Rispetto per la terra e qualità

L’azienda è nel territorio della Doc Colli del Trasimeno. Alla guida Elisabetta e suo figlio 21enne, l’uragano Raffaele. Tre etichette: “Verzellino”, “Allegro” e “Terre del Cardinale”
Le cassette sono quasi tutte piene. Tra i filari voci e risate, pochi grappoli ancora da cogliere. Un’uva così piena e rotonda, aromatica e dolce da far dimenticare la fatica. Ultimo scorcio d’estate, prima metà di settembre. Siamo nella vigna dell’Azienda agricola Col Di Betto, territorio della Doc Colli del Trasimeno: località Colle Umberto, vicino Perugia.
Primo giorno di vendemmia per il Merlot, già raccolto lo Chardonnay. Ad accoglierci è Elisabetta Bellucci, padrona di casa, insieme ai due figli Giovanni e Raffaelle, 23 e 21 anni. Originari di Gubbio, hanno acquistato l’azienda nel 1999, con un solo ettaro di vigna, e ne hanno piantati subito altri dieci. L’obiettivo è quello di produrre vino, olio, cereali: tutto quello che di buono può offrire questa terra. In questo viaggio, andiamo alla scoperta dei vini.
L’azienda Col di Betto è piuttosto giovane, ma i livelli raggiunti sono già significativi. Elisabetta si dà un gran da fare, e ad aiutarla oltre ai figli ci sono circa dieci ragazzi, età media 20 anni. Un modo per ‘impiantare’ in profondità il legame tra questa terra e le nuove generazioni, che lavorano con entusiasmo e impegno. Sono tutti amici di Raffaele, il ‘piccoletto’ di casa. Ma non fatevi confondere: è un vulcano. E’ lui ad occuparsi della vigna, a prendersene cura. Vigna con certificazione biologica. Niente concimi chimici né trattamenti, se non quelli strettamente necessari e previsti dal disciplinare. Raccolta e lavorazione a mano. Passeggiare qui, nella vigna che si allunga docile in collina, è rigenerante. Dieci ettari in cui sono distribuiti sei diversi vitigni: Sangiovese, Ciliegiolo, Merlot, Vermentino, Chardonnay e Gamay.
Solo tre etichette, per “concentrarsi sulla qualità”. “Verzellino”: Umbria Bianco Igp, da uve Vermentino, prodotto per la prima volta nel 2013. Prende il nome da un simpatico uccellino che svolazza qui intorno. Dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, 13 gradi per un gusto morbido e fresco di buona persistenza al palato. Una ricercata semplicità che si abbina a piatti non troppo elaborati, per esempio la pasta al pesce di lago. “Allegro”: è il Sangiovese di casa Col di Betto. Colore rosso granato, basta un assaggio per capire l’amore per questa vigna. Fermentazione e macerazione per 20 giorni, poi in acciaio per 12 mesi e successivo affinamento in bottiglia. Un vino che dà il meglio di sé dopo un po’ d’invecchiamento. “Terre del Cardinale”: Umbria Rosso Igp, 60% Sangiovese e 40% Merlot, vino di punta della cantina Col di Betto. Pieno in bocca, deciso. Dal carattere tannico, profumi fruttati e floreali: l’eleganza nel calice. Ottimo con formaggi stagionati, i salumi della tradizione umbra, ma anche per accompagnare un primo ricco, come può essere una tagliatella al farro fatta in casa, con ragù di chianina.
Il nome dice moltissimo del territorio. L’azienda, infatti, confina con la Villa del Colle del Cardinale, un tempo appartenente alla nobile famiglia Della Corgna. Un patrimonio che nel 1500 si estendeva da Perugia fino al Lago Trasimeno. La vendemmia 2015 si prospetta ottima, sia in qualità che nelle rese. “Sicuramente – dice Raffaele – raggiungeremo un grado alcolico in più rispetto al 2014, l’uva è perfetta quest’anno”.
La cura e l’amore per i vini Col di Betto è tutta nella vigna, supervisionata dal consulente enologo Mauro Monicchi, professionista del settore che lavora tra Francia e Italia. Il connubio tra tradizione, qualità e innovazione alla Col di Betto è possibile vederlo su ogni bottiglia. “Italia Premium Quality” (www.italiapremiumquality.com) è un portale e un marchio ideato e voluto dalla Col di Betto per riconoscere i prodotti realizzati in Italia. Un codice che autentica il prodotto evitando sofisticazioni e frodi. Tutte le aziende con determinate caratteristiche vi possono aderire per “autenticare i propri prodotti”, come valido strumento per la promozione e la commercializzazione sia nel mercato italiano che nei mercati mondiali. Fare buon vino, tra tradizione e innovazione, è prima di tutto una questione di mentalità.