“Non e’ facile – prosegue Sala – ma e’ da sinistra che deve arrivare la spinta ad affrontare la questione, attraverso una programmazione che coinvolga da subito le amministrazioni regionali, oggi estranee a questo sforzo in misura che a me pare del tutto incomprensibile. Milano sta facendo tutto il possibile. Negli ultimi tre anni abbiamo accolto oltre 100.000 profughi. In queste settimane siamo arrivati a superare le 3.500 presenze ogni notte. Questo grazie a un grande gioco di squadra, che incarna lo spirito solidale ambrosiano: il Comune, la Caritas, le associazioni, gli enti gestori, i singoli cittadini, tutti stanno facendo la loro parte. Continueremo cosi’. Ma e’ necessario che il governo operi perche’ tutto questo non continui a pesare come un macigno sempre piu’ pesante sulle spalle della citta’. Abbiamo bisogno di una politica di integrazione seria, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati per far uscire da una condizione di provvisorieta’ le migliaia di profughi che stazionano nella nostra citta’ come in altre parti del Paese (si vedano i fondi che i tedeschi investono ‘ a casa loro! ‘ per le politiche di integrazione….). Serve un vero e proprio piano nazionale che stabilisca un’equa distribuzione sul territorio dei profughi, che, lo dico ancora una volta, non puo’ che iniziare da quote regionali. Occorre poi ordinare il sistema: ogni notte Milano ospita centinaia di profughi “registrati” o addirittura “identificati” in altre citta’ che si spostano nel Paese, uscendo dai centri dove dovrebbero permanere. In questi mesi a Milano sono presenti: richiedenti asilo inviati dal Viminale, nelle quote di distribuzione nazionale; transitanti non identificati; richiedenti asilo che dovrebbero rimanere in altre citta’; richiedenti asilo che diventano tali dopo che sono stati respinti alle frontiere europee: si puo’ continuare cosi’? E ancora, i tempi delle Commissioni Prefettizie. Inaccettabili: parecchi mesi per avere un appuntamento per avviare le pratiche riguardanti la richiesta d’asilo, che magari puo’ poi essere respinta. Di nuovo, non e’ un problema di buona volonta’, ma di risorse umane ed economiche necessarie. Il governo deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema Sprar, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l’uso di caserme e cosi’ via. A supporto del lavoro del Ministero degli Interni. A mio giudizio sarebbe il caso di farlo”.(AGI)