriere.it