Le condizioni di salute di Ariel Sharon “sono peggiorate ulteriormente” e gli organi vitali dell’ex premier israeliano “stanno cedendo”. Lo rende noto lo staff medico dell’ospedale di Tel ha-Shomer citato da Haaretz.
Anche se per ora non si parla dei funerali, e’ certo che quelli di Sharon saranno di Stato per un uomo politico che ha dominato per decenni la vita del Paese. Lui ha chiesto di essere sepolto accanto alla moglie Lily nel suo ranch nel Negev, nel sud del Paese, dove fu colpito dall’ictus dal quale non si e’ piu’ ripreso.
Sharon era stato colpito il 18 dicembre 2005 da un lieve ictus da cui si era rapidamente ripreso. In quei mesi era impegnato a lanciare il nuovo partito centrista Kadima e ad avviare la propaganda elettorale in vista delle politiche del gennaio 2006. Ma il 4 gennaio 2006 era stato colpito da un secondo ictus, molto piu’ devastante, mentre si trovava nel proprio ranch nel Neghev: all’ospedale Hadassah di Gerusalemme arrivo’ in uno stato di coma dal quale non si e’ piu’ ripreso.
In questi anni Sharon e’ stato assistito dai due figli, Ghilad e Omri, che hanno deciso di tenerlo in vita con una continua assistenza medica. Ma in tutto questo tempo non ha dato alcun segno di risveglio.
L’ex generale, che fu per decenni protagonista di primo piano della scena politica regionale, e’ da ormai quasi otto anni immobilizzato in una stanza di ospedale davanti allo schermo di un televisore sintonizzato sul National Geographic.
Nel tentativo di aiutarlo ad uscire dal coma i figli avevano pensato anni fa di farlo trasferire nel ranch familiare del Neghev, ma il progetto si era rivelato irrealizzabile. Due mesi fa Sharon e’ stato sottoposto ad un intervento chirurgico che a quanto pare non e’ riuscito. Da allora, riferisce Canale 10, le disfunzioni si sono moltiplicate e i medici sembrano ormai impotenti e rassegnati. Da un mese era stato trasferito in rianimazione e sembrava che le sue condizioni si fossero stabilizzate. Ora pero’ la situazione sta precipitando.
Sharon e’ stato in prima linea in tutti i conflitti dello Stato ebraico: nel 1956, nel 1967 e nel 1973 quando riusci’ a bloccare nel Sinai l’offensiva egiziana. Nello stesso anno fu tra i fondatori del partito Likud, iniziando un’ascesa politica che fu temporaneamente bloccata nel 1982 quando, da ministro della Difesa, decise l’invasione del Libano e fu considerato “indirettamente” responsabile delle stragi di Sabra e Shatila compiute dai falangisti delle milizie cristiane.
Ricostruita con pazienza la sua forza politica, si venne a trovare di nuovo nell’occhio nel ciclone nel settembre 2000 quando, dopo una “passeggiata” nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, comincio’ l’Intifada palestinese a cui reagi’ con durezza, ordinando l’isolamento dal resto del mondo del presidente palestinese Yasser Arafat. Poi pero’ comincio’ a modificare l’atteggiamento di totale chiusura e nel 2005 porto’ avanti e vinse la sua piu’ importante battaglia politica: il ritiro dalla Striscia di Gaza, con lo sgombero forzato di migliaia di coloni ebrei. Lo sgretolamento conseguente del Likud lo porto’ a fondare un nuovo partito, il centrista Kadima, con il quale avrebbe dovuto partecipare alle elezioni del 2006. L’ictus del 4 gennaio lo ha fermato. ( ANSA )