Smartphone e computer sono ‘invasi’ da 6 milioni di apps, con un aumento di 30mila nuove proposte ogni giorno, e i Garanti del mondo fanno fronte comune contro il rischio di ”’appificazione’ della società”. Riuniti nei giorni scorsi a Varsavia per la 35ma Conferenza internazionale, i rappresentanti delle autorità per la protezione dei dati e la privacy hanno approvato una Dichiarazione in cui mettono in guardia sul fatto che le applicazioni per dispositivi mobili, ”sono ormai onnipresenti. Le troviamo negli smartphone e nei tablet, sulle auto, in casa e fuori casa: sono sempre più numerosi gli oggetti che dispongono di interfacce-utente connesse ad Internet”.
”Le app facilitano e vivacizzano molte delle attività che svolgiamo giornalmente; allo stesso tempo, le app raccolgono anche una grande mole di informazioni personali. Tutto ciò – avvertono i Garanti- permette un monitoraggio digitale permanente, mentre gli utenti spesso non ne hanno consapevolezza né ne conoscono i fini ultimi”.
Era stata la newsletter dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali a dare notizia della conclusione del vertice internazionale dei Garanti. ”Spesso gli sviluppatori di app non conoscono le implicazioni associate alla loro attività in termini di privacy, né hanno familiarità con concetti quali protezione della privacy sin dalla progettazione (”privacy by design”) e protezione della privacy di default (”privacy by default”). I sistemi operativi e le piattaforme app più diffusi permettono, in realtà, di configurare alcune impostazioni relative alla privacy, ma non consentono agli utenti -osservano i Garanti nella Dichiarazione di Varsavia- di avere il pieno controllo dei propri dati personali verificando quali dati siano raccolti e per quali finalità”.
Le Autorità garanti riunite nella Conferenza ”hanno espresso l’impegno inequivocabile affinché sia garantita agli utenti una migliore interazione in termini di privacy, ed intendono rivolgersi a vari soggetti pubblici e privati per richiamarli alle funzioni ed alle responsabilità rispettive”.
E’ ”fondamentale” per i Garanti ”che gli utenti abbiano e continuino ad avere il controllo dei propri dati. Devono poter decidere quali informazioni condividere, con chi condividerle e per quali finalità. A questo scopo, devono disporre, anche all’interno delle app, di informazioni chiare e comprensibili sui dati raccolti, prima che abbia inizio la raccolta effettiva di tali dati. Gli utenti -raccomandano i Garanti- devono avere la possibilità di scegliere caso per caso se consentire l’accesso ad alcune specifiche informazioni, quali i dati sull’ubicazione o gli indirizzi in rubrica. Soprattutto, nella messa a punto delle app occorre ispirarsi al principio di minimizzazione delle sorprese: niente elementi nascosti, nessuna raccolta di informazioni effettuata in modo occulto e non verificabile”.
Gli sviluppatori di applicazioni ”devono stabilire con chiarezza quali informazioni siano necessarie per il funzionamento dell’app, e devono garantire che non siano raccolti dati personali ulteriori senza il consenso informato dell’utente. Ciò vale anche qualora uno sviluppatore ricorra a codici o plug-in forniti da terzi, ad esempio da reti di distribuzione pubblicitaria. Gli sviluppatori devono avere sempre contezza sia di ciò che offrono sia di ciò che chiedono ai propri utenti”.
Non sono solo gli sviluppatori di app a doversi fare carico di alcune responsabilità in termini di privacy. ”Ai fornitori di sistemi operativi -sottolineano i Garanti- competono specifiche responsabilità con riguardo alle rispettive piattaforme. E’ vero che ciò sta avvenendo in misura crescente, perché questi fornitori offrono la possibilità di gestire in via generale le impostazioni di privacy sui dispositivi mobili. Tuttavia, tali impostazioni non hanno una granularità sufficiente a consentire il pieno controllo dell’utente su tutti gli aspetti significativi della raccolta di dati personali”.
”Poiché i fornitori di piattaforme operative creano e gestiscono l’architettura entro cui le app sono utilizzabili, essi -viene rilevato- si trovano nella condizione ideale per garantire la protezione dei dati; sulle loro spalle pesa una particolare responsabilità nei confronti degli utenti. Da questo punto di vista, occorre incoraggiare l’impegno assunto dalle aziende del settore di rispettare certificazioni di qualità in termini di privacy o altre forme di certificazione che comprendano una verifica della loro osservanza”.
”Non vogliamo rovinare la festa agli utilizzatori di app, ma bisogna evitare -è il monito dei garanti- ogni abuso dei dati personali. Se le attività volte a promuovere migliori prassi in termini di privacy si riveleranno non sufficientemente efficaci, le Autorità saranno pronte ad applicare le norme di legge nel quadro di un impegno globale a riaffermare il pieno controllo da parte dell’utente”. (Adnkronos)