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Home > Stato-mafia, caccia alle prove

Stato-mafia, caccia alle prove

02 de julho de 2010 - Por Comunità Italiana

Da questa mattina sono in corso decine di perquisizioni nelle case di amici e parenti di Massimo Ciancimino. I giudici cercano i documenti per far luce sulla presunta trattativa fra servizi segreti e Cosa Nostra dopo le stragi del '92

{mosimage}Perquisizioni sono in corso da stamani in appartamenti ed edifici che fanno riferimento a Massimo Ciancimino. Il provvedimento è stato firmato dai pm della Procura di Caltanissetta ed è stato disposto nell'ambito dell'inchiesta sulla strage in cui è morto il giudice Paolo Borsellino nel luglio del 1992.

Il figlio di "don Vito" (che fu sindaco mafioso di Palermo negli anni Settanta ed è morto nel 2002) ha fatto in passato dichiarazioni ai magistrati di Palermo e Caltanissetta che facevano riferimento al coinvolgimento di appartenenti ai servizi segreti che avrebbero avuto un ruolo nella trattativa che vi sarebbe stata fra lo Stato e la mafia.

Ciancimino junior secondo i pm avrebbe però reso «dichiarazioni non sempre coerenti», in particolare su un agente dei servizi che ha chiamato con il nome di Carlo-Franco. Il figlio del defunto sindaco ha inoltre sostenuto in più occasioni di essere in possesso di documenti che avrebbero portato a identificare quest'uomo misterioso, il presunto punto di contatto prima con Vito Ciancimino e poi conil figlio Massimo.

Adesso i pm sono alla ricerca di questi atti, visto che per i magistrati il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo ha consegnato fino ad ora una «documentazione centellinata».

La procura di Caltanissetta, guidata da Sergio Lari, ha quindi disposto la perquisizione nelle case e negli uffici di 15 persone fra Palermo, Roma e Bologna, che ruotano attorno a Massimo Ciancimino, fra cui i suoi familiari. Sono decine gli uomini della Dia impegnati in queste ricerche che fino adesso hanno portato alla scoperta di interessanti documenti di cui sarebbe autore Vito Ciancinino e che fanno riferimento a politici e ad affari.

Massimo Ciancimino da quasi tre anni ha iniziato a rendere dichiarazioni ai pm di diverse procure italiane che indagano su mafia e politica e sulle stragi del 1992 e '93. Ha parlato ai magistrati degli affari del padre con i boss corleonesi, in particolare con Bernardo Provenzano e con altri politici ritenuti collusi con Cosa nostra. E' testimone in alcune inchieste avviate dalla procura di Palermo, in particiolare sulla presunta trattativa fra Stato e mafia. Le relazioni segrete di don Vito, il giovane Ciancimino le ha spiegate in un libro scritto da Francesco La Licata per Feltrinelli dove si racconta del sacco di Palermo e gli investimenti sul quartiere di Berlusconi Milano 2, vicino a Milano. Ma soprattutto il figlio delll'ex sindaco ha parlato dell'amicizia con Provenzano e della trattativa con Riina per tentare di fermare le stragi del 1992.

Lo scorso dicembre i giudici della corte d'appello di Palermo gli hanno ridotto una condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere per riciclaggio e intestazione fittizia di beni. In primo grado era stato condannato dal gup a 5 anni e 8 mesi. Il processo ruotava attorno all'intestimabile patrimonio accumulato da Vito Ciancimino negli anni in cui era sindaco di Palermo. 

Fonte: www.repubblica.it

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