“Un ragazzino napoletano, un bambino abbastanza inquietante, vittima di una tragedia familiare, rimasto orfano, viene adottato da una famiglia bolognese ed e’ costretto ad ambientarsi in un mondo diverso dal suo per poi scoprire che ci sono cose che alla fine sono uguali dappertutto”. E’ il protagonista di “Il buio ha paura dei bambini” (edizioni Piemme) del giornalista di ‘La Repubblica’ Emilio Marrese, che ha aperto, oggi, al Lingotto di Torino la serie dei “Colloqui per l’impresa intelligente”, organizzati da Agi all’interno della 28 edizione del Salone del Libro. Marrese proveniva da un’altra presentazione, organizzata da un gruppo di lettura di un’azienda, 3 Italia, nei locali aziendali, durante la pausa pranzo: un modo per stimolare il pensiero, la curiosità, la partecipazione e rende l’impresa piu’ “intelligente”? “In linea di massima, tutto quanto giovi alla lettura e’ molto positivo -risponde l’autore- mentre effettivamente in Italia troppi associano istintivamente l’idea del leggere alla noia, alla fatica, all’obbligo”. Tutt’altro che noiosa la lettura del “Buio” di Marrese: “Un libro -ha raccontato il giornalista-scrittore- che ho scritto nel giro di un mese, all’alba,la mattina e cosi’ vorrei fosse letto: velocemente e con immediatezza”. Nel romanzo non mancano gli spunti personali: anche l’autore ha vissuto ‘la migrazione interna ‘ da Napoli a Bologna ed ha conosciuto le difficolta’ “dell’essere accettato: mi chiamavano marocchino. E’ stata un po’ la scoperta del razzismo, del sentirsi diverso”. Nel corso dell’incontro non e’ mancato uno sguardo allo stato di salute dell’editoria:” si vendono meno libri, anche se se ne continua a scrivere tanti e le buone produzioni non mancano. � un momento di transizione – ha detto Marrese- in cui e’ difficile fare delle scelte per tutti coloro che producono parole. Sono convinto pero’ che nonostante questa agonia della carta da tempo annunciata giornali e libri continueranno a vendersi a fianco magari a forme nuove, digitali, che a poco poco evolveranno”. (AGI) .