Il presidente del Consiglio a palazzo Madama per chiedere la fiducia: "Abbiamo il dovere di continuare a governare, anche se non è facile, non è semplice. E tante volte verrebbe veramente la voglia di dire: lasciamo agli altri questo sacrificio". Bossi: "Adesso non si vota"
ROMA – Silvio Berlusconi arriva al Senato e, quasi in toto, ripete il discorso fatto alla Camera. Un giudizio sulla giornata di ieri, però, è costretto a darlo. E non potrebbe essere altrimenti. Cifre alla mano il governo, a Montecitorio, è affidato alle scelte di finiani e agli uomini dell'Mpa. Un equilibrio delicato da mantenere. Anche se Bossi frena sul voto anticipato: "Abbiamo la fiducia, adesso non si vota ma non si può più sbagliare oppure si va alle elezioni, l'hanno capito tutti, anche i finiani". E proprio da uno dei fedelissimi del presidente della Camera arriva un monito: ""Se Bossi e Berlusconi vogliono staccare la spina per loro interessi personali è un fatto gravissimo".
Il premier, a palazzo Madama, ostenta tranquillità: "'Il dato politico e' che oggi la maggioranza è più forte e più ampia di quella del 2008. Siamo nelle condizioni di concludere la legislatura e dare il via ad una legislatura costituente. Poi un riferimento alla cosidetta compravendita dei parlamentari che ieri aveva provocato un suo scatto d'ira: "Alla Camera ho avuto il consenso di tutti i parlamentari con pochissime eccezioni personali. Di diversi altri deputati hanno liberamente, e dico liberamente, ritenuto di assumersi la responsabilità di costruire con noi la stagione delle riforme".
Berlusconi snocciola, uno dopo l'altro, gli ormai famosi 5 punti su cui chiede la fiducia. Anchq in questo caso nulla cambia rispetto a ieri: federalismo, fisco, sicurezza, giustizia e sud: "Non sono un elenco di riforme disgiunte, ma i capisaldi di una strategia per il Paese, per uscire dalla crisi più competitivi e pronti a vincere la sfida della nuova gobalizzazione". Torna, tra i malumori dell'opposizione, la promessa di concludere entro il 2013 la Salerno Reggio Calabria e la certezza che il ponte sullo Stretto si farà. Si arriva così alla giustizia. Con il Cavaliere che ribadisce la necessità di riformare il Csm, separare le carriere e andare avanti con il cosiddetto scudo. Rispetto a ieri, però, il premier è costretto a una rettifica, allargando l'arco temporale di quello che definisce lo "squilibrio trra politica e magistratura". Includendo Tangentopoli. Una correzione dovuta al richiamo rivoltogli ieri in aula da Bruno Tabacci, che aveva accusato Berlusconi di "non essere credibile nemmeno sul tema della giustizia", perchè le sue critiche si riferivano appunto solo "agli ultimi 16 anni, quelli della sua entrata in politica, dimenticando Tangentopoli".
Solo un accenno allo scontro interno con i finiani, stemperato nell'invito ad andare avanti: "Abbiamo il dovere di continuare a governare, anche se non è facile, non è semplice. E tante volte verrebbe veramente la voglia di dire: lasciamo agli altri questo sacrificio".
Fonte: www.repubblica.it