Comunità Italiana

Scandalo Petrobras

Luiz Inacio ‘Lula’ da Silva, presidente del Brasile dal 2003 al 2010, è stato rilasciato dalla polizia federale dopo più di tre ore di interrogatorio da parte dei responsabili delle indagini sullo scandalo ‘Petrobras’. Fermato nella propria abitazione di San Paolo al termine di una perquisizione, Lula era stato condotto al commissariato dell’aeroporto paulista di Congonhas arrivandovi intorno alle 8 locali: ne è stato visto uscire verso le 11,30 a bordo di un’auto privata, con cui ha percorso una pista secondaria chiusa al pubblico, e quindi ha raggiunto la sede della direzione nazionale del Pt, il Partito dei Lavoratori da lui fondato nel 1980 e guidato fino al ’94, ora diretto dalla sua erede alla guida del Paese sud-americano, Dilma Rousseff.

Nel frattempo Carlos Fernando dos Santos Lima, il procuratore federale che dirige l’inchiesta, in conferenza stampa ha definito “piuttosto significativo” il complesso degli indizi finora emersi a carico del settantenne ex leader politico e sindacale. A suo dire, “approssimativamente” Lula avrebbe percepito 30 milioni di real (equivalenti in euro a oltre 7,4 milioni; ndr) tra donazioni e compensi per conferenze messi a disposizione da grandi compagnie edilizie e di opere pubbliche”, che avrebbero pagato forti cifre in nero pur di ottenere appalti. Il magistrato ha puntualizzato comunque che il provvedimento emesso oggi nei confronti dell’illustre inquisito era di mero ‘accompagnamento coatto’, senza che cio’ abbia comportato per lui la privazione della liberta’ personale. Per Rui Falcao, Presidente del partito di Lula (PT, Partito dei Lavoratori), si tratta di una “tentativo golpista per destabilizzare il Governo di Dilma Rousseff”. Anche il Presidente venezuelano, Nicolas Maduro, definisce l’interrogatorio “un attacco miserabile”. Il segretario generale dell’Unasur, il colombiano Ernesto Samper, ritiene che l’interrogatorio sia solo “linciaggio mediatico”.

Nelle prime dichiarazioni rese in pubblico dopo la perquisizione della propria casa di San Paolo, il fermo e un interrogatorio di oltre tre ore, non si è mostrato per nulla piegato l’ex presidente del Brasile, Luiz Inacio ‘Lula’ da Silva. Anzi, nel corso di una conferenza gremita di militanti del suo Pt, il Partito dei Lavoratori, Lula ha dapprima accusato le autorità di aver voluto allestire uno “spettacolo” a uso e consumo dei mass media, quindi le ha sfidate: “Se volevano ascoltarmi, il giudice Sergio Moro (che indaga sulla corruzione nello scandalo del colosso energetico statale ‘Petrobras’; ndr) o la Procura non avevano che da inviarmi un avviso di convocazione, e io mi sarei presentato perche'”, ha sottolineato, “mai mi sono rifiutato di deporre. Non devo proprio niente a nessuno”, ha tagliato corto, “e non ho nulla da temere dalla giustizia”, di cui pure ha definito “deplorevole” il comportamento. Lula si è poi detto “indignato” per l’accaduto e ha aggiunto di essersi sentito come se fosse stato fatto “prigioniero” quando gli agenti si sono presentati alla porta. Nel frattempo il Pt ha denunciato una presuntra “rincorsa golpista” in atto, finalizzata a “destabilizzare” il governo di Dilma Rousseff, succeduta appunto a Lula alla guida del Paese sud-americano e del partito. (AGI)