Come è nata AdEspresso
I tre fondatori sono Armando Biondi, Carlo Forghieri e Massimo Chieruzzi. Hanno pensato e sviluppato la loro idea in Italia. Nel 2012. AdEspresso è nata come soluzione per massimizzare l’efficacia delle campagne pubblicitarie delle aziende su Facebook anche per le piccole e medie imprese. E non è un caso che arrivi dall’Italia. La patria delle Pmi, l’ossatura del tessuto produttivo italiano, il 99% delle imprese sul territorio nazionale. E’ vero, il quartier generale è ed è sempre stato in Silicon Valley. Ma AdEspresso è un’azienda profondamente italiana. E non solo per il nome. I fondatori lo sanno e lo hanno rivendicato: “Da oggi nella piattaforma di social menagement più usata al mondo batte un cuore tutto italiano”.
La crescita in Silicon Valley dove raccoglie 3,2 milioni
AdEspresso a San Francisco muove i primi passi. In 5 anni hanno raccolto 3,2 milioni di finanziamenti. I primi a crederci sono stati investitori americani, quelli di 500 startup, acceleratore di startup di San Francisco fondato da Dave McClure. I primi 500mila dollari. Ma AdEspresso ha raccolto anche altri finanziamenti, una parte di questi da una cordata di investitori italiani: Business angel che hanno finanziato l’azienda a novembre 2013 e aprile 2015. Tra di loro ci sono Andrea Rota e Paola Bonomo del network Italian Angels for Growth. “AdEspresso già nel 2012 aveva capito l’importanza di Facebook come strumento di marketing per le piccole e medie imprese”, ha detto ad AGI Bonomo, investitrice, ex Regional Director di Facebook per l’Italia. “Hanno sviluppato una tecnologia che aumenta l’efficacia delle campagne pubblicitarie, ed è stata una loro grande intuizione”.
L’exit, una delle più importanti mai fatte in Italia
Hootsuite è un colosso della digital economy canadese. Ha raccolto finora 240 milioni di dollari e ha una valutazione di circa un miliardo. L’acquisizione di AdEspresso si inserisce nel piano dell’azienda di aumentare e potenziare le visite dei post sui social media. La tendenza dei social negli ultimi anni è quella di far visualizzare prima e meglio i contenuti a pagamento, e le aziende ci investono per ottenere più visibilità sulle timeline. A TechCrunch l’ad di Hootsuite Ryan Holmes ha detto che i contenuti non a pagamento ci saranno ancora, ma “quelli pubblicizzati saranno sempre di più un fattore cruciale per le campagna pubblicitarie”. Facebook e Twitter negli ultimi 5 anni sono cambiati. “Ogni social network ha un sistema di filtraggio dei post, quindi i brand che vogliono arrivare a più persone hanno bisogno anche di post a pagamento”, ha spiegato. Si tratta dell’undicesima acquisizione fatta da Hootsuite in 7 anni. Una delle più importanti, che premia l’intuizione del 2012 dei tre imprenditori italiani. (AGI)