{mosimage}Il ministro:«Ognuno deve mantenere la propria coerenza fino in fondo». Stracquadanio: «Non è più credibile»
ROMA – I toni sono ancora più accesi. All'indomani delle polemiche suscitate dalle frasi pronunciate da Gianfranco Fini durante un fuori onda («Berlusconi confonde il consenso con l'immunità»), all'interno del Pdl si moltiplicano le critiche e gli attacchi al presidente della Camera. Dopo la nota ufficiale del partito (che chiedeva un chiarimento all'ex leader di An) e la telefonata di Fini a "Ballarò" («non ho nulla da chiarire: sono convinto che Berlusconi non c'entra nulla con la mafia, ma deve rispettare gli altri poteri»), è Claudio Scajola a puntare il dito contro certi «distinguo» che sono ormai «fuori dalla linea del partito». Le dichiarazioni di Fini, spiega il ministro dello Sviluppo Economico, «dimostrano una volontà e un'azione diversa dalla considerazione e dalla linea del Pdl: credo che ognuno debba mantenere la propria coerenza fino in fondo». Anche il parlamentare del Pdl Giorgio Stracquadanio, sul quotidiano on line «Il predellino», afferma che nel «comportamento di Fini» c'è «una superficialità dell'atteggiamento mista a un arroganza politica da annichilirne la credibilità non tanto di aspirante leader politico quanto di interprete del ruolo di garanzia che spetta al presidente della Camera».
BONDI – E Sandro Bondi, presente martedì sera a "Ballarò, torna proprio sull'intervento in diretta di Fini. «Mi ha particolarmente amareggiato – spiega -. Dal 1992 ad oggi, è accaduto che una minoranza di magistrati ha ritenuto possibile ribaltare il verdetto elettorale degli italiani attraverso una evidente e drammatica persecuzione ai danni del leader di Forza Italia, prima, e del Pdl, ora.»È anche per queste ragioni che una persona come me, proveniente dalla storia del Pci, che Gianfranco Fini ha giustamente ricordato, non poteva e non può riconoscersi nel giustizialismo che la sinistra ha abbracciato in Italia come sostitutivo dell'ideologia e come scorciatoia per conquistare il potere senza aver portato a compimento, ancora oggi, un necessario rinnovamento politico e culturale. Ed è la stessa ragione – conclude Bondi – per cui da Fini mi sarei aspettato parole che fugassero la sgradevole impressione che non si può non ricavare dalla sua conversazione con il procuratore della Repubblica di Pescara».
FINI – Lo stesso Fini, durante la cerimonia in ricordo di Nilde Iotti a dieci anni dalla sua scomparsa, ricordando il suo «esempio di imparzialità e di equilibrio», ribadisce che «essere super partes non significava rimanere estranei al confronto delle opinioni. La cultura democratica si fonda, a ben vedere, sul confronto delle idee. È da lì che viene la capacità di dialogo e di ascolto». E a difendere il presidente della Camera è il "finiano" Fabio Granata, deputato del Pdl: «Cadono le braccia. È in atto un'operazione di delegittimazione nei confronti del presidente della Camera e di noi che stiamo con lui ad opera di una parte del Pdl, della quale non fa parte Berlusconi, ma dei cosiddetti ultrà. Meraviglia che tra questi ci siano dirigenti politici che devono tutto a Fini e che ora si caratterizzano per malafede intellettuale».
«FUORI DAL PDL, SI DIMETTA» – La vicenda ha dato lo spunto al Giornale per un nuovo affondo contro Fini ormai da diverso tempo nel mirino del quotidiano diretto da Vittorio Feltri. «Fini è nudo» esordisce l'articolo a firma di Vittorio Macioce che già dal titolo è decisamente esplicito: «S'è tradito, chiarisca o si dimetta». «A questo punto non c'è più altro da dire – si legge nell'apertura del quotidiano della famiglia Berlusconi -, Niente alibi, niente sospetti. Non servono le supposizioni. (…) L'attore si toglie la maschera e mostra il suo vero volto. E' l'ora della verità e per Gianfranco Fini è arrivata». Non solo: «Fini da tempo sta giocando un'altra partita. Il Pdl non è più il suo progetto». E ancora: «Fini è l'uomo dell'Enola Gay, della bomba atomica giudiziaria, della scissione dell'atomo politico. Finalmente e così sia». Libero, altro giornale vicino al Pdl, con un gioco di parole sull'accaduto parla invece di un Fini «ormai fuori onda». Per il direttore Maurizio Belpietro, da quelle frasi «si capisce che il presidente della Camera ha fretta di archiviare Berlusconi e spera che una mano gliela dia la magistratura con il solito pentito». Belpietro arriva ad attribuire a Fini «un sentimento di rancore a lungo covato e una voglia di berlusconicidio nascosta a fatica». Poi la conclusione: «La terza carica dello Stato continuerà a cavalcare fuori onda, alla larga da Berlusconi. Ma non andrà lontano».
LA DIFESA DEL «SECOLO» - Prende invece le difese di Fini il quotidiano «il Secolo», già organo ufficiale di An. In un pezzo titolato «Complotti inventati e tradimenti veri», il giornale rileva che «certe cose sembrano l'ultimo atto di una manovra di strumentalizzazione che giunge ora al tentativo di processo a Fini»«Siccome è chiaro che nessuna linea è stata messa in discussion – sottolinea Flavia Perina, direttrice del giornale e deputata del Pdl – quello che si dovrebbe spiegare è altro. Chi ha interesse a forzare la polemica oltre a ciò che è legittimo? Non amiamo la dietrologia, ma qua è evidente l'obiettivo: esasperare Fini e sospingerlo altrove a forza di provocazioni».
Fonte: www.corriere.it