Paduano deve restare in carcere perché ha riferito al gip “circostanze false” sulla morte della sua ex ragazza, Sara Di Pietrantonio, e perché, “sia nell’ipotesi che abbia mentito e sia che abbia effettivamente attivato un processo di rimozione”, risulta essere una “persona totalmente inaffidabile”. E’ quanto scrive il gip secondo cui il vigilante di 27 anni “potrebbe darsi alla fuga”.
“Voleva incendiare l’auto del nuovo fidanzato di Sara”
Paduano potrebbe essersi servito di una tanica con altro liquido infiammabile per incendiare la macchina di Sara Di Pietrantonio e dare fuoco al corpo della ex, quando probabilmente era gia’ morta. La Procura di Roma, che indaga sul delitto avvenuto all’alba di domenica scorsa in via della Magliana, ha il sospetto che la bottiglietta di alcol a lenta combustione potrebbe non essere stata l’unica ‘arma’ che il vigilante di 27 anni aveva con sé per ‘chiudere’ i conti con la 22enne studentessa universitaria. Ecco perché il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Maria Gabriella Fazi, tra i vari accertamenti tecnici, hanno contemplato anche quello sul dispositivo gps che consente di tracciare e mappare i movimenti e gli spostamenti di Paduano quella sera. Il vigilante, in sede di interrogatorio di convalida, ha raccontato al giudice che l’alcol gli serviva per incendiare l’auto del nuovo fidanzato di Sara ma quando è stato invitato a ricostruire la dinamica dell’aggressione che ha portato alla morte della ragazza non ha saputo (o voluto) fornire alcun dettaglio. Tra gli esami tecnici che la Procura intende completare ci sono anche quelli legati all’autopsia (esami del sangue e dei polmoni per avere certezza assoluta che Sara fosse morta quando e’ stata data alle fiamme) e quelli sui telefonini della vittima e della guardia giurata.
“Corpo in fiamme ma vigilante non ebbe riprensamenti”
Vincenzo Paduano si e’ allontanato dal luogo in cui sono avvenuti i fatti e ha creato le condizioni per impedire che si potesse risalire alla sua presenza nei luoghi”. Per il gip Paola Della Monica assume poi rilievo la circostanza che il vigilante, accusato di aver ucciso la ex Sara Di Pietrantonio, “abbia dapprima lasciato in ufficio il suo telefono cellulare e cio’ al fine evidente di non essere ‘tracciabile’ e abbia, poi, lucidamente creato un’apparenza di normalita’ rientrando in ufficio, salutando il collega e poi rientrato a casa. Assume altresi’ rilievo il fatto che Paduano – spiega ancora il giudice – non abbia avuto neppure un attimo di ripensamento sia quando ha lasciato il corpo, in fiamme, della ragazza, sia in seguito”.
“Possesso alcol non giustifica premeditazione”
“Certamente – scrive il gip – Vincenzo Paduano ha utilizzato sostanza infiammabile per dare fuoco all’autovettura della Di Pietrantonio e certamente le fiamme che hanno avvolto il corpo della ragazza devono aver avuto un innesco iniziale volontario. Peraltro e’ certo che quando il corpo ha preso fuoco, Paduano si e’ allontanato senza prestare soccorso alal vittim e senza, dunque, neppure tentare di spegnere le fiamme; anzi, il rinvenimento vicino al corpo della ragazza di uno stivale non calzato induce a ritenere che ella abbia tentato, ma solo per un attimo tale deve essere stata la rapidita’ della combustione, di liberarsi degli indumenti da sola”. Per il giudice, pero’, “non ci sono elementi sufficienti per ritenere che si sia trattato di un gesto premeditato”. E continua: “è plausibile che Paduano si fosse dotato della sostanza infiammabile per danneggiare l’auto e che l’avesse, a tale scopo, portata con sé quella sera. In altri termini il solo possesso dell’alcol non si ritiene possa dimostrare la sussistenza dell’aggravante”. (AGI)