Settanta anni fa l’Italia veniva liberata dal nazi-fascismo, anche grazie al Brasile…
Settanta anni fa, il 25 aprile del 1945, l’Italia festeggiava la liberazione dal nazi-fascismo e la fine delle atrocità della seconda guerra mondiale. Una commemorazione che ha anche una componente ‘brasiliana’; sì, anche se non tutti sanno (in Italia, ma forse anche in Brasile) che tra le truppe ‘alleate’ che scesero in campo a fianco dei partigiani e contro l’esercito nazi-fascista ci furono anche venticinquemila soldati brasiliani. Il Brasile fu l’unico Paese dell’America Latina a intervenire direttamente e con propri uomini nel corso del conflitto, e lo fece inviando le sue truppe proprio in Italia, lungo quella “linea gotica” che sull’Appennino centrale rappresentò per tanti mesi il vero campo di battaglia di quella storica contesa.
In occasione del settantesimo anno dell’anniversario, una co-produzione cinematografica italo-brasiliana riuscirà probabilmente a colmare quel “vuoto di memoria storica” che ingiustamente ha relegato in secondo piano una delle più belle e significative pagine della seconda guerra mondiale.
Il film è “Strada 47” ed è stato prodotto dalla casa cinematografica “Verdeoro”, che ancora una volta si cimenta nell’impresa ambiziosa, ma sicuramente vincente, di dare voce e volti a quel filo magico che da secoli ormai unisce i due popoli e le loro culture.
In Italia, come in Brasile, l’evento avrà un carattere istituzionale e politico, non soltanto culturale e commerciale. Il Comitato ufficiale per le commemorazioni dei cento anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale e dei settanta anni dalla fine della Seconda Guerra, presieduto dall’ex Presidente del Senato Franco Marini, ha voluto inserire a pieno titolo il film tra le principali iniziative patrocinate dal Governo Italiano; anche l’Associazione di Amicizia Italia-Brasile, che ho l’onore di presiedere, ha voluto offrire fin dall’inizio tutto il supporto organizzativo e istituzionale alla promozione di questo progetto. Ne siamo orgogliosi.
Quante volte, anche dalle pagine di questa rivista, abbiamo scritto e raccontato del grande contributo che gli italiani hanno dato alla storia del Brasile? Bene, questa volta si tratta di dare valore e merito al fondamentale e coraggioso contributo dato dal Brasile e dai suoi soldati alla nascita della democrazia in Italia. Anche questa pagina di storia arricchisce così la lunga e avvincente vicenda dell’amicizia italo-brasiliana; una storia fatta di amore, sudore, lavoro, sangue e tanto sacrificio. Un’epopea destinata a durare nel tempo e che non ci stancheremo mai di seguire, puntellare, accompagnare passo a passo.
“Strada 47” è un film da vedere e rivedere, non da raccontare e commentare. Sono infatti le emozioni struggenti e le immagini suggestive a fare la parte del leone; il film ha il pregio della fedele ricostruzione storica, ma anche il vantaggio della ‘fiction’, in grado di farci arrivare senza la pesantezza di un documentario un messaggio che va diretto al cuore prima che alla mente: ogni guerra è orrenda e ingiusta, che si tratti dell’Italia del 1945 o dell’Afghanistan del 2001; dietro ogni conflitto, però, ci sono sempre altre due componenti, entrambe determinanti e ineludibili: i popoli e le persone. L’Italia del 1945 era in guerra, e anche il Brasile entrò in guerra; per rivivere questa storia drammatica dobbiamo guardare negli occhi i soldati che nei rispettivi fronti si sono confrontati, come anche i ‘civili’, che anche allora furono le prime vittime innocenti della violenza, della crudeltà e della devastazione che ogni guerra porta con se. “Strada 47” riesce a produrre questo piccolo miracolo: ci presta “gli occhi” per ripercorrere insieme alle vicende dei protagonisti del film quei lunghi mesi di guerra in mezzo al freddo ed alla neve di un’Italia stremata, ma ancora in grado di sognare un nuovo inizio. A tutti i lettori di “Comunità Italiana” non consiglio soltanto la visione del film; il mio augurio è di andare a fondo di quella storia e di riscoprirne i suoi aspetti più nascosti, magari spiegando ai più giovani il perché di quel grande conflitto che settanta anni fa fece precipitare il mondo nel tunnel della barbarie e della violenza. Un tunnel sempre dietro all’angolo delle nostre strade, anche oggi. Per questo non bisogna mai dimenticare, anche grazie ad un film.