Italia e Brasile ai tempi dell’informazione digitale. Il Reuters Insitute for the Study of Journalism, in collaborazione con la Oxford University, realizza ogni anno uno studio approfondito sulle abitudini di consumo dell’informazione in 12 nazioni del Globo. Tra i Paesi monitorati attraverso il Digital News Report, che quest’anno ha prodotto un rapporto lungo 112 pagine, figurano l’Italia e le aree urbanizzate del Brasile, insieme a Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Danimarca, Finlandia, Giappone e Australia. La ricerca restituisce uno sguardo che, per quanto parziale, risulta ampio, approfondito e significativo.
Numerose le affinità che, nel bene e nel male, avvicinano Italia e Brasile. Emergono anche alcune discrepanze: la più evidente è legata all’elevato grado di fiducia che i brasiliani, a differenza degli italiani, continuano a riporre nei mezzi d’informazione. Tra i trend convergenti, invece, quello che colpisce di più è che i due Paesi risultano ultimi per livello di penetrazione della rete Internet tra le rispettive popolazioni (59% nel caso dell’Italia e 54% nel caso del Brasile). Il ritardo, nei confronti delle altre realtà esaminate, appare abissale: non solo i primi in graduatoria (Danimarca e Finlandia con il 97%), ma anche la Spagna (terz’ultima con il 75%) sono molto più avanti.
Nonostante il web non abbia ancora raggiunto quote particolarmente ampie delle popolazioni italiana e brasiliana, sia lungo lo Stivale che nella Terra verde-oro l’informazione viaggia principalmente sugli smartphone: in entrambi i Paesi, infatti, sono le app e i siti online, consultati tramite cellulare, le prime fonti per il reperimento delle notizie. Una tendenza in linea con gli altri dieci Stati presi in esame: l’accesso al sistema dell’informazione tramite smartphone vede in testa Australia (59%), Danimarca (57%) e Irlanda (52%), con Italia (44%) e Brasile (41%) che si piazzano sorprendentemente davanti a Paesi altamente digitalizzati come Giappone (33%), Germania (34%) e Francia (37%). Molto più limitato, invece, l’approvvigionamento di notizie attraverso i tablet: sia i Paesi al vertice della graduatoria, (Danimarca e Australia, rispettivamente con il 39% e il 35%) sia i fanalini di coda Italia e Brasile (entrambi fermi al 19%) evidenziano performance piuttosto deludenti.
L’importanza della televisione resiste all’irruzione digitale in tutto il mondo, soprattutto da parte degli anziani
Il riflesso più immediato, prodotto dall’irruzione delle tecnologie digitali nell’ambito del sistema dell’informazione, è il crollo verticale e generalizzato della carta stampata: i giornali sono la prima fonte di informazione soltanto per il 14% dei finlandesi e dei giapponesi, mentre negli altri Paesi le cose vanno perfino peggio, con l’Italia inchiodata all’8% e il Brasile ultimo in classifica con appena il 4%. Resiste, al contrario, l’informazione televisiva, che continua a giocare un ruolo preminente nella maggior parte delle aree del globo: il record appartiene alla Francia (58%), con Germania (53%), Italia (49%) e Giappone (49%) che seguono a ruota. Il piccolo schermo si conferma primo fornitore di notizie anche nel Regno Unito e in Spagna, mentre in Brasile, come negli Stati Uniti, in Irlanda, in Danimarca, in Australia e in Finlandia, l’informazione online ha superato quella televisiva. Quanto ai notiziari televisivi, in Italia i cinque telegiornali tradizionali (Tg1, Tg2, Tg3, Tg4 e Tg5), tutti insieme, occupano il 61% dell’intero segmento, seguiti da TgCom 24 (al 32%), Tg La7 (al 31%) e Rai News (al 30%), mentre in Brasile è Globo News, da sola, a fare la parte del leone (50%), con Jornal do SBT (40%), Record News e Band News (entrambe con il 33%) che faticano a tenere lo stesso passo.
Le dinamiche legate alla scelta dei media, per il reperimento delle informazioni, risultano certamente influenzate da aspetti di tipo sociale, economico e geografico, ma a giocare un ruolo determinante sono anche i fattori anagrafici e generazionali: un po’ ovunque l’informazione online è in larga parte prerogativa dei giovani (il 60% nella fascia di età 18-24 anni), mentre l’informazione televisiva è sempre più appannaggio degli anziani (il 54% nella fascia degli over 55). Per quanto riguarda la fiducia dei cittadini nei mezzi di informazione, il panorama appare molto diversificato. I brasiliani sono tra coloro che si fidano di più (62%): soltanto i finlandesi (68%) evidenziano un maggiore livello di fiducia nei mezzi d’informazione del proprio Paese, mentre i tedeschi si piazzano in terza posizione (60%). Discorso diametralmente opposto per gli italiani, terz’ultimi in graduatoria con il 35% di fiducia nei mezzi d’informazione nazionali. I più scettici e disillusi sono però gli spagnoli (34%) e gli statunitensi (32%).
Il Digital News Report, infine, fornisce una panoramica relativa ad ognuno dei 12 sistemi nazionali presi in esame. Soffermandosi sulle realtà dell’informazione di Italia e Brasile, nel primo caso i siti d’informazione online più visitati sono quelli del quotidiano La Repubblica (22%), di Google News (19%), dell’agenzia Ansa (19%) e del quotidiano Il Corriere della Sera (18%), mentre nel secondo caso si impongono G1 online (38%), UOL online (34%) e R7 online (30%). Restando nel campo dell’informazione online, il Brasile è il Paese in cui si registra la più alta quota di popolazione che ha accettato di pagare per accedere alle notizie sulla rete (23%), mentre l’Italia, nello stesso ambito, si piazza in quarta posizione (con il 12%).
Condividono notizie su Facebook il 70% dei brasiliani e il 55% degli italiani
Anche i social network, sia in Italia che in Brasile, hanno assunto un ruolo fondamentale nella diffusione dell’informazione: su Facebook condividono notizie il 55% degli italiani e il 70% dei brasiliani, su Youtube il 25% degli italiani e il 34% dei brasiliani e su Whatsapp il 18% degli italiani e il 34% dei brasiliani. Ancora bassa, sia in Italia che in Brasile, la diffusione delle notizie tramite Google Plus e Twitter.
Il sistema dell’informazione, in sostanza, si sta ridefinendo a livello globale. L’esplosione del web ha certamente aperto nuove frontiere e offerto ulteriori opportunità, a partire dall’immediatezza e dall’interattività. E’ anche vero, però, che non sempre il web fornisce garanzie sufficienti sul piano dell’attendibilità e dell’indipendenza delle fonti. Ed è vero anche che un’informazione personalizzata e in pillole, come quella che si va profilando sulla rete, rischia di inaridire e limitare lo sguardo dei cittadini. ComunitàItaliana, in linea con la propria storia ultraventennale, cerca di svolgere la propria funzione informativa con completezza e professionalità, continuando a rivolgersi ai lettori con rispetto e onestà intellettuale.