è il Presidente del Comitato italiani nel mondo e promozione del “Sistema Paese” della Camera dei Deputati italiana; laureato in sociologia economica, vive in Brasile dal 1995
Lo scorso venti luglio ero a Roma con il signor Thomas Shannon: una data e un nome che forse non diranno molto a gran parte dei nostri lettori. Invece quella data è storica e quella persona è uno dei protagonisti di questa svolta. Il 20 luglio del 2015, infatti, dopo oltre cinquant’anni riaprivano contemporaneamente a Washington e L’Avana le ambasciate cubane e statunitensi, dopo lunghi decenni di tensione e di ‘guerra fredda’ tra i due Paesi; Thomas Shannon, invece, è da diversi anni il vero articolatore della politica degli USA in America Latina, il principale consigliere del Segretario di Stato Jonhn Kerry e del Presidente Barack Obama in questo campo.Come sempre la storia dell’umanità è fatta di date e nomi, e anche questa volta una data e un nome ci aiutano a dare un senso compiuto a fatti e avvenimenti. Per il futuro dell’America Latina la svolta dei due Presidenti, Castro e Obama, è destinata ad incidere al di là delle semplici relazioni bilaterali tra i due Paesi. Una “svolta” iniziata qualche anno fa, con quella prima stretta di mano tra i due leader al funerale di Nelson Mandela; una svolta al quale ancora una volta una mano esterna ha contribuito a dare quell’impulso che, probabilmente, ha consentito oggi quello che fino a pochi anni fa sarebbe stato considerato un azzardo: mi riferisco al ruolo discreto, ma determinato e determinante, di Papa Francesco, il primo Papa “americano” e non solo “latino-americano”. In quel “somostodosamericanos” pronunciato daObama risuona lo spirito di questo Papa, che ha fatto del rapporto con il suo continente uno snodo centrale del suo pontificato. Una nuova America è possibile, quindi, grazie ad Obama e a Papa Francesco, come anche al buon senso e alla lungimiranza di un leader come Raúl Castro, che sta riuscendo a far uscire da uno storico isolamento la sua Cuba, senza perdere la dignità e l’autonomia politica del suo Paese e trasformando una crisi in una grande opportunità di crescita economica. A questa distensione l’Italia ha guardato fin dal primo istante con gli occhi attenti dell’osservatore privilegiato, di chi cioè vuole svolgere un ruolo attivo e propositivo. Il primo marzo scorso, a Montevideo, avevo personalmente incontrato per la prima volta Raúl Castro, in occasione della “posse” del Presidente uruguaiano Tabaréz Vasquez; avevo detto a Raúl che il popolo italiano guardava con simpatia e grande speranza a questo processo e che presto il nostro Ministro degli Esteri sarebbe andato a trovarlo per invitarlo a Roma. Così è stato: dopo poche settimane il Ministro Paolo Gentiloni ebbe un lungo incontro a L’Avana con il presidente cubano e qualche mese dopo il nostro Primo Ministro, Matteo Renzi, ha incontrato a Palazzo Chigi Raúl Castro. Anche questi due incontri “storici” riavvicinano l’Italia a Cuba e la rendono protagonista di questa nuova fase. Cosa ci aspettiamo per il prossimo futuro? Dagli Stati Uniti, che hanno anche tolto Cuba dalla lista ‘nera’ dei Paesi che sponsorizzano il terrorismo internazionale, ci aspettiamo l’ultimo e decisivo passo: la fine di quell’odioso ‘embargo’ che pochi risultati ha ottenuto nel corso degli anni e che è stato invece determinante per aggravare le condizioni economiche e sociali del Paese latino-americano. Ma è da Cuba che ci si aspetta forse i passi più decisi; mi riferisco adesso ai diritti civili, umani e politici. Cuba tornerà ad essere un vero riferimento per il mondo se davvero garantirà il pieno rispetto dei diritti umani, a partire da quelli politici e quindi dal rispetto che si deve alle opposizioni democratiche. Sono certo che la storia andrà in questa direzione, anche grazie alla soave opera di persuasione di Papa Bergoglio. Le Americhe non avranno più un grande dominatore, ma torneranno ad essere un grande continente, fatto di tante importantissime, per quanto diverse, storie e di tanti popoli uniti da un unico grande destino. Noi facciamo il tifo per questa nuova America.