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Riforme alla prova dell’Aula M5s domani non parteciperà

09 de março de 2015 - Por Comunità Italiana

REFORMADopo lo strappo del Patto del Nazareno le riforme costituzionali tornano in Aula. Martedì la Camera dovrebbe dare il via libera al testo di modifica del bicameralismo che dovrà poi tornare al Senato per la terza lettura. Forza Italia fa sapere che voterà no e Renzi si trova dunque stretto tra la contrarietà degli azzurri e i mal di pancia della minoranza dem. Una situazione sulla quale ironizza in un tweet il capogruppo Fi Renato Brunetta.

Il Movimento cinquestelle non entrerà in Aula domani al momento del voto finale. I cinquestelle confermano la scelta dell’Aventino. “Le altre opposizioni? Noi andiamo avanti. Non ci fidiamo di Fi e Sel. Il partito di Berlusconi ha problemi al suo interno. Vedremo cosa fanno”, afferma Carlo Sibilia membro del direttorio cinquestelle.

Civati, non le voterò – “Come hanno fatto Chiti e Tocci al Senato. Così voterò anche io alla Camera. Non darò il mio voto alla riforma costituzionale. Lo faccio in ragione di una posizione “di merito” che accompagna le mie azioni dal gennaio del 2013. Lo faccio senza pensare alla questione delle correnti del Pd e ai rapporti con la segreteria, perché questa è la Costituzione”. Lo scrive Beppe Civati sul suo blog.

Alfano, spiace Fi accetti diktat Lega – “Non ci stupisce che la Lega chieda a Forza Italia – come condizione indispensabile per un accordo alle regionali- di non votare le riforme che, prima, la stessa FI aveva sostenuto. Ci stupirebbe (e ci dispiacerebbe molto) se FI accettasse questo diktat facendo nascere in Parlamento il futuro fronte del “No” estremista alle riforme che si manifesterà il prossimo anno al referendum confermativo”. Lo scrive il leader di Ncd Angelino Alfano in un post su Facebook, soffermandosi sul ddl riforme.

Intanto è battaglia sulla legge elettorale, incardinata in commissione Affari Costituzionali di Montecitorio e sul quale la minoranza Pd promette battaglia. Siamo “pronti a bloccare l’Italicum”, fa sapere in una intervista a Qn il bersaniano Alfredo D’Attorre.

Il premier Matteo Renzi ha partecipato al Nazareno all’assemblea dei parlamentari su fisco e p.a.

Alle 15 è previsto l’esame da parte dell’Aula della Camera degli ordini del giorno sulle riforme e domani ci sarà l’ok finale.

Ecco l’Abc delle riforme (di Giovanni Innamorati)
Un Senato composto da 100 senatori eletti dai Consigli regionali, con meno poteri nell’esame delle leggi; nuovo Federalismo, con abolizioni delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, con alcune competenze strategiche riportate in capo allo Stato. Ecco i punti principali della riforma che la Camera si accinge a votare in seconda lettura.
CAMERA – Sara’ l’unica Assemblea legislativa e anche l’unica a votare la fiducia al governo. I deputati rimangono 630 e verranno eletti a suffragio universale, come oggi.
SENATO – Continuera’ a chiamarsi Senato della Repubblica, ma sara’ composto da 95 eletti dai Consigli Regionali, piu’ cinque nominati dal Capo dello Stato che resteranno in carica per 7 anni. Avra’ competenza legislativa piena solo sulle riforme costituzionali e le leggi costituzionali e potra’ chiedere alla Camera la modifica delle leggi ordinarie, ma Montecitorio potra’ non tener conto della richiesta. Su una serie di leggi che riguardano il rapporto tra Stato e Regioni, la Camera potra’ non dar seguito alle richieste del Senato solo respingendole a maggioranza assoluta.
SENATORI-CONSIGLIERI: I 95 senatori saranno ripartiti tra le regioni sulla base del peso demografico di queste ultime. I Consigli Regionali eleggeranno con metodo proporzionale i senatori tra i propri componenti; uno per ciascuna Regione dovra’ essere un sindaco.
IMMUNITA’: I nuovi senatori godranno delle stesse tutele dei deputati. Non potranno essere arrestati o sottoposti a intercettazione senza l’autorizzazione del Senato. Autorizzazione obbligatoria anche per processare un senatore per un reato d’opinione.
TITOLO V: Sono riportate in capo allo Stato alcune competenze come l’energia, infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto. Su proposta del governo, la Camera potra’ approvare leggi nei campi di competenza delle Regioni, “quando lo richieda la tutela dell’unita’ giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale”.
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: Lo eleggeranno i 630 deputati e i 100 senatori (via i rappresentanti delle Regioni previsti oggi). Nei primi quattro scrutini servono i due terzi dei voti, nei successivi quattro i tre quinti; dal nono basta la maggioranza assoluta.
CORTE COSTITUZIONALE: Cinque dei 15 giudici Costituzionali saranno eletti dal Parlamento: 3 dalla Camera e 2 dal Senato.
REFERENDUM: Serviranno 800.000 firme. Dopo le prime 400.000 la Corte costituzionale dara’ un parere preventivo di ammissibilita’. Potranno riguardare o intere leggi o una parte purche’ essa abbia un valore normativo autonomo.
DDL INIZIATIVA POPOLARE: Salgono da 50.000 a 250.000 le firme necessarie per presentare un ddl di iniziativa popolare. Pero’ i regolamenti della Camera dovranno indicare tempi precisi di esame, clausola che oggi non esiste.
GIUDIZIO PREVENTIVO CONSULTA SU ITALICUM – Nelle nome transitorie del provvedimento è previsto che, prima che vada a regime il testo, su richiesta di almeno il 25% dei parlamentari, la Corte Costituzionali esprima un giudizio preventivo sulla costituzionalità delle leggi elettorali in corso di approvazione (ovvero l’Italicum).

Comunità Italiana

A revista ComunitàItaliana é a mídia nascida em março de 1994 como ligação entre Itália e Brasil.