Il bilancio dei morti causati dalla valanga sull’hotel Rigopiano è salito a 17 dopo che sono state recuperate dalle macerie altre cinque vittime nelle ultime ore. L’ultimo corpo è stato estratto dai vigili del fuoco intorno alle 19,30 di martedì 23. Si tratta di una donna non ancora identificata. Il numero dei dispersi di conseguenza è sceso a 12. Nelle scorse ore altre tre donne e un uomo non ancora identificati sono stati estratti dal ghiaccio. I superstiti finora sono nove, due le persone che si sono salvate perché erano fuori dall’albergo quando è arrivata la valanga.
Si scava ancora con le mani e con le pale
Non è possibile, allo stato attuale, intervenire con mezzi meccanici. Per i parenti dei dispersi sono ore di attesa, lunga e estenuante. “Si lavora nei cunicoli, la gente potrebbe ancora resistere e questa è la nostra speranza”, dice Luca Cari, responsabile comunicazione dei vigili del fuoco. “Non ci fermeremo”.
“Quell’albergo non doveva essere lì”
Secondo alcuni documenti fatti emergere dal Forum H2O Abruzzo, e riportati da Repubblica, risulta che l’hotel Rigopiano è stato costruito su “colate e accumuli di detriti preesistenti, compresi quelli da valanghe”.
Rigopiano colpito da 15 Tour Eiffel
Un fatto che, se confermato, potrebbe spiegare l’effetto devastante della valanga sulla struttura. Secondo i dati ricostruiti dai Carabinieri, si è trattato di una massa di neve e ghiaccio del peso di 120mila tonnellate, lanciata ad una velocità compresa fra i 50 e i 100 chilometri orari. E a 100 chilometri orari si sospetta che sia stato colpito l’hotel Rigopiano. Come 4.000 tir a pieno carico. O 15 Tour Eiffel. Che arrivano in scivolata.
L’sos inascoltato dell’hotel
Domenica 22 è emerso un altro aneddoto che ha già scatenato le prime polemiche. Un sos inviato via mail dal direttore del Rigopiano. Undici ore prima che la valanga si abbattesse sull’hotel Rigopiano di Farindola, la Provincia di Pescara era stata informata del fatto che per raggiungere l’albergo occorreva una turbina.
Alle 7 del mattino di mercoledì 18 gennaio l’amministratore dell’hotel, Bruno Di Tommaso, chiese aiuto per email inviando un messaggio alla prefettura e alla Provincia di Pescara, al sindaco di Farindola e alla polizia provinciale. Segnalava una “situazione preoccupante” con telefoni fuori uso e ospiti “terrorizzati” usciti dall’albergo dopo le forti scosse di terremoto, e intenzionati a rifugiarsi nelle loro auto. La mail è ora nelle carte dell’inchiesta del proguratore aggiunto di Pescara Cristina Tedeschini che parla di “una settimana di tempo per fare un primo punto delle indagini”.
Su cosa indagherà la Procura di Pescara?
Ma la procura indaga anche su altri aspetti ancora oscuri della vicenda.
Bisognava evacuare prima l’hotel? – Il sito Meteomont segnala in tempo reale il pericolo valanghe. E’ il servizio nazionale di prevenzione del Corpo Forestale (ora nei Carabinieri). Nei giorni precedenti il pericolo valanghe in quella zona era al livello 4 su 5. Il 9 gennaio, il warning recitava: “Appennino abruzzese a rischio forte per caduta valanghe”. Il 12 gennaio: “Majella, la montagna italiana con il maggior rischio valanghe”. Il 16 e il 17, l’allerta per Gran Sasso e dintorni arriva a grado 4, un passo sotto il massimo, ricostruisce La Stampa. Forse qualcosa non ha funzionato nella catena di comando istituzionale (prefettura e sindaco) che avrebbe potuto disporre l’evacuazione della struttura?
Perché non sono arrivati turbina e spazzaneve? – Prima della slavina, era stato richiesto un intervento di mezzi spazzaneve e di turbine per liberare la strada. La turbina sarebbe dovuta arrivare alle 15, poi alle 19. Secondo i sindacalisti, l’unica macchina si era rotta. Nel frattempo è arrivata la slavina, alle 16:40.
L’hotel poteva stare lì, alla fine di un canalone? – L’hotel, fino alla ristrutturazione del 2007, era una struttura modesta. Il Fatto Quotidiano ricorda che la storia dell’albergo è segnata da un processo per presunto abuso edilizio conclusosi con un’assoluzione a novembre. La seconda inchiesta, quella per disastro colposo, dovrà prendere in esame tutte le autorizzazioni e i documenti sulla costruzione della struttura.
Ci sono stati ritardi nei soccorsi? – L’allarme arriva alle 17:05 dal primo sopravvissuto, Giampiero Parente. La macchina dei soccorsi si muove alle 20. C’è una bufera di neve e le strade sono impraticabili. I soccorritori, sci ai piedi, riusciranno ad arrivare nella notte. Qui il racconto. La risposta a questa domanda potrà venire dall’acquisizione dei documenti, soprattutto dagli audio delle telefonate per la richiesta di soccorso dopo la tragedia.
Perché un blackout di 12 ore degli spazzaneve? – La sera che ha preceduto la slavina, martedì 17, una coppia di ospiti ha lasciato l’albergo perché impaurita dal maltempo, scrive La Stampa. E’ la prova che la strada, 9 chilometri di provinciale che collega Rigopiano con il centro abitato di Farindola, erano percorribili. Fino a quel momento gli spalaneve avevano funzionato. (AGI)