Ma è la Danimarca il Paese che ha saputo fare di più. Senza leggi, ma con un cambiamento radicale e culturale nelle abitudini dei danesi, Copenhagen è riuscita a tagliare gli sprechi del 25% in soli cinque anni. La ricetta, però, non è facilmente replicabile altrove.
Dalla Russia post-comunista, la paladina della lotta agli sprechi
Paladina della lotta è Selina Juul, graphic designer russa arrivata in Danimarca negli anni ’90 per studio e diventata in poco tempo il volto e la voce del movimento Stop Spild Af Mad – basta con gli sprechi di cibo. “Arrivai da Mosca lasciandomi alle spalle un Paese in cui il comunismo era crollato e gli scaffali dei supermercati erano costantemente vuoti”, ha raccontato alla BBC. “I primi tempi tutta quell’abbondanza mi colpì positivamente”. Poi trovò lavoro nella panetteria di un supermercato e rimase sconvolta dalla quantità di pane che veniva buttata via solo perché non aveva più un aspetto fragrante.
Un problema di porzioni
Nel 2008 Selina Juul creò una pagina Facebook per spingere i danesi a sprecare meno cibo. La pagina ebbbe un boom di contatti e due settimane dopo la graphic designer fu invitata a parlare del tema alla tv nazionale. Juul subito dopo fu contattata dalla catena di discount Rema1000, interessata ad arginare il problema. L’azienda decise di ridurre le porzioni (e il prezzo) del 40-50% partendo da un dato: in Danimarca vengono buttati ogni anno 28mila tonnellate di pane e torte semplicemnte perché venduti in quantità eccessive rispetto al bisogno reale delle persone.
Più doggy bag, meno sconti
Dopo REMA, altre catene di supermercati cambiarono le loro poltiche aziendali. Lidl, ad esempio, eliminò le promozioni sui prodotti che incoraggiano le persone a comprare di più. Mentre Unilever sponsorizzò le ‘doggy bag’ nei ristoranti per invitare i clienti a portare a casa gli avanzi. Lo scorso anno, invece, ha aperto i battenti WeFood, una sorta di supermarket che vende solo prodotti scaduti, ma ancora buoni.
“Troppo buono per essere buttato”
Chi è disposto a mangiare tardi pur di gustare una cena preparata da uno chef a prezzi stracciati, può utilizzare l’app “Too good to Go” – Troppo buono per essere buttato via – che segnala tutti i ristoranti che svendono il cibo cotto ma non ordinato dai clienti.
Una ricetta difficile da replicare
Tuttavia la ricetta della Danimarca non è facile da replicare altrove. Il perché lo spiega bene Krishnendu Ray, sociologo della New York University: “Il Paese è piccolo, relativamente omogeneo e con una coscienza collettiva che spinge gli abitanti ad agire più per il bene comune che per il proprio interesse”.
Compra a stomaco pieno, cucina il giusto: il vademecum del consumatore
Una cosa è certa, sostiene Selina Juul, chiunque in piccolo può fare qualcosa. l’Importante è “agire”. Dal supermercato al giardino, ecco i consigli dell’attivista.
Al supermercato: In quanto consumatore hai un potere più grande di quanto immagini. Se tu a decidere cosa comprare e cosa no. Acquista con la testa e non con la pancia. E per farlo, non fare spesa quando sei affamato in modo da non comprare cibo di cui non hai bisogno.
In cucina: Prepara l’esatta quantità di cibo che riesci a mangiare. Condividi il cibo con i vicini e accertati che le scatole siano vuote prima di buttarle. Impara la differenza tra “consumare entro” e “vendere prima del”.
Dopo il pasto: Se hai avanzi, coprili e falli raffreddare per un’ora prima di riporli in frigo o in congelatore. Mangiali prima possibile o utilizzali per preparare nuovi piatti.
In giardino: mangia frutta e verdura coltivata da te anziché comprarla nei negozi. Donala ad amici e parenti. Se è troppa, congelala, disidratala, crea marmellate e confetture.
A ristorante: Ordina poco alla volta e dividi le porzioni. (AGI)