Con l’incontro dedicato a “Il lavoro e la mobilità” si è aperta questa mattina alla Camera dei deputati la giornata del Cgie in Parlamento. Questo pomeriggio infatti una delegazione dei consiglieri è ospite al Senato per parlare della riforma della rappresentanza degli italiani all’estero, prima dell’apertura domani in Farnesina della Plenaria vera e propria.
Oggi intanto ad accogliere alla Camera il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, è stato il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti. Con loro relatori dell’incontro anche Fabio Porta, “padrone di casa” in qualità di presidente del Comitato permanente sugli Italiani nel Mondo e la promozione del Sistema Paese, e Renato Mannheimer, direttore dell’Istituto Ispo. In sala fra gli altri Marco Fedi, Gianni Farina e i rappresentanti del CEPA, che proprio all’Istituto Ispo hanno commissionato una ricerca sui patronati all’estero e la nuova mobilità.
A dare il benvenuto al “grande ricco mondo delle nostre collettività italiane all’estero” è stato naturalmente Fabio Porta, che si è detto “particolarmente contento” di ospitare un anticipo di plenaria alla Camera. Proprio a Montecitorio il Comitato presieduto dal parlamentare italobrasiliano ha iniziato una riflessione sul tema dei servizi per gli italiani all’estero ed in questo contesto, ha spiegato Porta, si inserisce l’incontro odierno. “Il fenomeno della nuova migrazione e dei nuovi flussi di italiani all’estero è interessante”, ha osservato Porta, “e quando è in equilibrio rappresenta elemento di sviluppo e di crescita”; se però “come negli ultimi anni assume contorni non di transitorietà o di circolarità tra chi va e chi torna, bensì di stanzialità o di emergenza, perché si è costretti a cercare fuori quello che non si trova dentro i confini nazionali”, allora, ha aggiunto Porta, “ci si deve impegnare a studiare tale fenomeno in maniera più attenta”.
A tale scopo sono stati presentati oggi i dati di due distinte ricerche: quella comparativa tra dati Istat e Aire e i dati ufficiali dei principali Paesi di emigrazione degli italiani, presentata oggi dal consigliere Cgie Rodolfo Ricci, e quella commissionata all’Istituto Ispo dai patronato aderenti al Cepa.
“Dati significativi, quasi impressionanti”, ha commentato Fabio Porta, che per primo oggi ha invitato – come tanti dopo di lui – ad una “riflessione specifica” sugli strumenti che devono accompagnare la nuova emigrazione: dall’orientamento alla partenza, fornendo dunque informazioni a chi desidera partire, al supporto in loco, specie su lingua e sistema sociale, dal collegamento in “rete”, ad esempio con le Camere di Commercio, all’eventuale orientamento al rientro per chi decidesse poi di tornare in Italia. In questo caso dovranno essere attivate delle “politiche specifiche” che al momento in Italia, complice anche la congiuntura economica difficile, languono.
Certo, ha ricordato Porta, “esiste già una rete di servizi a sostegno” degli italiani all’estero, fornita da Comites, Cgie e patronati, ma è ora allo studio la creazione di un “gruppo di lavoro permanente” tra Cgie, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, parlamento e quelle entità, come i patronati, che istituzionalmente sono antenne per i nostri lavoratori. Da tale gruppo dovrebbero scaturire “progetti ad hoc”, come il rilancio dei bandi in materia di formazione e lavoro, ha suggerito Porta, ricordando che l’ultimo del Ministro del Lavoro risale al 2007, o nuove convenzioni internazionali, visto che “alcune risalgono agli anni ’80 ed altre attendono di essere ratificate dal parlamento”.
Ma non solo: per il principio della libera circolazione, l’Italia dovrebbe essere in grado di attrarre “cervelli stranieri”, perché no, puntando alle generazioni di italiani nati all’estero. “Abbiamo milioni di italiani con doppia cittadinanza che potrebbero svolgere i propri studi universitari o le loro esperienze di tirocinio presso le imprese italiane. Servono però strumenti che lo consentano”, ha concluso Porta.
Da dove partire? Intanto dalla creazione di una Direzione Generale specifica all’interno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Una Direzione che allo stato attuale non esiste e che invece potrebbe “interfacciarsi” da un lato con il Cgie e dall’altro con le altre Istituzioni interessate dal fenomeno della mobilità. E ci sarà presto: l’impegno se l’è assunto, in seguito al confronto avuto con il Cgie, direttamente il ministro Giuliano Poletti che darà presto incarico formale ad un direttore, affinché vi sia anche all’interno della struttura organizzativa del suo Dicastero un responsabile in grado di occuparsi di queste tematiche. Il Cgie sarà il suo “interlocutore stabile”. Poletti ha infatti auspicato un “dialogo sistematico” sulla “importante e complessa nuova dinamica migratoria”, che è ormai un “fenomeno diffuso”, ma assai variegato. Le motivazioni che spingono alla migrazione sono le più diverse, ha osservato il ministro, e non si può dar loro una “lettura univoca”, pena la mancata comprensione della “natura complessa di questo fenomeno”.
Il ministro Poletti ha più volte riconosciuto il lavoro svolto in tal senso da Cgie, patronati, rete diplomatica e Camere di Commercio – anche se qualcuno ha oggi lamentato la dimenticanza dei Comites –, ma, ha aggiunto, servono “sedi e strumenti condivisi”, che consentano di “restare al fianco dei cittadini che decidono di spostarsi con consapevolezza, qualsiasi sia la loro motivazione”. Ecco dunque tornare i vari stadi di accompagnamento del fenomeno migratorio: dalla partenza all’integrazione nel Paese scelto sino all’eventuale rientro. Il ciclo della mobilità si concluderebbe così “nel migliore dei modi”, ovvero con la scelta di “reinvestire in Italia le proprie accresciute competenze ed esperienze”. Ma occorre preparare il terreno affinché l’espatrio sia frutto di una “logica dell’opportunità” e della “libera scelta”, non di una “necessità”.
Insomma “dialogo, apertura, integrazione e spostamento sono le facce nuove di questo mondo. Bisogna imparare a gestirlo”, ha chiosato Poletti, richiamando in particolare le politiche che il proprio Ministero dovrà essere in grado di elaborare, adesso anche con l’aiuto del Cgie. (AISE)